I

10.3K 290 69
                                    

Inchiostro invisibile su pagine già scritte alcuni di voi (che seguono da tempo su efp l'account soulmirrors) forse l'avranno già letta...
In tl su twitter oggi mi sono imbattuta in alcune foto di Harry che mi hanno fatto pensare incredibilmente a Harry di questa storia, perciò in seguito ad un giro mentale (il disagio è di casa) sono finita col convincermi a postarla qui su wattpad! A dire il vero lo avevo già fatto tempo fa, ma la cancellai subito dopo, evidentemente non ero ancora pronta a rispolverare alcuni ricordi che mi tengono legata a questa storia.
Ad ogni modo, buona lettura a chi deciderà di rileggerla e chi invece lo farà per la prima volta ♡ (nelle note finali troverete piccoli chiarimenti riguardo alla suddivisione che ho voluto dare alla storia).

Ad ogni modo, buona lettura a chi deciderà di rileggerla e chi invece lo farà per la prima volta ♡ (nelle note finali troverete piccoli chiarimenti riguardo alla suddivisione che ho voluto dare alla storia)

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

I colori del tramonto, quella sera di inizio Settembre, risultavano stinti come forse non lo erano mai stati. Sembrava che il sole morisse, letteralmente, dalla voglia di sparire all'orizzonte, lasciarsi andare e assopirsi per poi risorgere trascinando con sé gli stessi colori solo più vividi, veri, coraggiosi. Voleva morire e rinascere per poi restare, non andare più via, bagnando costantemente il tetto del mondo con le sue tonalità vive.
Nel frattempo, tuttavia, era ancora impossibile distinguere le sfumatura nel cielo sopra alla sua testa, difficile dare un nome a quel colore pallido che non sembrava essere né rosso, né arancio e neanche rosa e che rendeva le nuvole un unico ammasso indistinto, che le privava delle loro forme a stuzzicare l'immaginazione di chi di solito come lui si divertiva a vederci immagini reali in esse. Per questo e per altri motivi quella sensazione gli stringeva un nodo alla gola, impedendogli di respirare. Chiuse gli occhi, fermandosi sul primo gradino della metropolitana, lo skateboard immobile sotto ad un piede e si costrinse a rimandare giù il panico, quella specie di ansia subdola che lo perseguitava da qualche tempo, da quando era ritornato al lavoro dopo aver trascorso un mese a casa, a Doncaster.
Sei un Grifondoro, dov'è finito tutto il tuo coraggio?
La vocina nella sua testa, a cui aveva associato un paio di occhietti verdi vispi e riccioli scuri sparsi sopra al capo, non aveva smesso di prenderlo in giro neppure un istante da quando era ritornato.
Sorrise inconsapevolmente, scuotendo la testa, ormai rassegnato a se stesso e tirando su un gran respiro lo fece. Prima un gradino, poi un altro, un altro ancora, fino a che il tramonto che di lì a poco sarebbe stato un'alba, con i suoi stessi colori ma dalle sfumature diverse, non sparì del tutto lasciando di sé solo un vago ricordo.
Dissipata ogni paura, nel suo petto a correre dietro al cuore, stavolta c'era solo la speranza.

