Cinque

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Mario

La serata non era andata nel migliore dei modi.

La tensione tra me e Claudio era evidente, Paolo lo aveva notato e di tanto in tanto mi accarezzava il ginocchio sotto il tavolo per trasmettermi sicurezza.
Martina fortunatamente era troppo impegnata a fargli gli occhi dolci, per accorgersi che qualcosa non andasse.

Ho appena finito la mia pausa pranzo quando dopo essermi concesso una sigaretta veloce torno in negozio.
A quest'ora c'è poco viavai, ed io ne approfitto per sistemare il disordine che i clienti lasciano in giro e negli stanzini.

Vado verso la cassa quando una ragazza bionda, magra e molto bella cattura la mia attenzione.
La sento ridere e noto che è accompagnata da qualcuno.

La ragazza si avvicina ai camerini con in mano un vestitino nero, ma non è quello a lasciami di sasso, quanto il ragazzo che la segue.

Jeans stretti a fasciargli le forme, leggermente strappati sulle ginocchia, t-shirt bianca e felpa grigia.
Si passa una mano fra capelli mentre ride in armonia con quella ragazza che è totalmente persa per lui.

Poi si gira ed il suo sguardo incrocia il mio, mentre il suo sorriso scompare per lasciare spazio a stupore ed imbarazzo.

"Claudio che ne pensi?" vedo la ragazza atteggiarsi davanti a lui e fare giravolte per mostrargli il vestito appena indossato "stai .. benissimo..."

Il suo sguardo passa da me a lei, da lei a me, finché io non mi volto dall'altra parte.

Mi sento di troppo.

Li vedo avvicinarsi alla cassa insieme.
Lei gli sorride e lo prende sotto braccio stringendosi a lui.

Ma Claudio è in imbarazzo, lo so.

Batto il vestito alla cassa "sono quindici e ..novanta " accenno un sorriso cercando di guardarlo il meno possibile.

"Stasera sarà la festa dell'anno" dice la bionda rivolgendosi a lui.

"Si.. lo.. lo penso anche io" mi guarda di sottecchi.

Porgo la busta alla ragazza che mi sorride distrattamente per poi tornare con lo sguardo su di lui.
D'altronde come biasimarla.

Lo prende per mano e vanno verso l'uscita, mentre io li guardo andare via e un po' mi si spezza il cuore.
Odio questa situazione e raggiungo la consapevolezza del mio bisogno di parlare con qualcuno, perché rischio di esplodere.

Ho bisogno di condividere il mio dolore e sfilare un po' questo chiodo che sento incastrato nel cuore.
Ho bisogno di una spalla su cui piangere e sfogarmi.
Forse non cambierà nulla, ma affrontare le cose in due è sempre meglio.

Senza pensarci troppo su e rischiare di cambiare idea, afferro il telefono e digito un messaggio:

"Ho bisogno di parlare "

La risposta non tarda ad arrivare.

Paolo: "Finalmente ! Io, invece, ho proprio bisogno di ascoltarti."

                                   *

Sono a casa seduto sul mio divano con Paolo davanti che mi guarda e aspetta che io proferisca parola.
Sospiro e tento più volte di iniziare un discorso, ma proprio non ci riesco.

Lui però aspetta, senza chiedere, pretendere o spazientirsi.

Mi decido a far uscire quel flusso di parole in libertà che abita il mio cervello.
"Claudio.." faccio una pausa perché dire il suo nome ad alta voce, mi provoca un brivido lungo la schiena.
"io e lui eravamo tanto amici un tempo, quasi dipendenti l'uno dall'altro" accenno un sorriso che sa di malinconia e Paolo mi invita a continuare sorridendomi di rimando.
"Io e lui eravamo complementari. Opposti, ma profondamente simili.
Lui era il giorno ed io la notte.
Il nostro legame era profondo, vero,  sincero e ... leale"

Prendo un respiro "io.. io ho rovinato tutto" sento gli occhi che iniziano a bruciare "è stato il primo a cui ho detto di essere gay" sento l'aria iniziare a venir meno e quella stanza farsi sempre più stretta "io.. non volevo Pa.. te lo giuro" le lacrime bruciano sulle guance e scendono incessanti sulle mie labbra.

