20.Piccole soddisfazione...

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PUNTO DI VISTA DI CHRISTELLE

Quel giorno lo passai con Federik. Gli feci conoscere le mie sorelline più piccole. I miei genitori quel giorno non c'erano e lasciarono le piccole con la babysitter July; una donna di una trentina d'anni, alta un metro e sessantacinque e leggermente paffutella. Erano pazze di lui, tanto che volevano giocare con lui, mentre io mi diedi una ripulita e mi cambiai, loro lo intrattenevano.

Uscimmo da casa alle otto di sera. Passeggiavamo con l'auto e ascoltavamo musica di tutti i generi. Verso le nove posteggiò l'auto, e rimasi ad aspettarlo; mentre andò a comprare due gelati. Guardai fuori dal finestrino, e ammiravo le persone che camminavano tranquillamente per le strade della città.

Improvvisamente, nella mia visuale intravidi una sagoma, abbastanza familiare, potevo riconoscere quella Papera da pertutto. A quanto pare, ella non era sola. C'era un ragazzo con lei...in atteggiamenti molto intimi; mano nella mano, si scambiano effusioni. Oddio, devo subito scattare foto! Così vediamo se fa ancora la furba! Sta stronza..!

Presi il telefono, e iniziai a scattare delle foto. Le immagini la ritraevano in comportamenti molto intimi. Quando alzai lo sguardo per vedere se c'era ancora, ella aveva già girato l'angolo. Dopo pochi secondi, Federik tornò.

«Fede, indovina chi ho beccato?» gli dissi mentre prendevo il mio gelato.

«Chi hai visto?» mi disse. Mentre quelle labbra cosi paradisiache si curvarono in un sorriso.

Gli mostrai lo schermo, con la foto appena scattata. Quando vide la foto, sul suo viso comparve un sorriso malizioso. Alzò lo sguardo, ed era tremendamente sexy.

«Cosa c'è? Perché mi guardi così?» gli dissi. Mentre affondavo i miei denti sul gelato, dalla rabbia che percorreva il mio corpo, non riuscii a sentire il gelido tocco.

Allungo le mani, e mi prese per i fianchi tirandomi a sé. Baciandomi dolcemente il collo.

«Non c'è bisogno, che mi fai vedere una foto del tuo corpo...se voglio, lo tocco!» disse. Mentre le sue mani si intrufolavano all'interno della mia maglietta. Facendomi sentire un brivido lungo la mia schiena.

Ma che è pazzo? Cosa diamine dice?!
Voltai lo schermo. Oh cazzo! Gli ho mostrato l'immagine sbagliata.. Tornai indietro con la foto, e gliela mostrai.

«Chi cazzo è? Jennifer? L'ho sempre detto a quel coglione di Derek! di lasciarla perdere che non è ragazza per lui!»

«Tu tranquillo! Me la sbrigo io!»
Posai il telefono dentro la borsa.

«E poi mi spieghi che stavi facendo!?» dissi mentre gli diedi un leggero pugno sulla spalla.

«Nulla, quella immagine mi ha fatto leggermente scaldare...» affermò, stringendomi a sé.

Con una mossa, mi portò a cavalcioni su di lui, e riuscivo a sentire quanto egli mi desiderasse. Mi mancò il respiro, così a stretto contatto con lui. Sentivo crescere nuove emozioni dentro di me. Mi sentii avvampare. Egli mi baciava il collo, mordendolo delicatamente. Le sue mani, ancora sotto la mia maglietta, le sentivo scendere, giù fino al mio fondo schiena. Con le mani spingeva contro di se, fino a sentire un contatto piacevole. Gemetti. Ci guardammo negli occhi, poi diedimo vita ad un bacio molto passionale.

Dopo qualche ora passata insieme, mi riportò a casa. Mi sentivo pervadere da queste emozioni, che mi venne difficile addormentarmi, ma alla fine cedetti e chiusi gli occhi.