~

L'autunno era iniziato da poche settimane nel New England eppure risultava ancora impossibile capire se facesse più caldo o freddo. Si trattava della tipica stagione durante la quale il mondo viveva sotto ad uno spesso e perpetuo grigiore d'attesa poiché la natura era combattuta tra il lasciarsi andare definitivamente all'inverno o tenersi aggrappata al fantasma di un tepore che apparteneva ad un'estate ormai troppo lontana. Il cielo irradiava un clangore bianco e luminoso che pareva annunciare, con ben sei settimane di anticipo, che la neve era ormai in arrivo sebbene la temperatura altalenante suggerisse tutt'altro. E poi c'era quell'aria immobile che impastava ogni giorno rendendo la realtà un continuo ripetersi appiccicoso di eventi già vissuti, fino a percepire addosso una sensazione asfissiante di eterna agonia. Era come se tutto urlasse il proprio desiderio di vita, di un brio assente che era sparito con la fine di Halloween, la festività dal retrogusto macabro che tuttavia garantiva ogni anno un clima di vivacità anche solo grazie ai colori delle zucche, degli incarti dei dolciumi o dei costumi dei bambini. Gli anziani sembravano essersi abbastanza rassegnati al limbo autunnale, a differenza dei più giovani che non erano affatto disposti a lasciarsi avvolgere da quell'atmosfera piatta in attesa del vero e proprio inverno e delle festività natalizie. In quel clima alquanto ambiguo, tra le tante cose, sembrava difficile - in alcuni giorni addirittura impossibile - riuscire a capire come vestirsi per non patire la vulnerabilità del tempo.
Per questo, e per altri motivi, alla sola età di ventuno anni Louis Tomlinson era già piuttosto convinto che sarebbe arrivato ai trenta con gravissimi problemi all'udito e con una feroce artrosi. Ne era certo.
Ad incentivarne la convinzione, oltre all'umidità di quella cittadina che gli impregnava ogni giorno le ossa, vi era ogni qualvolta ascoltasse la sua playlist musicale, la caparbietà del cellulare nel ricordargli che "Per ridurre il rischio di danni all'udito, non ascoltate contenuti audio a volume elevato per lunghi periodi".
Era una maledizione quell'avviso perché non appena appariva nefasto sul display ampio dello smartphone il volume dimezzava di botto senza che lui movesse un solo dito. Si ritrovava a imprecare tra i denti tutte le volte perché, andiamo! Erano pur sempre problemi suoi, no? Poteva essere padrone della sua vita senza che si mettesse di mezzo pure un aggeggio inanimato a rimbeccarlo? E se avesse voluto morire prima dei trent'anni e non godere affatto di un'anzianità tranquilla e in salute?
Neppure sua madre, quando ancora viveva sotto al tetto materno con le sue seicento - forse ottocento? - sorelle era tanto pedante quando ascoltava in camera Skrillex sparato a palla. Quello sì che era preoccupante, effettivamente, poiché aveva perso il conto delle volte che era stato ammonito dai vicini; quelli non si erano mai risparmiati minacce comprendenti polizia e linciaggi vari e questo Louis lo ricordava sempre con un ghigno che solo un incosciente poteva esibire in certe situazioni. E dire che si trattava di anziani dall'apparenza docile e cordiale, dei vecchietti amorevoli che in realtà altro non erano che i figli di Satana, così come preferiva definirli. Fortuna che ormai vivesse in un appartamento ben lontano dal quartiere e dalla città in cui era cresciuto, finalmente libero di essere se stesso sotto parecchi punti di vista. L'unica cosa che forse gli mancava della sua vecchia vita da adolescente era il clima per niente volubile della città natale e il fatto che sua madre o Lottie, la sorella più grande, sapessero sempre consigliargli il modo adeguato di vestirsi per non patire fuori casa né il caldo né il freddo. Era totalmente incapace nello scegliere gli abiti adatti alla stagione corrente e non era affatto un caso, quindi, se quel mattino uggioso e freddo di inizio novembre si era ritrovato incastrato nella folla che tutti i giorni popolava la metropolitana con solo addosso una t-shirt verde cosparsa di strani disegnini raccapriccianti e un paio di jeans stretti e strappati. Tuttavia non sembrava risentire del gelo di quel giorno o almeno era bravo a non darlo a vedere vista l'aria annoiata sul suo volto e la strafottenza che dimostrava in ogni cosa facesse. Con una caramella enorme alla frutta a roteare tra i denti bianchi, a tintinnare ogni volta che andava a collidere contro Il piercing metallico che portava alla lingua, avanzava nella folla senza risparmiarsi spallate e, perché no, insulti a questo o a quell'altro individuo che gli riservava occhiatacce per come andava vestito.
