VI

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Louis detestava quell'odore

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Louis detestava quell'odore.
Lo odiava più di qualsiasi altra cosa al mondo, eppure, aveva imparato a conviverci. In un silente accordo con e contro se stesso. Lo detestava ma aveva accettato che gli si tatuasse addosso, sulle pareti dei polmoni, indelebile e indolore: inchiostro invisibile ma onnipresente.
Louis lo percepiva sempre perché quell'odore non solo era intorno a lui, nell'aria, ma anche nelle lenzuola in cui gemeva, si tendeva come un arco voluttuoso, urlava e si svuotava; era nelle lenzuola che lo nascondevano tutte le volte, come fosse un segreto senza però mai proteggerlo davvero, quei cenci bianchi e bollenti che stringeva tra le dita, che afferrava per aggrapparsi e per non scivolare a fondo.
Non era solo nell'aria che respirava quando infilava quel casco nero, che gli veniva allungato da mani che avevano imparato a conoscere ogni tormento della sua carne, prima di salire in moto.
Quell'odore oramai era dentro di lui, era parte della sua anima. Aveva accettato tutto ciò quella ormai lontana notte, di ritorno dall'Heroes, quando stanco di combattere contro se stesso aveva ceduto, tra le lenzuola pregne di quello stesso odore che non era né il suo, né quello di Harry. Lo respirava e, tutte le volte, con estrema forza d'animo, lo ricacciava nella parte più recondita della sua mente perché Louis era bravo a fingere che non ci fosse nulla che non andava, specialmente se quel muscolo bastardo, involontario, al centro del suo petto era partito in quarta lasciandolo indietro.
Rallentare faceva male, correre a perdifiato per raggiungerlo lo svuotava di tutte le energie e, a dirla tutta, lo terrorizzava. Doveva andare piano, o meglio, procedere come aveva imparato a fare dopo essere andato via di casa, col cinismo a pesare come piombo sotto alla suola delle scarpe e smettere di cercare risposte alle sue inesauribili domande.

Erano trascorsi in questo modo molti giorni, da quella notte di fine novembre, che li aveva visti stretti a letto per suggellare qualcosa di nuovo a cui nessuno dei due aveva mai sentito il bisogno di dare un nome.
Per paura, indifferenza, questo Louis non lo sapeva ma era certo di una cosa: lui, rispetto a Harry, aveva abbandonato i freni già da un bel pezzo. Quella di andarci piano e con i piedi di piombo dopo due intensi mesi insieme si era rivelata solo l'ennesima bugia che si raccontava per darsi l'illusione di non essere, di nuovo, precipitato.
Ma come poteva trattenersi dal lasciarsi andare se cadere, in quel letto, sotto, sopra al suo corpo, tra le sue braccia, nella sua mente era quanto più di sublime avesse provato nella sua vita e sulla pelle?

«È solo sesso, Louis?» gli domandò Liam, un giorno, mettendo da parte gli articoli da scontare per i saldi imminenti. Louis aveva fatto spallucce, più a se stesso che al suo collega, rivolgendosi uno sguardo stanco nello specchio del suo reparto.
È solo sesso? domandò al suo volto e la risposta la lesse nel fondo delle sue pupille strette.
«Ci stiamo frequentando, usciamo quando possiamo, ci sentiamo tutti i giorni e tutte quelle cazzate lì». Lo aveva detto con un sorriso, un semplice piegamento di labbra che non era riuscito a disegnare rughe agli angoli dei suoi occhi, un gesto che aveva mirato a sminuire, agli occhi dell'amico, quello che avevano costruito lui e Harry in quel periodo di tempo che avevano condiviso.
Il Natale era ormai passato così anche il suo compleanno che aveva festeggiato con i soliti amici, lontano dalla sua famiglia e da Harry. Il ragazzo non aveva potuto esserci per nessuna delle due occasioni perché era rimasto fuori città, da qualche parte per tutto il periodo festivo. Louis non gli aveva fatto domande - aveva scoperto che Harry, proprio come il piccolo principe, amava farle le domande ma non riceverle - e aveva indossato la sua migliore maschera di indifferenza fingendo che tutto procedesse per il meglio. Perché il loro non era un rapporto convenzionale, non c'erano vincoli, non c'era il diritto da entrambe le parti di pretendere spiegazioni o mettere paletti nella vita dell'altro. Eppure sentiva di appartenere all'altro almeno quanto quest'ultimo apparteneva a lui.

Inchiostro invisibile su pagine già scritte | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora