III

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L'appartamento di Louis, che condivideva con Niall, non era mai stato granché spazioso ma quella sera, così come tutte le volte che al suo coinquilino veniva voglia di invitare mezza città ai suoi festini, sembrava essere poco più di un buco tanto...

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L'appartamento di Louis, che condivideva con Niall, non era mai stato granché spazioso ma quella sera, così come tutte le volte che al suo coinquilino veniva voglia di invitare mezza città ai suoi festini, sembrava essere poco più di un buco tanto era impossibile spostarsi senza urtare questa o quell'altra persona. L'ingresso che fungeva anche da salotto era gremito di gente stipata in ogni angolo. Sul divano c'erano circa quindici persone, senza alcuna esagerazione, tra quelli seduti in braccio ad altri e quelli invece che se ne stavano in precario equilibrio sullo schienale o i braccioli. La cucina era praticamente inaccessibile, poiché essendo stata adibita ad angolo rifornimento - c'era alcool di ogni tipo, roba che solo annusarne l'odore ci si ubriacava - pullulava di avventori. Il bagno era costantemente occupato e le uniche due stanze libere erano camera sua e quella del biondo, visto che entrambi avevano pensato bene di chiuderle a chiave prima che iniziasse quell'inferno. Nell'aria l'odore acre di fumo, sebbene Louis avesse esplicitamente chiesto a chiunque di uscire in terrazza per fumare, rendeva l'atmosfera grigia e sfocata come un paesaggio metropolitano inquinato dallo smog di milioni di vetture. Louis fumava eppure detestava farlo in casa perché l'odore si incollava alle pareti e per andar via ci volevano giorni interi. Per quello, e per altre infinità di ragioni, avrebbe riversato la sua frustrazione su Niall nei giorni successivi.
L'unico lato positivo di tutta quella faccenda, era che magari sarebbe riuscito ad incontrare di nuovo Harry. Ebbene sì, per quanto si sforzasse di negarlo, Louis doveva riconoscere almeno a se stesso che quel ragazzo lo aveva stregato. Gli era bastato trascorrere una serata in sua compagnia, scambiarci poche parole per aggiungere all'attrazione fisica anche quella mentale. Harry aveva una personalità ricca di sfaccettature, Louis era il tipo di persona che riusciva a carpire subito quanto qualcuno potesse essere in grado di coinvolgerlo e con lo strambo - perché quel ragazzo per lui rimaneva tale - ci aveva visto lungo. Quando ebbe colmato di alcool un bicchiere di plastica, allungò il collo per intercettare colei a cui avrebbe dovuto darlo. Sophia, la ragazza di Liam, in momentanea assenza del suo amato gli aveva chiesto gentilmente di portarle qualcosa da bere perché «la sola idea di entrare in cucina mi fa venire un attacco di claustrofobia!»
Nel ritornare in salotto si scontrò con Josh, l'addetto alla musica nonché migliore amico da una vita di Niall. Quei due sembravano così affiatati e fatti l'uno per l'altro che Louis più di una volta si era ritrovato a pensare che nascondessero qualcosa di più di un'amicizia. Idea che puntualmente veniva dissipata via dal fatto che Niall stravedeva per Eleanor e per quanto gli piacesse atteggiarsi a mandrillo, non avrebbe mai potuto tradirla.
«Ecco a te» disse avvicinandosi a Sophia, affiancata da Eleanor. La ragazza lo ringraziò con un sorriso. La ragazza di Niall invece gli sorrise in maniera maliziosa, ora che anche lei sapeva di Harry e di tutta la storia del diario, come il suo ragazzo non perdeva occasione per burlarlo affettuosamente.
«Ti stanno bene i jeans chiari, ti fanno un bel culo Lou» disse la ragazza, annuendo convinta. Anche Sophia sembrava della stessa opinione. In fin dei conti non metteva quei jeans da tantissimo tempo, sotto aveva le solite Converse verde ottanio e una t-shirt nera con sopra la stampa di galassie e costellazioni. Louis ringraziò Eleanor per il complimento voltandosi e sculettando in sua direzione, prima che quella facesse la fatidica domanda...
«Ti ha detto se verrà?»
Il viso di Louis si accartocciò in una smorfia. Bella domanda, non ne aveva proprio idea.
«No, non mi ha confermato niente e vista l'ora» erano da poco le undici di sera, «non penso verrà».
