«Non voglio! Lasciatemi!» urlai con disperazione, ma mia madre mi tirò per un braccio con una forza mai vista prima d'allora. La guardai con occhi pieni di odio, e lei per risposta al mio voler accontentarla, mi schiaffeggiò in pieno viso, parlandomi senza alcun affetto materno. Solo allora capì il perché si comportava in quel modo con me. "Non era solo perché ero nata femmina..." Io le avevo distrutto la reputazione, compromettendo la sua immagine nell'alta società.

«Se non vuoi sposare chi dico io, devi andartene da qui subito! Tu ci hai disonorato! Io e tuo padre siamo stufi di te! Non servi a nulla. Povera in grata! Per la cronaca, Marcus non ti ha lasciata perché aveva un'altra. Credevi che Marcus ti amasse? No, lui voleva solo i nostri soldi, ma tuo padre ha fatto ciò che andava fatto. Lui è stato chiaro con Marcus, o ti sposava senza toccare un solo penny, o se ne andava lontano da qui! Doveva sposarti e guadagnarsi da vivere con le sue mani, ma lui ha deciso che non era il caso sposarti. Marcus ti ha solo usata. Usata, non esiste l'amore! Fattene una ragione! I matrimoni combinati servono proprio a questo! A separare la realtà dalla menzogna, nessuno si sposa per amore. Per cosa credi che abbia sposato tuo padre, per amore? Solo per la sua posizione sociale. L'amore non esiste!» quello che mi disse bastò a farmi crollare in un abisso di lacrime e sofferenza, e alla fine disprezzando la vita stessa, decisi cosa fare in quello stesso istante.

"Se Marcus non mi aveva mai amata davvero, ma stava con me solo per i soldi della mia famiglia, era giunto il momento di donare tutta me stessa a Dio." Ormai quella era l'unica cosa da fare, ed era l'unica cosa che poteva un giorno darmi quella pace di cui avevo tanto bisogno. "Nessuno mi amerà mai." Questa è la crudele verità, e devo farmene una ragione, il vero amore non esiste, nemmeno per me che nella vita non mi è mai mancato nulla, fuorché l'amore.

"Quell'amore che ho sempre desiderato non lo avrò mai. Io non merito la felicità. La felicità è solo per persone sciocche."

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Quel giorno tanto atteso e triste arrivò, ma gli unici ad essere felici, erano i miei genitori. Loro stavano per liberarsi di un pesante fardello. Quel fardello ero io. Così mia madre e mio padre mi scortarono subito dalle suore del villaggio più vicino, e quando salì nella carrozza di famiglia, mi guardai indietro per un'ultima volta, e sentivo in cuor mio che non sarei mai più tornata nella villa di famiglia. Nessuno mi dava affetto, nessuno piangeva la mia partenza, solo i domestici che se ne stavano in disparte ad osservare la mia partenza con occhi pieni di tristezza, e la mia balia che i miei genitori avevano allontanata da me per anni perché secondo loro influenzava negativamente la mia crescita, e che ora era accorsa a vedermi per l'ultima volta. La vidi lì dietro una siepe ad osservarmi con un'aria triste e sconsolata, io purtroppo non potevo salutarla, l'era stato vietato farmi visita, quindi per la sua incolumità dovevo osservarla da lontano salutandola con lo sguardo mentre la carrozza partiva. Guardai oltre il finestrino della carrozza in movimento, vidi tutto ciò che non avrei mai più rivisto in vita mia. Purtroppo quel triste destino toccava proprio a me, e dovevo lasciarmi alle spalle la vita che tanto auspicavo da sempre. Non mi amava nessuno, e mai nessuno mi avrebbe amata. Stavo per isolarmi in un convento, e presto avrei dato i voti come mia madre mi aveva ordinato di fare. Diventare una suora devota non era nel mio cammino, almeno io la pensavo così, ma non colei che mi aveva messa al mondo. "Spero solo che mia sorella sia più fortunata di me." Il mio sguardo vagò altrove, e mi chiesi subito il perché non la vidi. Non la vedevo da giorni, e forse sapevo bene il perché. Diedi una veloce occhiata a mia madre e osservandola con attenzione diedi la colpa solo a lei del mio triste destino. Mia madre aveva allontanato da me tutti coloro che mi amavano, pure da mia sorella.

"E sono sicura che le ha vietato di vedermi." Mia sorella ed io eravamo molto legate, io e Amelia non avevamo la stessa età, benché lei avesse da poco compiuto tredici anni, e io ventuno, ci volevamo un gran bene, e non c'era giornata che non passavamo assieme. Da quando Marcus mi aveva lasciata all'altare, mia sorella era stata allontanata da me in modo districo, e non c'era nulla che io potessi fare per cambiare le cose. Dovevo solo rassegnarmi, cominciando a servire il mio signore, per poi diventare sua per l'eternità. Ma il mio cuore si ribellava a quell'idea folle, ma io non avevo alcuna forza per controbattere al volere dei miei genitori. Sapevo che la gente già sapesse delle idee dei miei genitori, e immaginavo con disprezzo tutti i loro commenti poco carini sul mio conto. Fino a darmi della puttana che si era concessa troppo facilmente al suo spasimante, ma non era successo, ma alla gente che importava di ciò che era vero, o di ciò che si diceva tanto per sparlare degli altri? "Scommetto che tutti gli amici di mio padre pensano che Marcus non mi abbia più voluto in moglie perché non ero pura". Quel pensiero tormentava il mio cuore, fino a sopprimere completamente ogni spiraglio di felicità a cui potevo mai aspirare nella vita. "E dire che gli avrei voluto dare pure dei figli a quel gran bastardo." Nel momento in cui lo pensai, le urla di mia madre mi fecero redimere da quella serenità a cui tanto auspicavo, fino a vedere con i miei occhi la portiera della carrozza spalancarsi di colpo. Rimasi ferma ed immobile contro il sedile, avevo sentito dire che per le vie del sentiero di quel villaggio molte carrozze dei ricchi erano state derubate, ma finora non mi era mai accaduto niente di tutto ciò.

Mi ero messa il cuore in pace, avrei dato i voti di malavoglia, ma l'avrei fatto con onore, finché un uomo mascherato puntò la pistola contro mia madre.

«Cosa volete!» gridò mia madre cercando di proteggersi da quell'uomo che puntava dritto al suo cuore quella pistola che con tenacia stringeva forte in una sola mano. Sussultai dallo spavento, ma quegli occhi così chiari mi diedero un senso di pace che non provavo da molto tempo.

«Tutto quello che è prezioso per voi. Madame.»

«No! Mai non vi darò mai la mia collana di rubini.»

«Allora mi prenderò vostra figlia!»

Mi vidi afferrata per una manica del mio bel vestito rosa a fiori gialli, per poi vedere gli occhi di quell'uomo celati da una mascherina nera mentre con una sola mano mi tappava la bocca con un fazzoletto. I suoi occhi mi erano familiari, ma per qualche strana ragione erano irriconoscibili. Sentivo che c'era qualcosa in quell'uomo mascherato, qualcosa di triste e solitario in lui, ma non ne avevo alcuna certezza. Persi subito i sensi, ma l'ultima cosa che vidi furono i volti straziati di dolore dei miei genitori mentre il mio rapitore mi portava via da loro. "Forse la mia vita non aveva un senso, e forse se non fossi nata sarebbe stato meglio." E c'erano delle volte in cui pensavo di non essere nemmeno loro figlia...

Mi Abbandono a TeWhere stories live. Discover now