Giorno 2215

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                                                                                                13.

                                                                   Dopo il Praimfaya: giorno 2215



CLARKE



«Non posso credere che tu sia viva Clarke!»

La voce di Raven è incrinata dall'emozione. Clarke stringe a sé la sua amica e piange con lei. Quanto le era mancata. Si sentiva come se un pezzo di sé fosse finalmente tornato al suo posto.

«Come hai fatto a sopravvivere?» le chiede Raven, offrendo una tazza di tè caldo a lei e Maddie, recuperata prontamente una volta ritrovati i suoi amici. Maddie sorseggia la bibita con curiosità e guarda Raven con un po' di sospetto.

«Stai tranquilla, non ci farà del male. È Raven, l'amica di cui ti parlavo» la rassicura Clarke dandole un colpetto amichevole. Ma la ragazzina non è del tutto convinta e continua a scrutare il meccanico con espressione cupa.

Raven la squadra e fa per protestare ma Clarke la ferma: «Lascia stare, è fatta così. Le ci vuole un po' di tempo per fidarsi delle persone» abbassa lo sguardo, «Siamo state sole per tanto tempo».

Per qualche momento il fuoco scoppietta silenzioso, e le tre ragazze sono le uniche presenze lì nella notte. Poi Raven le ripete la domanda iniziale.

«Oh, è stato il sangue nero, mi ha consentito di sopravvivere alle radiazioni. È stata dura all'inizio, ma il laboratorio di Becca è stato utilissimo, ho studiato e imparato tante cose»

Raven rimane in silenzio e la osserva.

«Non voleva sopravvivere senza di te, lo sai?» sussurra.

Clarke alza gli occhi dalla tazza, una morsa nel petto. Non dice niente, non vuole dire niente.

«Non riusciva a perdonarsi di averti lasciata andare. Abbiamo temuto tutti che non riuscisse a sopravvivere. Aveva smesso di mangiare, di bere, di vivere. Respirava ancora solo perché te lo aveva promesso. Non l'avevo mai visto così Clarke. Per nessuno. Nemmeno per Octavia»

Raven sorseggia la sua bevanda. Clarke non sa cosa dire, si sente vuota e perduta. Aveva sognato quell'incontro così tante volte, con così tanta forza, da non riuscire a pensare ad altro. Il pensiero di Bellamy le aveva permesso di sopravvivere. La speranza di rivederlo l'aveva tenuta in vita.

Ora era tutto diverso.

Lei, forse, era troppo diversa.

Gira il capo, osserva le sagome scure muoversi dentro la navicella, un brivido le percuote il corpo.

Raven non dice niente, ma non ce n'è bisogno. Sanno entrambe.






BELLAMY



«Stai bene?»

Murphy si siede accanto a lui.

«Si, sto bene»

«Amico, sei un pessimo bugiardo. Che diavolo stai facendo ancora qui? Va' da Clarke» lo incita, spingendolo con il braccio.

2199 giorniWhere stories live. Discover now