"Mario .." si avvicina e mi abbraccia "stai tranquillo, va tutto bene, respira" mi stringo forte a lui, perché ho bisogno di un abbraccio come l'aria.
Ho bisogno di sentirmi compreso è protetto da qualcuno.

"Io non dovevo baciarlo..non lo avrei mai fatto..me lo sono sempre imposto.. io" i singhiozzi spezzano il mio pianto incessante.
Mi sento così stupido a piangere come un bambino per una persona che non mi aveva nemmeno lasciato modo di spiegare.
Di chiedere scusa.

"Mi ero promesso che sarei stato al mio posto e che gli avrei voluto bene a modo mio in silenzio" tiro su con il naso e mi asciugo le lacrime con la manica della mia felpa.
Mi sento indifeso e senza barriere.

"Io ero ubriaco, ma poi Alex ci ha visti e .. e lui.. Claudio.. io" percepisco la confusione del mio discorso e sento Paolo accarezzarmi la schiena con una mano "Mario, sfogati, e starai meglio.." continuo con il mio pianto disperato perché ne ho bisogno.

Finalmente qualcuno ha ascoltato e non giudicato un errore che non volevo commettere.
Perché gli errori si ascoltano.
Tutti possiamo sbagliare, ma è proprio quando sbagliamo che abbiamo bisogno di un abbraccio ancora più forte.
Di qualcuno che ci stia vicino e non ci lasci.
Ed io avevo bisogno di lui.

Guardo Paolo con gli occhi che ancora bruciano "Claudio era mio riferimento io.. non volevo fargli del male e mi sono odiato tanto per questo" mi mordo un labbro per il nervoso.

"Se io non lo avessi fatto lui ora mi vorrebbe ancora bene.." ho la vista così annebbiata dal pianto che non distinguo più neppure la figura di Paolo.

"Io ho provato a cercarlo, a chiedergli scusa ... sono stato giorni sotto casa sua ad aspettarlo, pensavo che forse avrebbe capito, che mi avrebbe perdonato.. invece.." sento la rassegnazione invadere ancora una volta il mio cuore.

"È partito per un po', è andato via da Verona, non so dove.." abbasso lo sguardo e sorrido amaramente.

"Quando è tornato era diverso, freddo, ho provato tante volte a salutarlo quando lo incontravo per strada...
Ma poi è entrato nel gruppo di Alex e ha iniziato a comportarsi come lui."

"Mario io non conosco Claudio, ma sono sicuro che lui non è come Alex, perché non provi a parlarci è inevitabile adesso che dovete stare a contatto forzatamente per via del lavoro"

"Ci ho provato e lui si è sempre negato.
Lui non mi vuole più come amico, come può volere come amico uno che pensa a lui come altro .." sospiro "io ci ho provato a reprimere questa cosa .. te lo giuro."

Paolo mi sorride forse intenerito dalle mie condizioni "Mario, non puoi reprimere i sentimenti, quelli li provi e basta.
I sentimenti non seguono una logica ne hanno spiegazione.
Si manifestano e tu non puoi farci niente se non arrenderti a loro."

Stringo un cuscino per scaricarci sopra la mia rabbia "se non mi fossi ubriacato, se non avessi fatto quella cazzata, se.." mi interrompe.

"se, se e se.. Mario se non ti fossi ubriacato sarebbe successo in altro modo, ma sarebbe successo comunque" asciuga una lacrima che mi solca il viso.

"Pascal diceva che il cuore conosce ragioni che la ragione non comprende.
Ecco, il tuo cuore ha deciso per te al posto delle tua testa"

E forse mi ha un po' convinto "Grazie.."  finalmente riesco a dirglielo a voce, per davvero.

Mi tira a se e mi serra stretto in un abbraccio che mi trasmette forza "vedrai che alla fine andrà tutto bene Mario."

«Come è fredda la realtà
quando hai un chiodo dentro al cuore
io potevo averti qua
ma il destino è andato altrove»

• G. Ferreri | F. Zampaglione / L'amore mi perseguita •

Randagi Where stories live. Discover now