Capitolo 18

275 12 0
                                    

Lui, sono sicura, che mi sta continuando a guardare per capire per quale stupido motivo mi abbia lasciata e poi si gira, prende fiato, alza gli occhi al cielo e continua a parlare con i suoi amici. Intanto continua a guardarci Brandon con un'aria di sfida. Sembra quasi spiarci ed essere felice di ciò che sta succedendo. Ride come solo i cattivi sanno fare sotto i baffi. O almeno se così si potrebbe definire.

Il fastidio che provo nei suoi confronti è tremendo. Ormai è diventata una cosa insostenibile, ma mi devo mostrare forte,  molto forte.

Ormai ho capito la loro tattica: vedermi felice e farmi cadere. È la tattica di tutti gli uomini.

Per fortuna noi donne siamo sempre forti e non ci facciamo abbattere da niente. Ci proteggiamo e proviamo in qualsiasi modo a rialzarci.

La verità è che alla fine la vita fa proprio schifo. Nessuno ti ama, nessuno ti consola. Solo la tua magliore amica che forse un giorno si stancherà dei tuoi piagnistei e scapperà via.

E poi rimani lì a piangere e lamentarti di quanto sia ingiusta la vita che devi affrontare.

Ti siederai sul divano ad ingozzarti di cioccolata e gelato e...

-Daphne a mangiare!- Stan mi chiama dalla sua cucina per andare a pranzare. Oggi mangio con mio cognato mentre Rose e la mamma sono dal ginecologo per la sua gravidanza.

-Non è un granchè vero?!- chiede Stan disorientato grattandosi la testa.

Io scuoto la testa in senso di disapprovazione. Non è mai stato un grande chef e più tosto che mangiare le sue schifezze preferisco morire dalla fame. Il suo timballo con le melanzane non è riuscito un granchè. Più che melanzane cotte sembrano melanzane carbonizzate pronte da mettere sulla fornacella.

-Dai ti cucino io qualcosa di più salutare di questa cosa quì!- prendo la teglia con una faccia disgustata.

Opto per una semplice insalata ricca di pomodori, carote, finocchi e cetrioli e infine la classica  lattuga. Arricchiamo il tutto da delle mozzarelline di bufola.

-Mhm devo ammetere che sei un'ottima chef.-

-Vorrei vedere chi non sa fare un'insalata.-

Stan alza timidamente la mano e io sorrido divertita.

Okay non sa neanche fare un insalata, ecco perchè ha sposato mia sorella: lei è un'ottima cuoca; ha preso tutto dalla mamma.

-E allora? Come procede la gravidanza di Rose?-

-A gonfie vele!- dice con un boccone di verdure e mozzarella sospese per aria infilzatta nella forchetta.

-Hai paura vero? E vuoi evitare l'argomento!- ribatto secca.

-Mi ci sto facendo l'abitudine. È al terzo mese.-

-Ma non ha appena superato il primo?- dico scioccata.

-No, quando ha scoperto di essere incinta era già di due mesi.-

-E come se ne sarebbe accorta?-

-Dopo due mesi ha avuto l'illuminazione di avere un ritardo.-

Sputo l'insalata che stavo masticando di nuovo nel piatto.

-Due mesi di ritardo e lei non se ne è accorta?-

-Era abbastanza stressata in quel periodo e non pensava a quando le fosse venuto l'ultima volta.-

-Mhm perspicace la ragazza!- ride.

-Non sai quanto!- A un certo punto scoppiamo a ride come solo gli adolescenti sanno fare  non ci riusciamo più a controllare. Suona il campanello e saltiamo in aria per lo spavento.

-Sarà la polizia che ci viene ad arrestare per il forte schiammazzo?- dico con aria sospetta.

-Controlliamo!- dice inarcando un sopracciglio e congiungendo le mani a mò di pistola. Io lo imito e ci incamminiamo come due agenti 007 verso la porta. Stan guardo lo spioncino e apre la porta d'ingresso sospirando per il sollievo. Io faccio lo stesso e mi precipito ad abbracciare Rose e mia nipote. Scusate, la mia futura nipotina.

-Come è andata?-

-Sta benissimo- sorride. Nei suoi occhi c'è molta emozione.

Bhe almeno una delle due sorelle è felice.

Devo smettere di farmi tutti questi complessi ed è  ora che mi rifaccia una vita, così come se l'è rifatta Tommaso. Lui non sta pensando più a me. Forse. Almeno credo. Almeno non spero.

Verso le cinque del pomeriggio, dopo aver finito di studiare mi incontro con Giorgio nel parco della nostra città.

-E allora? Hai portato i soldi?-

-Si, e tu quello che ti ho chiesto?-

-Ogni tuo desiderio è un ordine!- mi sposta una ciocca di capelli ribelli che non è stata sistemata nella coda con il proposito di baciarmi, ma io prendo la sua mano e dopo avergli porto i soldi ed essermi presa ciò che adesso è mio, me ne vado seccata iniziando a camminare un pò velocemente.

Come al mio solito ho la testa tra le nuvole e mi scontro con un ragazzo facendo cadere per sbaglio quello che ho comprato.

-Mi s...scusi sono... To-Tommaso?- Tommaso raccoglie ciò che mi è caduto e ci guardiamo per un pò negli occhi.

Alla ricerca del mio angeloWhere stories live. Discover now