Il braccio destro tatuato a risaltare quell'aspetto da cattivo ragazzo che non sembrava accorgersi di avere, così come le occhiaie scure quasi sempre pronunciate dovute alla sua scarsa propensione al sonno di quell'ultimo periodo e degli occhiali dalla montatura nera un po' nerd in contraddizione col suo aspetto. Non si poteva dire, comunque, che quella fosse la sua giornata poiché avrebbe preferito davvero morire a letto, ma aveva un lavoro da svolgere e i soldi di certo non si guadagnavano dormendo all day all night. Lui lo sapeva bene. Così, dopo l'ennesimo sbuffo, si sistemò il beanie bordeaux sopra alla testa e con un gesto - che visto dall'esterno sarebbe potuto sembrare alquanto nevrotico - strinse sotto al braccio lo skateboard con cui non usciva mai senza. Il cielo che lo accolse dopo essere risalito in superficie dalle viscere della terra, amava il background urbano, si presentava piuttosto grigio e non era difficile leggervi nei nuvoloni scuri che lo addensavano minacce di temporali imminenti. Si fermò il tempo di sistemarsi gli auricolari a fondo nelle orecchie, incastrandoli quasi come chiodi, e con indifferenza prestò un'occhiata al suo orologio da polso. Le nove e dieci minuti esatti. Era in terribile ritardo, ora che ci pensava, e se anche quel giorno si fosse presentato ad un orario improbabile al lavoro, Alberto non avrebbe di certo desistito dallo sbatterlo fuori.
Perciò, dopo essersi sistemato i jeans che risalirono appena su per le cosce scoprendogli le caviglie, lasciò andare sull'asfalto umidiccio lo skate tenuto sotto braccio fino a quel momento e con un agile saltello lo montò, dando il via alla sua corsa contro il tempo. Con lo zainetto premuto sulla schiena, era più che altro un'abitudine portarselo dietro, e la gomma delle scarpe consumate ad aderire alternativamente sull'asfalto, si spinse sino a quella che tutti chiamavano "la discesa del dolore".
Quel nome non era di certo solo un nome.
Si trattava di un pezzo di strada che cadeva in maniera spericolatamente perpendicolare, come un dirupo, e che conduceva dritto al centro della città. Una scorciatoia, in poche parole, che tutti evitavano perché era stata protagonista di non pochi incidenti stradali negli ultimi tre anni. Era come maledetta, a dirla tutta, perché anche se la si affrontava a piedi, senza alcun mezzo munito di ruote, non vi era alcun modo di non ruzzolare almeno una volta nei propri passi.
«Fai attenzione su quella diavoleria!» gli urlò contro un anziano uomo dall'aria snob, tutta concentrata nel folto paio di baffi che gli copriva quasi integralmente la bocca quando per un soffio era riuscito a non investirlo. Louis si limitò ad alzare un sopracciglio e rendendosi conto di aver superato l'uomo di una buona manciata di metri tutto ciò che fece fu alzare ulteriormente l'audio al suo cellulare cosicché la musica annullasse completamente la realtà circostante. Poi fu un attimo e merda, pensò. «Merda» ripeté, questa volta ad alta voce per non aver prestato attenzione al fatto che fosse ormai in cima alla discesa. Quel dannato vecchio lo aveva distratto e, merda, non si era preparato psicologicamente alla caduta libera come invece faceva tutte le volte prima di sfidare quel tratto di strada. Tuttavia, stupendo se stesso e la sua convinzione che nulla sarebbe andato nel verso giusto quel giorno, riuscì a sbucciarsi solo un ginocchio che andò a sbattere contro ad uno dei tanti pali della luce che costeggiavano la strada. Il vento che sfidò durante l'imprudente discesa non riuscì a strappargli di dosso quell'alone di nervosismo con il quale si era svegliato, ma seppe quantomeno ripulirlo dalla sonnolenza che ogni mattina tendeva ad abbandonarlo con maggior lentezza. Non appena fu arrivato davanti al posto di lavoro, dopo aver inchiodato all'asfalto lo skateboard con un sinistro cigolio di legno, una smorfia di disgusto gli apparve sul volto mentre si ritrovava a fissare l'enorme cartellone pubblicitario che occupava quasi l'intera facciata dell'edificio adiacente. Ci mise un po' a capire che il soggetto della pubblicità fosse un libro. Concedere allo sguardo di perlustrare attentamente quella superficie fu come immergersi in un'accozzaglia di colori pastello, qualcosa di terribilmente rosa, azzurro e... lilla? L'immagine di un tramonto, una donna di spalle con i suoi capelli scuri al vento e lettere giganti a formare un titolo che seppe strappargli un'altra smorfia.

Inchiostro invisibile su pagine già scritte | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora