Giorno 2200

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                                                                                              10.

                                                                Dopo il Praimfaya: giorno 2200



CLARKE



Il fuoco scoppietta tra le braci, fiamme verdi e viola danzanti nel buio della grotta. Le radiazioni avevano cambiato tutto, fuoco compreso. Ora vorticava in lingue danzanti di mille sfumature diverse. Ma Clarke si ricordava ancora di come fosse impressionante nelle danze dell'arancione, del giallo e del rosso.

Guarda la figura esile al suo fianco. Dorme, aggraziata, in pace. Ciò che era successo il giorno prima non aveva turbato i suoi sogni, o la sua veglia: Madi dormiva, il petto che si alzava dolcemente ad ogni respiro. Sembrava una normale serata, una di quelle trascorse insieme per molto tempo.

Lei, invece, aveva perso il sonno.

La navicella Eligius l'aveva turbata oltre ogni dire. Chi erano? Che volevano? Le avrebbero fatto del male? Avrebbero ucciso lei e Madi? Avevano rapito o ucciso gli altri? Dov'erano gli altri? Dov'era Bellamy?

Affila il coltello che ha in mano con fare deciso, puntuale. Era affilato come un rasoio ma lei non aveva intenzione di fermarsi. Deve capire, deve vedere con i suoi occhi.

Si alza lentamente, il coltello stretto tra le dite guantate e afferra il fucile ai suoi piedi. Non emette un suono, è veloce e silenziosa. Esce dalla caverna e si dirige verso il punto in cui è convinta che la navicella sia atterrata. Probabilmente vicino al bunker, ben visibile dall'alto, dove avranno trovato una base di atterraggio perfetta. Nel nulla intorno ad esso, almeno un rifugio sicuro.

Clarke dentro di sé sente l'angoscia stringerle il petto in una morsa. Si nasconde nell'ultimo albero prima della vista del bunker e stringe il fucile, il mirino puntato ad osservare ciò che si trova in quella navicella atterrata esattamente nel punto da lei previsto.

Si maledice per non aver creato delle trappole intorno al suo rifugio. Ma è troppo tardi.

Sembra non esserci nessuno ancora. Le porte della navicella sono abbassate e qualcuno ha acceso un fuoco, ma lei non riesce a vedere niente. È troppo buio.

Il fato sembra accorrere in suo aiuto: quegli idioti hanno acceso un fuoco troppo grande, non sanno quanto sia diventato letale accendere un fuoco, di questi tempi. Le radiazioni, oltre a cambiarne il colore, ne hanno cambiato la consistenza e la potenza. Ora una piccola fiamma poteva arrivare ad uccidere un uomo in pochi secondi. La loro fiamma ora raggiungeva il metro e mezzo.

Distingue delle sagome che cercano di domare il fuoco, con scarso successo. Poi una figura accorre e sembra risolvere la situazione con un po' d'acqua del fiume Nero, così chiamato a seguito delle radiazioni. Sembra funzionare.

Clarke osserva, il mirino sempre puntato, i sensi tesi allo stremo.

E poi lo vede.

Bellamy, in piedi, solo ad alcuni metri da lei.

Il cuore sussulta, sembra che stia per scoppiare mentre lacrime calde sgorgano veloci dai suoi occhi.

Bellamy è lì, è tornato.

È tornato da lei.

Un ultimo sguardo al mirino e un cuore che sussulta improvvisamente in pezzi.

2199 giorniWhere stories live. Discover now