Capitolo 10

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Regina non era mai stata il tipo da farsi troppi problemi quando voleva intensamente qualcosa: con il tempo era diventata più riflessiva, si era addestrata a pianificare con attenzione la propria vita di modo da perseguire con efficienza i propri obiettivi ed ottenere ciò che desiderava. E ciò che desiderava in quel momento era Emma.
Per questo si era chiesta, mentre si vestiva, cosa l'avesse spinta, la sera prima, a farsi tante domande sul proprio rapporto con la ragazza. Certo, non era etico - e chi meglio di lei lo sapeva, dopo tutto? - ma non stavano facendo del male a nessuno. E più di tutto il resto, si chiese cosa diamine l'avesse spinta a domandare alla bionda "cosa siamo?". Si guardò nello specchio, dandosi della sciocca, e sospirò. Non voleva ancora ammetterlo a se stessa, ma Emma era più importante di quanto lei non volesse accettare; per questo si stava facendo così tante domande - e per questo non riusciva ad ammetterlo: aveva paura che sarebbe finita male, e non era sicura di riuscire a sopportarlo, qualora si fosse convinta di essersi veramente innamorata della bionda. Per questo lo negava a se stessa - le piaceva, quello era ovvio, ma innamorata? Oh, no, assolutamente no.
Finì di vestirsi, pettinarsi e truccarsi prima di scendere le scale, in tempo per sentire il campanello. Si diresse verso la porta ed aprì, lasciando entrare Emma.
«Sono pronta.» Sorrise lei, lo zaino che pendeva da una spalla. Regina si infilò velocemente le scarpe e prese la borsa.
«Bene, andiamo.» Uscirono insieme di casa, e la donna si chiuse la porta alle spalle.
«Sai, stavo pensando...» cominciò la bionda mentre entravano in macchina. «È ancora valida l'offerta di tornare dopo?»
«Certo.»
«Hm. E ti piace il sushi?»
La mora si voltò confusa. «Prego?»
«Il sushi. Ti piace?»
«Non l'ho mai provato.» Rispose lei, mettendo in moto la macchina e controllando gli specchietti.
«Allora che ne diresti di provarlo oggi a pranzo con me?»
Regina sorrise divertita. «Stai già chiedendo un secondo appuntamento?»
Emma sperò di non essere arrossita. «Sì, beh, perché perdere tempo?»
«Bella risposta.» ridacchiò la professoressa. «Non vedo perché no.» le lanciò un'occhiata di finta minaccia. «Ma sappia, miss Swan, che se muoio per avvelenamento da cibo tornerò ad infestare i suoi incubi.»
«È una minaccia o una promessa?» Ghignò la bionda in risposta, e non le sfuggì la curva appena accennata sulle labbra rosse della mora.
«Una minaccia.» Rispose lei, ma Emma poteva sentire il sorriso nella sua voce. Quel tono così leggero e giocoso le fece battere forte il cuore, e non poté fare a meno di sorridere a sua volta.
«Hm-m.» Certo, si stuzzicavano dal primo giorno, ed era la normalità per loro, ma - Emma pensò - non l'avevano mai fatto in modo così innocente e quasi dolce. Non che le dispiacesse la malizia, l'amava, ma questo? Questo la faceva sentire bene dentro.
«Emma?» La bionda realizzò di essersi persa nei propri pensieri solo quando Regina la chiamò. «Tutto a posto?»
«Sì, scusami.» le offrì un sorriso rassicurante, sistemando la cintura che le stava tagliando il seno. «Stavo pensando.»
Regina entrò nel cortile della scuola e si parcheggiò non lontano dall'entrata, prima di voltarsi verso la bionda. «Bei pensieri?»
«Splendidi.» rispose lei, una serenità che non sentiva mai se non assieme alla donna nella voce. Lei le lanciò un'occhiata contenta, e la ragazza notò una serie di emozioni in quei profondi occhi castani il cui sguardo scivolò lungo i suoi lineamenti prima di fissarsi nel suo; Emma cercò di decifrarli, e pensò di scorgere del dubbio, forse una punta di malizia, ma certamente un affetto che non aveva mai visto rivolto verso di sé. «Che c'è?»
