Chapter XXVI: find your person

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  -Se oggi fosse il tuo ultimo giorno 
e domani fosse troppo tardi 
sapresti dire addio a ieri?
Vivresti ogni momento come il tuo ultimo? 
Lasceresti le vecchie foto nel passato? Doneresti fino all'ultimo centesimo?-


Gray's point of view

Scesi dalla macchina in contemporanea alla turchina, la quale, dopo aver respirato a pieni polmoni l'aria gelida, si strofinò nervosamente le mani sulle cosce, per, probabilmente, asciugarsi il sudore presente su di essi.

Fissai quell'edificio enorme, grigio e triste, il quale, possente, si presentava davanti ai miei occhi.

L'atmosfera era carica di tensione, il cielo era grigio, le nuvole cariche di pioggia, la quale, probabilmente, sarebbe arrivata la sera stessa.

Trattenni il respiro quando Juvia cominciò ad avanzare lentamente verso l'entrata.

<<hey>> la richiamai mettendomi le mani in tasca.

Lei bloccò la sua avanzata, si girò e mi fissò intensamente negli occhi.

Indicai con il mento il palazzo

<<dobbiamo proprio entrarci? Insomma, non è che abbia buoni rapporti con la gente che sta lì dentro>>

Lei rimase zitta, poi, senza dire nulla, si voltò e continuò a camminare.

<<Gesù...>> borbottai chiudendo l'auto, prima di incamminarmi dietro la ragazza.

Giungemmo davanti all'enorme cancello di metallo, il quale rappresentava l'unica via d'accesso a quel posto.

Un muro alto 5 metri circondava completamente il perimetro della struttura, era grigio anch'esso, e presentava inoltre del filo spinato sulla cima, impedendo così qualsiasi tipo di evasione.

Juvia deglutì, mentre io la fissavo con la coda dell'occhio.

La ragazza allungò la mano e premette il pulsante del citofono, e, dopo neanche 5 secondi, una voce femminile rispose:

<<desidera?>>

<<buongiorno, sono Juvia Lockser, ho chiamato ieri per prenotare la visita mensile per vedere mio padre, James Lockser.>>

<<mi dia un secondo...si, la sua richiesta è stata accettata, ora le apro>> detto questo, la signora terminò la comunicazione, e, subito dopo, udimmo il rumore meccanico del cancellino, posto a destra del cancello principale, il  quale segnava la sua apertura.

Juvia mi fece cenno con la testa di seguirla, ed io sospirai, prima di mettere piede, quella volta non come un detenuto ma ben si come "visitatore", nel carcere di Magnolia.

Attraversammo lo spazio vuoto che separava il cancello dall'ingresso della prigione, e, una volta arrivati all'entrata, Juvia suonò una seconda volta, e la porta si aprì.

Camminammo fino a quando non incontrammo due poliziotti.

Juvia mostrò loro delle carte, le quali erano i permessi per accedere al colloquio con suo padre.

Il più alto fra i due, dopo aver letto attentamente e riconsegnato a Juvia i documenti, ci disse:

<<dobbiamo perquisirvi>>

Roteai gli occhi mentre si avvicinava a me, mi tastò tutto il corpo, alla ricerca di qualcosa che potesse essere ritenuto non accettabile in quel posto, ma, per una volta, non trovò nulla.

|nalu| Undone.Where stories live. Discover now