Venerdì 22 settembre

PUNTO DI VISTA DI ALLISON

Passarono tre giorni, da quando lasciai quella vista meravigliosa, accompagnata dallo splendore di Derek a perfezionare il tutto. Sentivo ancora le sue labbra sul mio collo. Mi lasciò tre lividi uno affianco all'altro. Li sentivo ancora pulsare sotto la pelle. Quella sera non chiusi occhio.

Questi giorni passarono in fretta. Scuola e lavoro, mi stancavano parecchio. Ma al tempo stesso ero felice, per il semplice motivo che passavo i miei pomeriggi a chiaccherare con Stephan. Riuscimmo a instaurare un rapporto bellissimo, e soprattutto sincero.

Riguardo la mia altra metà, {Ovvero Christelle} sentivo che mi nascondeva qualcosa... Era strana, la vedevo parlare con Federik e Dana, e quando mi vedeva cambiava discorso. Un giorno sentii dirle "Non ditele niente ad Ally, arriverà il giorno in cui la pagherà e sarò io a svergognarla davanti tutta la scuola!". Questa cosa mi lasciò un po' perplessa. Ivonne non si era mai comportata così con me. Anzi, parlavamo di tutto. Ma prima o poi arriverò ad un limite.

Oggi era un giorno abbastanza importante, sia per me...che per Ivonne. Ma oggi non avevo neanche voglia di alzarmi, mi sentivo strana. Forse ero io ad essere quella sbagliata, alla fine ella, non mi aveva mai detto nulla di così grave..anzi mi diceva in continuazione di volermi bene. Ero troppo paranoica diventata negli ultimi tempi..

«Ally, sei rimasta imbambolata?» chiede Christelle buttandomi un cuscino in piena faccia.

La sua voce, mi riportò alla realtà. E sentii Dana ridere come una pazza.

«Ragazze! Non rompete le palle. Non è una buona serata per me!» dissi sprofondando nel lettone.

«Non dire cazzate! Allison Jane G...» non le lasciai completare la frase.

«Ehi - le lanciai un cuscino contro - non rompere le palle col mio cognome!» le dissi guardandola torva.

Sentivo Dana che rideva sempre più forte. Poi vidi Christelle venire verso di me. Inciampò e cadde in avanti sul letto. Mi venne da ridere e mi trattenni, ma Dana completò l'opera.

«Oddio! Non c'è la faccio più! Il mio polmone se ne sta andando! Troppo ridere!»

Christelle prese il cuscino e si fiondò verso di me. Iniziammo una guerra di cuscini, dove si unì a noi Dana. Arrivavano colpi da tutte le parti, e le nostre urla si sentirono in tutta l'abitazione.

Passarono due ore, e già mancavano pochi dettagli; solo dei bijoux per esattezza, per completare l'opera. Indossai un tubino nero senza spalline, molto corto. Misi dei sandali gioiello; con tacchi vertiginosi, una collana molto spessa piena di swarovski, alle orecchie misi dei semplici orecchini con swarovski. In fine, i capelli li lasciai lisci lungo le spalle, indossai la mia adorata giacca di pelle del medesimo colore del tubino. Presi la mia pochette brilantinata, con tutto l'occorrente al suo interno.

Le ragazze furono pronte, una decina di minuti prima di me. Ivonne chiamò Federik per venirci a prendere, dopo neanche cinque minuti, sentimmo il clacson della sua BMW blu notte. Uscimmo correndo e entrammo nella vettura. Con la musica a tutto volume, partimmo per la nostra destinazione.

Arrivammo al Museum, scesi dal veicolo insieme alle ragazze e ci dirigemmo all'entrata. La sala era già stra colma di personaggi importanti. Vidi Federik che sussurrava qualcosa all'orecchio di Ivonne, e dopo neanche un minuto, scomparve tra la folla.

Guardai stupefatta tutti quei quadri. Erano uno più bello dell'altro. Ad un tratto, sentii delle mani circondare i miei occhi...

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