Capitolo 13

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Regina aveva aperto gli occhi un paio d'ore dopo e nel dormiveglia si era accorta del cellulare ancora sotto alla propria testa. Con un piccolo mugugno assonnato ed un sorriso aveva preso il dispositivo e l'aveva appoggiato sul comodino, prima di voltarsi dall'altra parte e tornare a dormire serena come una bimba.

Sta sognando, se ne rende conto. Sa di non essere veramente lì – lì dove, comunque? - ma allo stesso tempo le pare di sentire un venticello fresco sulla pelle. Di fronte a lei c'è Emma, le dà le spalle, ma la riconoscerebbe ovunque. Si sporge, posandole la mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, e la bionda si volta verso di lei; appena i loro sguardi si incontrano, il volto della studentessa sembra illuminarsi ed un sorriso splendente si fa strada sulle sue labbra. Chiudono le distanze.

"Ti amo."

Chi l'ha detto? Le loro labbra adesso sono unite, come se non ci fosse cosa più naturale al mondo. E lentamente, tutto sfuma.

Regina aprì lentamente gli occhi, non del tutto lucida, e si allungò a spegnere la sveglia, prima di affondare nuovamente la faccia nel cuscino per qualche secondo.

Aveva il vago ricordo di un sogno che riguardava Emma, ma non riusciva ad afferrarlo totalmente. Alzandosi, si passò sovrappensiero le dita sulle labbra, rendendosi conto della leggera sensazione che quello che doveva essere stato un bacio onirico le aveva lasciato. Si alzò senza fretta ed andò in bagno a cambiarsi, ancora assonnata.

Era di fronte allo specchio, intenta a lavarsi i denti, quando aveva sgranato gli occhi.

"Ti amo."

Ecco cosa aveva sognato. Ma chi l'aveva detto a chi? Era stata lei? O era stata la Emma del sogno? Aggrottò le sopracciglia. Lentamente, i ricordi di quel breve ma dolce sogno le tornarono alla mente e non poté fare a meno di sorridere per la tenerezza di quella scena.

Finì di prepararsi, indossando una tuta per stare comoda, e decise di mandare un messaggio ad Emma.

Scusa, ieri sera sono crollata, ma mi ha fatto piacere sentirti.

Notò solo allora il livello di carica del cellulare e lo attaccò alla corrente, andando a prepararsi la colazione.

Mentre il caffè si scaldava, la donna si appoggiò al ripiano con un piccolo sorriso. Da che era arrivata in quella scuola – da che aveva conosciuto Emma – le cose erano cambiate davvero tanto per lei; era passata solo una settimana, eppure si sentiva rinata. Bionda a parte, il nuovo ambiente era accogliente e piacevole ed aveva la sensazione che sarebbe andata d'accordo con i propri colleghi; e poi c'era lei, Emma. Non si era mai affezionata a qualcuno così tanto così in fretta, e da un lato si chiedeva come si sarebbero potute sviluppare le cose, eppure non riusciva più a preoccuparsi.

Bevve con calma il caffè, lavò la tazza e tornò in camera a prendere il cellulare.

Non ti preoccupare, è stato carinissimo sentirti mugugnare.

Regina ridacchiò tra sé.

Ma davvero? Comunque sono stupita, non ti facevo così mattiniera, specialmente di domenica.

Non lo sono infatti. Sono ancora a letto, mi ha svegliata Ruby per vendicare la sconfitta subita a Tekken ieri sera.

La professoressa accese il computer, decisa a lavorare un po', mentre nella sua mente si affacciava l'immagine di una testa bionda arruffata e di un paio di occhi cristallini pieni di sonno.

Una reazione molto sportiva. Peccato comunque, ti avrei offerto volentieri il caffè.

Sappi che se è un invito potrei alzarmi anche subito.

La Nuova SupplenteWhere stories live. Discover now