Capitolo 4

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Prendo lo zaino e inizio a studiare. Ho una miriade di compiti e non credo che prima delle sei e mezza riesco a finire. Speriamo che Rose abbia molta pazienza nell'aspettarmi. La cosa che più odio al mondo è fare tutti quegli esercizi di matematica. Sembrano non finire mai. La teoria del professore è che noi dobbiamo avere la mente allenata e che nessuno vorrà mai prendere all'universita  dei giovincelli con il cervello atrofizzato come quello dei vecchi. Dieci espressioni, cinque divisioni, sette divisioni con il teorema di Ruffini e sei problemi di geometria solida con un'infinità di passaggi e formule da ricordare. Per poi non parlare del ragionamento.

Ok dedicherò solo tre ore alla matematica, sempre se mi va a finire bene.

Con mia grande sorpresa tutti i risultati erano correti e per questo motivo non persi tempo per rifarle. Verso la quattro mezza finisco tutta la matematica e mi dedico alla letteratura facendo una ricerca sul romanticismo come vuole la professoressa. È affascinante scoprire come erano sentimentali nel 1800. Principalmente Manzoni con il suo favoloso romanzo. I miei pensieri vengono interrotti dal suonare del campanello.

-Vado io!- urlo affrettandomi a scendere le scale. Ecco Rose è arrivata e io ho finito i compiti. Adesso possiamo andare a fare un sacco di cose. Appena entra, sulla soglia di casa, mi guada attentamente.

-Per oggi te la pago io l'estetista.- sospira con una faccia indignata e disgustata da come sono ridotte le mie sopracciglia. In effetti è un mese che non vado da Natasha. A quest'ora sarà su tutte le fuori visto che non mi sono presentata dopo quindici giorni. Ma lei non sa quello che ho passato. No, non lo sa. Rose avvisa nostra madre che stiamo uscendo io mentre mi metto in macchina.

È da tanto che non rimango da sola con Rose fuori di casa. Mi è mancata. Lei è quella che mi vizzia sempre e che mi compra un sacco di cose. È unica. Mia madre mi reputa un'approfittatrice, ma non è vero. Io la voglio bene per quello che è, e non perchè mi compra le cose che io desidero.

Uscite da centro di bellezza facciamo un giro per il centro commerciale per fare un pò di shopping tra sorelle. Tra amiche. Si, per me è come un'amica. Giriamo a zonzo per i negozi in cerca di un vestito corto, attraente e colorato. Sembra che quest'anno vadano di moda il nero e il blu. Che fine hanno fatto tutti quei colori vivaci dell'anno scorso? Il lilla, il verde smeraldo, il turchese, il rosso. Sembrano tutti evaporati dal nulla. Come per magia. Finalmente riusciamo a trovare il vestito adatto a lei. Un fantastico vestito di seta e raso color rosso. Sembra una dea uscita da un guscio pieno di perle. Sembra la Venere di Botticelli. Sceglie un paio di decoltè rosse con la punta molto grossa. Paga il conto e usciamo da quel negozio immensamente grande. Adesso tocca a me trovare qualcosa di carino. Mi piacciono tutti i tipi di colori, ma non voglio il rosso sgarciante di Rose. È troppo femminile. Troppo sexy.

In un negozio trovo un paio di jeans favolosi. Sono stretti a forma di sigaretta come piacciono a me e sono di un colore scuro. Da quasi sul nero, ma in realtà è un grigio sfumato con il bianco. Per la maglietta trovo una fantastica shirt bianca molto aderente con delle perline sparse nella parte posteriore della stoffa. Potrebbe anche essere adatta per un matrimonio o un battesimo. In più trovo un top senza spalline color bije piena di brillantini. Ovviamente non devono mancare le decoltè uguali a quelle di Rose ma di colore nero. La mia fantastica sorella si affretta pure a comprarmi un paio di converse e due giobbotti. Uno spolverino e un giubbotto molto stretto nero. La ringrazio per tutto quello che mi ha comprato e torniamo a casa. Dice che mentre indossavo quel top ero una bomba, più di Jennifer. Si, quell'idiota non sa cosa si sta perdendo.

Sorrido pensando alle mie cattiverie contro di lui. Contro di loro. È stata una giornata lunga e sono molto stanca, ma nonostante ciò ho ancora voglia di divertirmi. Chiamo Stan, il mio favoloso cognato, e gli chiedo se volesse andare a fare una partita a tennis. Lui accetta volentiere e decidiamo di incontrarci davanti il campo. Rose farà l'arbitro e resterà su quell'enorme scala a bere un drink, con un cappello di paglia imbarazzante, gridando a turno il mio nome e quello di Stan. Ora capisco il famoso detto TRA L'INCUDINE E IL MARTELLO. Sorrido mentre entro nel campo con la mia gonna corta, il cappello e le scarpe da tennista. "Sono terribilmente sexy". Cerco di abbindolarmi, ma riesco solo a sorridere. In genere inizio io la partita visto che sono la più piccola, una ragazza, ma nonostante ciò riesco sempre a batterlo. E dire che è più vecchio di me. L'unica cosa che gli riesce meglio è fare l'idiota ed esercitare il suo lavoro. È difficile trovare un marito così sincero e così... Non ci sono molte parole per definirlo.

