Quindici

3.2K 245 31
                                    



Mario

Avevo baciato Claudio, o meglio era stato lui a baciare me.

È passata una settimana da quel momento, ed io sono felice perché mi sento finalmente vivo.

Questi giorni sono trascorsi tra giochi e dispetti, coccole e tenerezze, che però non sono mai andate oltre il semplice stuzzicarsi.

Sia chiaro che è giusto così, non pretendo nulla da lui se non averlo nella mia vita.
Voglio lasciargli il tempo ed il giusto spazio per capire, per metabolizzare.
Voglio che prenda consapevolezza, perché quando passi quel limite non puoi tornare indietro, ne cancellarlo.

Lui mi sembra felice e.. curioso.
Claudio deve scoprire i suoi desideri ed i suoi istinti, mentre il mio compito è solo quello di aiutarlo.

Si imbarazza quando sente il suo corpo reagire a contatto con il mio, ma io cerco di non farglielo notare, lo lascio esplorarmi ed esplorarsi.

Oggi sono anche tornato al lavoro e di Alex nessuna traccia.
Paolo mi ronza intorno da ore e mi fissa con fare sospetto, poi appena decide di lasciarmi respirare, punta il suo sguardo inquisitore su Claudio che ora è al lato opposto del locale intento a collegare i fili delle nuove casse del Dj.

Ogni tanto mi guarda, mi sorride impacciato per farsi notare il meno possibile, mentre io correrei lì e lo bacerei senza sosta, ma non posso.
Dopo la serata avrò tutto il tempo.

Ormai è così, viene ogni sera a casa mia e tra un bacio e un altro, finiamo sempre accoccolati sul divano fino al mattino.

Lancio un ultimo sguardo al bancone che ho appena sistemato e preparato per la serata quando mi volto per raggiungere il magazzino.

Recupero lo zaino e cerco le sigarette al suo interno, quando mi sento puntellare con un dito dietro la spalla destra "Signorino, allora?"

Mi volto e mi trovo davanti Paolo.

"Ei.. là" so cosa vuole, ma svagare non è mai stato il mio forte.
Quando ero piccolo e Claudio combinava danni per colpa mia veniva sempre scoperto e messo in punizione.
Ma io non lo facevo apposta, il fatto è che mi si leggeva in faccia e poi, più mi sforzavo di mentire, più risultavo un libro aperto.

"Mario ti do tre secondi per raccontarmi perché tu e quell'altro sembrate più rincoglioniti del solito, non rispondete al telefono e vi guardate di sottecchi come due adolescenti alle prese con la prima cotta del liceo" sgrano gli occhi mentre mi guarda con fare saccente.
Ma come fa a non sbagliarne una, come fa ad accorgersi di tutto dico io.

Provo ad aprire bocca ma invano "Attento a te, voglio tutti i dettagli, tanto già so."

Eccolo il sorrisetto malizioso chi ci vede lungo.
Maledetto Paolo.

"Abbiamo.. chiarito" che tonto che sei Mario.

"Chiarito?" torna lo sguardo indagatore e scrutatore di prima "è un succhiotto quello?" indica un punto sul mio collo e subito entro in panico ed inizio ad agitarmi "C-che? Cosa? No.. cioè" inizio a cercare lo specchio vicino allo scaffale dove corro per specchiarmi, ma non vedo nulla "Mario sei così ingenuo"

Abbasso lo sguardo mentre Paolo mi deride, come biasimarlo d'altronde.

"Paolo.." suona come una cantilena o forse come un ti prego già è difficile così, non ti ci mettere anche tu.

"No Mario sono davvero deluso dal tuo comportamento" lo vedo fare avanti e indietro per la stanza e cercare di tenere un comportamento più o meno autoritario.
Sembra mia madre.

Randagi Where stories live. Discover now