La mora si morse il labbro, pensandoci un attimo prima di dare voce ai propri pensieri. «Sinceramente sto resistendo alla tentazione di baciarti, ed unicamente perché qui è decisamente troppo rischioso.» Rispose. Non pensava che avrebbe mai detto una cosa così sdolcinata, ma in fin dei conti non si aspettava niente di cui che era successo fino ad allora, ed il sorriso felice che vide allargarsi sulle labbra chiare della ragazza le fece capire che non le dispiaceva affatto.
«Se provi a resistere anche dopo ti terrò il muso a vita.» Ribatté lei dopo qualche secondo, quando fu certa che la sua voce non avrebbe tremato - perché per un attimo era stata sicura che l'avrebbe fatto, tanto sentiva il cuore leggero.
«Oh, non rischierei mai.» Le due scesero dalla macchina, avviandosi verso l'ingresso. «Che materie hai oggi?»
«Materie piacevoli. Meccanica, biologia, filosofia ed anatomia.» Sembrò mettere una particolare enfasi sull'ultima parola, e le due si scambiarono un'occhiata senza dire niente.
Una volta entrate, si separarono con un "buona giornata"; Regina si diresse verso la sala insegnanti, Emma verso gli armadietti. Cambiò alcuni quaderni, armeggiando con calma, e quando chiuse lo sportello del proprio armadietto si ritrovò davanti un sorriso sornione ed un paio di occhi curiosi. Sobbalzò sorpresa e scoccò un'occhiataccia a Ruby.
«Allora?»
«Buongiorno anche a te, Rossa.»
«Buongiorno bella bionda. Racconta.»
Emma ridacchiò e le fece cenno di seguirla verso l'aula di meccanica. «È andata benissimo.» Non riuscì a non sorridere. «Abbiamo parlato di tante cose e-» si bloccò un attimo, pensierosa. «Ok, te lo dico, ma non devi dirlo a n-»
«A nessuno, lo so, va' avanti!»
La bionda sospirò divertita. «Mi ha invitata a casa sua. Ho dormito da lei.» Ammise, il tono felice.
«Cosa?!» La ragazza esclamò, incapace di trattenersi, lanciandole un'occhiata di scuse quando la bionda le fece segno di abbassare il volume. «Ok, ok, ma cosa avete fatto?» Le offrì un sorrisetto, punzecchiandole con insistenza il braccio col gomito.
«C'è un luogo e un momento per ogni cosa, ma non ora.»
«Idiota. Dopo vieni da me?»
«Veramente...»
«Non ci credo. Mi tradisci con lei, adesso?»
«La porto a mangiare sushi, non l'ha mai provato.» Si finse disperata, in cerca del suo perdono.
«Allora è grave. Sei scusata.» Rispose seria l'amica, prima che entrambe scoppiassero a ridere. Si separarono, Emma entrò nel laboratorio di meccanica e Ruby andò verso l'aula di letteratura.
Il professor Nolan era un tipo non troppo sveglio, ma gentile e disponibile con gli alunni. Aveva dei corti capelli biondi e gli occhi chiari, amava le camicie da lavoro e le giacche di jeans. Tutto sommato, pensava Emma, assomigliava alla tipica idea di prof di meccanica. Negli anni si wra affezionata a lui, e forse era l'unico che le sarebbe mancato una volta uscita da lì - Regina, ovviamente, non contava.
«Ti vedo allegra, Emma.» la salutò l'uomo a fine ora, mentre stavano uscendo tutti. «Lasciami dire che è un piacere.»
Lei gli lanciò un sorriso. «Grazie prof. Hey, lei deve ancora darmi la sua e-mail, me l'ha promesso!» scherzò la ragazza, puntando l'indice verso di lui.
«Chi, io? Quando mai?» Negò lui divertito, poi la guardò. «No, seriamente, lunedì te la scrivo.»
«Ci conto. Arrivederci!»
«Buon weekend!»
Emma lo salutò con la mano da oltre la spalla e con un sorriso allegro si diresse verso l'aula di anatomia, pensando che la giornata fosse iniziata bene e promettesse di continuare anche meglio. Si sedette nel posto che Ruby le aveva tenuto vicino a sé.

La Nuova SupplenteWhere stories live. Discover now