Finalmente vinco. Di nuovo. E per festeggiare andiamo a prendere un succo di frutta al San Day, il bar preferito di Stan. In effetti lì fanno dei drink molto buoni e poco costosi. È evidentemente conveniente.

Tornando a casa stanca morta, tolgo velocemente le mie scarpe e le getto in camera, quindi corro in bagno per farmi una doccia prima di mangiare. Sono così sudata. Stan e Rose rimangono a cena da noi e a mia insaputa ordinano una mervigliosa pizza famiglia al ciliegino e la bresola. I miei gusti preferiti. Erano anche i gusti preferiti di Brandon ma soffoco velocemente questo pensiero. Dopo tutto mia madre e mia sorella si stanno giocando la carta delle lecconerie per non farmi pensare a lui. Sorrido e penso a quanto le voglio bene. Sotto l'acqua calda inizio a canticchiare una canzone di Mika e Chiara e inizio così a farmi lo shampo. Dopo essermi insaponata e sciascquata esco dalla doccia, mi vesto velocemente e avvolgo i capelli in una tovaglia. A piedi scalzi scendo giù per le scale per andare a cenare. La pizza è squisita così come la torta di oggi. È stato un dispiacere però offrirla a mia sorella e a mia cognato già consumata. Non era molto presentabile agli ospiti, ma tutto sommato sono della famiglia.

Verso le diece e mezzo, dopo aver visto un film con mia sorella e Stan sul divano avvolti da una coperta di pile, salgo in camera mia. Accendo il mio portatile e mi infilo sotto le calde coperte.

Controllo il programma delle e-mail, ma nessuno durante la giornata mi ha cercata. Entro così su facebook cercando gli ultimi gossip. I link ormai sono diventati una vera noia. Sono sempre gli stessi da anni. Sono peggio delle catene che non ti danno mai tregua.

A un certo punto spunta nella barra delle notifiche una richiesta di amicizia. Vedo chi è.

Un certo Tommaso Scala. Non so chi sia, ma visto che va nella mia scuola, decido di accettare l'amicizia. Dalla foto sembrerebbe carino, ma non riesco a vederla bene visto che è sfuocata.

Decido prima di andare a coricarmi di ascoltare un pò di musica. Funziona sempre, ti riesce sempre a consolare. È come un incantesimo.

Mi rilasso sotto le coperte, ma arrivata alla seconda canzone cedo ad un sonno profondo. La giornata è stata molto impegnativa e stancante. Nessuno mi ha mai tolto gli occhi di dosso.

C'era un ragazzo credo, ma la sua immagine era molto sbiadita. Era sotto la pioggia e sembrava sorridente e felice di  bagnarsi. Quando si è voltato...

Sento il suono della canzone di Mika che mi sveglia e che interrompe quel sogno. "Dannazione, non potevi suonare cinque minuti più tardi?" Ancora assonnata prendo i miei vestiti e corro in bagno a farmi la doccia prima che quella stanza venga occupata da qualcuno. Finita la doccia pettino tutti quei capelli arruffati che mi ritrovo e inizio a truccarmi. La classica linea di eyeliner leggera, il mascara e un pò di lucidalabbra rosa ciclamino. Tutti dicono che mi dona molto quel colore. Sorrido come un'ebete. O una pazza squilibrata, non saprei come mi definirebbero le persone esterne che mi guardano. Prendo la zaino e scappo a scuola senza neanche passare da Samy per fare colazione. Per fortuna le materie quel giorno non erano molto pesanti e seguirle è stato molto piacevole. Nessuno mi poteva distrarre, nè oggetti, nè persone. E mi riferisco ovviamente a un determinato tipo di persone. Le ore volarono tranne quelle di matematica. Il professore mancava e abbiamo avuto due ore di supplenza. I miei compagni esultavano, ma io no, perchè avrebbe significato guardare il mio peggior nemico e fare riaffiorire brutti ricordi. Mi accoccolai sul mio banco nascondendo le cuffie del mio ipod e inizia ad ascoltare la mia musica preferita. Chiusi gli occhi e iniziai a pensare tutto quello che era succeso negli ultimi giorni.

Sofferenza. Solo sofferenza e agonia. La mia vita ormai non ha più senso visto che tutto ciò che facevo, lo facevo con lui.

Alla ricerca del mio angeloWhere stories live. Discover now