18.Quello che sarà si vedrà..

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Arrivai alla mia dolce casa, attraversai il vialetto di un verde intenso; con sfumature gialle e rosse a causa delle foglioline cadute dal gigantesco albero, situato di fronte la parte destra della villetta, mi avviai davanti la porta, mi soffermai su di essa. Mi vennero in mente, i ricordi della sera prima. Riuscì a sentire le stesse emozioni, di quando varcai quella porta insieme a Stephan. Scossi la testa, come per cancellare quelle immagini, ormai indelebili sia dalla mente e sia dal cuore. Quando entrai, sentii Dana scaraventarsi giù per le scale. Mi venne incontro, e mi abbracciò forte.

«Ehi, Dana! Così mi strozzi!». Le dissi facendo finta di soffocare.

«Scusami, e solo.. che ho bisogno di un abbraccio!». Disse con la voce tremolante.

«È successo qualcosa? Dana?». La mia voce diventò fredda.

«Allison, Paul si è fatto vivo - si scostò da me - voleva sapere dove fossi, ma per paura di rivederlo e cadendo nella sua trappola, ancora una volta, gli dissi che me ne ero andata..».

«C'è qualcos'altro!?». Le chiesi, sentivo dentro di me che doveva succedere qualcosa di molto brutto.

«In realtà, sì. Ha detto che se non tornavo con lui, si sarebbe suicidato. - si scostò una ciocca dietro l'orecchio - Ma.. ha cambiato idea in neanche due minuti, e ha pensato fosse giusto far soffrire me, fisicamente..». Una lacrima le rigò il viso.

«Cosa? Ma è impazzito? Dana, non uscire da questa casa, prima che ti succeda qualcosa di terribile». A quelle parole mi pietrificai, sentivo il sangue gelarsi dentro le vene. Abbracciai Dana e la rassicurai, che non le sarebbe successo niente. Poi mi ricordai del lavoro e dell'appuntamento. Andai verso la radio, che stava affianco alla parete attrezzata: color noce scuro, l'accesi e ascoltavamo un po' di musica mente diedi una bella pulita alla casa. Dana mi aiutò, quando finimmo di pulire, vidi Dana un po' turbata. La guardai e le poggiai la mano sulla spalla minuta, lei alzò lo sguardo.

«Ho paura, Allison..». Disse, mentre le lacrime scorrevano già veloci sulle sue guancia. Non potevo fare a meno, di stringerla fra le mie braccia. La vedevo così indifesa e senza alcuna protezione. Una volta mi raccontò dei suoi genitori, entrambi alcolizzati, finirono in un giro abbastanza pericoloso. Adesso stavano in un carcere, fuori città. Lei era cresciuta con la nonna materna. Ma, solo due anni fa mancò.

«Non devi avere paura, Dana. Se mai, questo Paul, farà un passo falso lo denunciamo!». Le accarezzai la guancia.

«Tra una mezz'oretta, devo uscire, questa è anche casa tua, Ok?».

«Ok, va bene. - mi prese la mano - Allison, grazie davvero. Non so come avrei fatto se non ti avessi incontrata, mi sarei ritrovata in mezzo alla strada..».

«Non dirlo neanche per scherzo!». La rassicurai. Lei mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. Si allontanò lentamente, e si incamminò verso le scale. Dopo neanche venti secondi, sentii sbattere la porta della camera di Dana. Andai a posare gli ultimi attrezzi da pulizia. Dopo di che, andai in bagno feci una doccia e mi vestì velocemente. Mi ero truccata leggermente, e pettinai i capelli, li lasciai morbidi lungo le spalle. Presi la mia borsa, con tutto il necessario, e scesi le scale.

Salutai Dana e mi avviai verso l'uscita e come avevo intuito, Stephan, era già fuori ad aspettarmi. Scese dall'auto e mi venne incontro, aprì le sue braccia e mi avvolse tra di esse, mi lasciò un dolce bacio sulla guancia.

«Allora, andiamo?». Chiese impaziente.

«Andiamo!». Mi fece accomodare a bordo della sua auto, fece il giro e salì dalla parte del conducente. Nell'abitacolo si creò un silenzio abbastanza imbarazzante, quindi decisi di scagliare la prima pietra:

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