Dialoghi

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Oralità per iscritto
di __GameOfShadows__

Indipendentemente da quello che scriviamo, che sia una fanfiction, un romanzo, un fumetto o un'opera teatrale, sappiamo per certo che una delle componenti più importanti è, per assurdo, quella che normalmente è orale: i dialoghi.

E se per le descrizioni esistono tecniche e modalità da seguire affinché siano incisive, per i dialoghi è un po' diverso, dato che sembrano avere tutti le stesse regole di evoluzione.

Ma è proprio qui che ci sbagliamo, miei giovani amici, perché nonostante i dialoghi sembrino, a grandi linee, tutti uguali ("aperte virgolette, testo, chiuse virgolette"), questo non vuol dire che si possa prendere ogni parola detta e trascriverla senza apportare delle corrette modifiche, né che i dialoghi siano proprio tutti uguali e scritti nello stesso modo: anche loro hanno delle proprie regole, dei trucchi e delle tecniche affinché siano il più efficaci ed armonici possibile.

Prima di iniziare con la nostra analisi, però... cos'è un dialogo?

Il dialogo è un discorso tra due o più persone (o personaggi, nel nostro caso), in cui gli stessi si ritrovano ad esprimere emozioni, condividere idee o scambiarsi informazioni. Non ce ne accorgiamo neppure, ma è una delle componenti maggiori della nostra quotidianità: è il modo migliore e il più immediato per comunicare con gli altri, dir loro come ci sentiamo e quel che pensiamo.

E proprio perché è tanto utilizzato, tanto "scontato", spesso non gli è riservata la giusta attenzione, nonostante sia fondamentale per qualsiasi storia, soprattutto nelle fanfiction, in quanto esse si ispirano molte volte a una serie tv, un film, o un fumetto, dove i dialoghi sono, con l'aiuto di immagini dirette, il modo più immediato a disposizione dei personaggi per poter esprimere sé stessi.

Sappiamo, infatti, che c'è un abissale differenza tra il dialogo di un libro e quello di un film, tanto che, quando si fa una trasposizione dal primo al secondo, sono necessarie delle modifiche importanti che, però, non devono andare ad intaccare il senso del racconto.

Il primo esempio che mi viene in mente è quello utilizzato nella serie tv "Chiamatemi Anna", tratto dal famosissimo libro "Anna dai capelli rossi": in un passaggio del romanzo, Marilla rammenta un episodio della sua infanzia che la accomuna alla giovane protagonista, ma nella serie tv lo stesso episodio viene raccontato da Matthew proprio perché non era possibile per lo spettatore poter sentire i pensieri di Marilla.

Ma come si fa, allora, a trascrivere in un'opera scritta un dialogo preso da un'immagine televisiva/cinematografica/fumettistica? Come si scrive un buon dialogo pur rimanendo fedeli alle da noi tanto amate opere originali?

Partiamo dal principio: esiste una varietà infinita di modi per scrivere un dialogo; tutto dipende dal contesto che vi gira attorno e su quali emozioni o sensazioni abbiamo intenzione di trasmettere attraverso di esso. E, strano ma vero, ci sono tantissimi modi per rendere un dialogo qualsiasi efficace sotto questo punto di vista.

Quindi, prima di addentrarci sul serio in questo mondo estremamente fitto, dobbiamo chiederci: "Come dovrebbe essere un buon dialogo?"

Realistico. Molto semplicemente. E come facciamo diventare un dialogo realistico? Rendendolo scorrevole, ovvero proprio come una conversazione normale. Eh, già, il trucco è tutto lì.

Il che, però, non vuol dire gettare sul foglio battute una dietro l'altra, o si rischia di scrivere uno script. Che va bene, per carità, soprattutto quando ci si approccia alla scrittura per la prima volta: è diretto, semplice, molto scorrevole e, a mio avviso, ottimo se si è alle primissime armi (o si è comunque molto giovani), in quanto permette di sviluppare una storia e la psicologia dei personaggi attraverso dei monologhi o delle descrizioni delle scene. Io stessa, quando ero ancora una pargoletta, scrissi la mia primissima storia originale (che, tra l'altro, era proprio una fanfiction su un programma televisivo che seguivo tantissimo da piccola), nella modalità dello script: l'importante è migliorarsi e passare a livelli sempre più difficili.

E poi, chi dice che uno script non possa trasmettere emozioni? Ci sono tantissimi copioni di opere teatrali o musical, come Shakespeare o "Dear Evan Hansen", dove i personaggi esprimono sé stessi solo attraverso quello che dicono, con effetti spesso davvero emozionanti.

Molte volte, si preferisce il discorso diretto a quello indiretto, che viene solitamente utilizzato per i dialoghi ambientati nel passato (in una storia magari scritta al presente) e raccontato attraverso una sorta di flusso di coscienza continuo o un ricordo. Il discorso diretto, infatti, aiuta la scorrevolezza delle parole e, quindi, al realismo delle stesse: più un dialogo è realistico, più sembrerà "recitato" dai vostri personaggi (e ciò vi aiuterà di certo a meglio inserirvi e comprendere la natura e il modo di pensare del personaggio).

Per quanto riguarda il come scrivere un buon dialogo, ho fondamentalmente due consigli.

Il primo è domandarsi qual è il tono che esso, secondo la situazione, dovrebbe avere (arrabbiato o rilassato? Scherzoso e amichevole o formale e distaccato?), perché ci aiuterà anche nella descrizione della voce, i gesti, gli sguardi eccetera. Inserire, di tanto in tanto, le emozioni e le movenze dei personaggi impegnati a parlare permetterà, infatti, al lettore di meglio inserirsi nell'ambientazione, di vedere con i propri occhi quel che accade, ascoltare le voci e ciò che trasmettono.

Il secondo è recitarlo ad alta voce ancor prima di scriverlo. Createvi una breve scaletta con i punti che vorreste affrontare, mettete un po' di musica di sottofondo che possa ispirarvi e il gioco è fatto: posso assicurarvi che le parole verranno da sé. Provate anche a registrarvi, facendo magari più di una prova, così che possiate avere una visione più chiara del tono di voce, dei sentimenti e su cosa dovrete lavorare di più.

Cercate di non renderlo troppo insistente, neppure quando si tratta di un botta e risposta. È necessario, ogni tanto, fermarsi a descrivere i pensieri di chi parla, per esempio le difficoltà durante un dibattito o le consapevolezze prese dai personaggi tramite una parola (loro o della loro controparte).

Pensate sempre a cosa direbbe il vostro personaggio preferito, a come parlerebbe, il suo tono e i suoi gesti. Immergetevi nella loro personalità e trascrivete le parole che sarebbero le loro: sembra una faticaccia, ma vi assicuro che è anche molto divertente!

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E voi, come ve la cavate con i dialoghi? Qual è il dialogo che, leggendo, vi è rimasto nel cuore?

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