Purtroppo lo pensava davvero. L'appuntamento era per le nove, e con due ore abbondanti di ritardo era piuttosto sicuro non fosse riuscito a liberarsi dei suoi impegni. Pazienza, non aveva alcuna intenzione di lasciarsi demoralizzare dalla sua assenza. Aveva già adocchiato il cugino di Eleanor, a dire il vero, un ragazzo alto con i capelli ambrati e gli occhi nocciola che più di una volta lo aveva colto a fissarlo. Louis ci sapeva fare, quando voleva, ed era piuttosto sicuro sarebbe riuscito a farlo restare da lui per quella notte. Stava giusto parlando, o meglio, flirtando con suddetto ragazzo quando una risata dal suono conosciuto giunse dritto ai suoi timpani. Erano da poco passate le undici e mezzo, la musica non era giunta ancora ad un volume eccessivo, e chiacchierare era piacevole. Louis se ne stava appoggiato allo stipite della porta del salotto, il ragazzo il cui nome era Greg, invece, era di fronte a lui. Stava rispondendo ad una domanda dell'altro, qualcosa riguardo ai suoi film horror preferiti, quando quella stessa risata tornò di nuovo, con più intensità di prima. Voltare il capo fu spontaneo, gli occhi saettarono in ogni angolo della stanza; vi era un esplosione di fantasie e colori, tanti punti colorati che non permettevano allo sguardo di concentrarsi bene, sensazione egregiamente acuita dell'alcool ingollato fino a quel momento. Una mano gli si posò su di una spalla, in quel preciso istante, Louis non poté evitarsi di sobbalzare.
«Amico sei troppo teso» disse Liam con un sorriso. Louis avrebbe voluto ucciderlo. Era calmissimo, non era affatto teso. Perché Liam pensava una cosa del genere?
«Non sono teso» affermò, gli occhi lucidi e arrossati per via dell'erba fumata fino a poco prima, a dargli l'aspetto di uno che non poteva pretendere di essere preso sul serio. Lucidità, questa sconosciuta!
«Certo, come vuoi» lo assecondò Liam. Il ragazzo si abbassò per parlargli all'orecchio, evidentemente non voleva che l'altro tipo ascoltasse e «Hai visto chi c'è?» domandò. Louis aggrottò la fronte.
«Chi?»
Liam a quel punto sbuffò una risata. «Sul divano, incastrato tra Niall e Sophia».
Quando lo sguardo volse nella direzione indicata dal suo amico, lo stomaco gli si capovolse come se avesse appena effettuato il giro della morte sulle montagne russe. Sgranò gli occhi e si voltò di scatto, sentendo quasi il collo scricchiolare.
«Liam, cosa...» farfugliò. Il ragazzo annuì. «L'ho riconosciuto perché appena Niall lo ha fatto entrare lui si è presentato come un tuo amico» spiegò Liam. «È qui da poco comunque».
«E perché nessuno mi ha detto niente?!» quasi ringhiò di insofferenza, il sudore a depositarsi sulla nuca. Aveva così caldo ed era... nervoso.
Non sapeva più che cosa fare, se fare finta di non essersi accorto della sua presenza o andare lì e liberarlo dalle grinfie di Niall (temeva che il suo coinquilino potesse dire cose imbarazzanti sul suo conto, ne era capace d'altronde).
Con un vago gesto del capo e una frase sconclusionata si congedò da Greg, il ragazzo era ancora lì con il suo drink alla mano, incapace di capire che cosa stesse succedendo, di cosa stessero parlando lui e Liam.
«Liam» pronunciò con enfasi il nome del suo amico trascinandolo verso la cucina, il più lontano possibile dal salotto. «Non so che cosa fare».
«Lo vedo, Lou» l'altro rise. «Credo che se ti dessi una mossa per andare a salutarlo sarebbe già un gran bel passo avanti, non trovi?»
Louis lo odiava quando faceva sembrare tutto così semplice. E magari quella situazione lo era davvero, semplice, ma con il panico ad intorpidirgli i muscoli gli risultava pressoché impossibile muoversi. Pensò anche che il suo sentirsi tanto agitato non era propriamente sinonimo di indifferenza, nel senso, se Harry fosse stato uno qualunque probabilmente non si sarebbe fatto alcun problema a correre lì a salutarlo, farsi vedere da lui in quello stato... Si sentiva un rottame, a partire dalle occhiaie scure ad arrivare al fatto che si era convinto di non essere per niente presentabile in quelle condizioni.
«Liam mi trovi carino?» domandò con ubriaca sincerità e per questo Liam parve intenerirsi. Gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ulteriormente e gli si fece più vicino.
«Tu sei sempre carino, e stasera lo sei particolarmente».
A quelle parole Louis fece una smorfia scettica poi rubò il bicchiere dalla mano dell'amico e in un solo fiato lo mandò giù. Sperava di sentirsi spronato almeno dell'alcool. Il punto però era che non si sentiva affatto ubriaco, almeno non al punto da riuscire ad agire in maniera totalmente disinibita; per questa ragione si ritrovò ad avanzare verso il divano dilaniandosi letteralmente un labbro che prese a sanguinare addirittura, quel vizio prima o poi lo avrebbe ucciso per emorragia.

Inchiostro invisibile su pagine già scritte | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora