Capitolo 5

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Entrando in classe il mattino seguente, Regina incrociò subito lo sguardo di Emma, che le diresse un piccolo sorriso.

«Buongiorno ragazzi. Avrò bisogno di fare l'appello ancora per un paio di giorni, ma dovrei riuscire a memorizzare i vostri nomi entro breve.»

«Se vuole glieli insegno io.» Giunse la voce impertinente della bionda.

«Molto gentile miss Swan, ma sono una che impara in fretta, non avrò bisogno di lezioni.» Regina inarcò il sopracciglio, divertita, e cominciò a chiamare ad uno ad uno gli alunni della classe, riconoscendone la maggior parte. L'ultimo nome, come sempre, fu quello di Emma.

«Di me si ricorda?» la punzecchiò la bionda, appoggiandosi al banco.

«Come potrei dimenticarla, miss Swan?» Fu la pronta risposta. «Si sente praticamente solo la sua voce.» La ragazza sorrise divertita e non commentò oltre. «Bene, oggi parleremo del passaggio dall'età regia a quella repubblicana. Qualcuno conosce l'argomento?»

«Tarquinio il Superbo fu un idiota, in sostanza.»

«Come ho potuto anche solo supporre che qualcun altro avrebbe risposto?» ridacchiò. «Si spieghi meglio, miss Swan.»

«Ho un senso di deja-vu. Vorrò un altro premio.» Regina le lanciò un'occhiata. «Tarquinio il Superbo fu l'ultimo leggendario re di Roma. Pur sapendo che tra la plebe girava il malcontento nei confronti della monarchia, il genio – se seguiamo la leggenda – diede una scusa perfetta per cacciarlo a calci. Insomma, la scusa la diede il figlio molestando Lucretia, ma ad ogni modo... la famiglia di geni fu cacciata nel 509 a.C.»

«Tarquinio il superbo fu tutto sommato un buon re, non fu esattamente colpa sua.» Ribatté Regina, curiosa di vedere se Emma l'avrebbe seguita in una discussione.

«No, non lo fu. Fu un tiranno, prese e detenne il potere con la forza.»

«Ma fu un buon comandante, sotto il suo regno Roma si espanse nel Latium vetus, ed a lui sono attribuite la Cloaca Massima ed il Tempio di Giove Ottimo Massimo.»

«Anche questo è vero... Ma è ugualmente stato cacciato, ciò significa che la popolazione non sopportava più i suoi soprusi.»

Regina annuì, soddisfatta. «Ottime conoscenze, miss Swan.»

«Mi sono meritata il mio premio?» Sogghignò la ragazza.

«Può darsi.» Rispose la mora, scrivendo sul registro. Alzò lo sguardo dopo qualche secondo. «Qualcuno sarebbe così gentile da trascrivere uno schema alla lavagna?»

Una ragazza alzò la mano e si avvicinò, cominciando a trascrivere da un foglio che le porse la sostituta.

«Prof, preferisco quando è lei a scrivere alla lavagna.» Ghignò Emma, lo sguardo fisso sulla donna seduta dietro alla cattedra. Oh, quella cattedra.

«Perché mai?» Chiese lei, perplessa.

«Bella vista?»

«Occhio miss Swan.» La sua voce calò di un'ottava, mandando un brivido lungo la schiena della bionda. «Non vorrà farsi punire di nuovo?»

«Oh, non sia mai...» Il suo ghigno si allargò. Regina le lanciò un'ultima occhiata e si voltò a guardare la lavagna.

L'ora passò fin troppo velocemente per Emma. Avrebbe voluto avere più tempo, ma la campanella fu inclemente.

«Tu vai avanti, ti raggiungo fuori.»

«Mi devi una cicca, non tardare.» Ruby le sorrise e si alzò, mentre tutti andavano via per l'intervallo, lasciando Emma da sola nell'aula. Lei si avvicinò alla cattedra, un sorrisetto sulle labbra.

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