XXV

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Il freddo si insidió nelle ossa del demone solitario, senza esitazione, mentre quest'ultimo cercava invano di difendersi dall'aria gelida.
Una goccia cadde improvvisamente sulla punta del suo naso, cosa che fece alzare il suo sguardo per poter vedere la condizione del cielo:
nuvole dense e nere oscuravano internamente il cielo monotono di quella mattina.
Un'altra goccia gli scivoló sulla fronte facendogli così arricciare il naso e, subito dopo, sbuffó.
Cercó di aggiustarsi i capelli, fin troppo cresciuti, per impedire alle lunghe ciocche di poter limitare la sua visibilità, mentre era impegnato ad ascoltare i rumori di quella vivace cittadina: i suoi passi che velocemente colpivano l'asfalto, così come altri migliaia di passi, il rumore dei vari ombrelli colorati che si aprivano, il rumore dei clacson delle auto.
Taehyung non aveva un ombrello al momento, così alzó distrattamente il cappuccio scuro e si infiló le mani nelle tasche cercando di camminare al riparo.

Camminava solo con l'aria pungente di fine gennaio, esattamente due settimane dopo l'incidente con Jimin.
Dopo quella volta, non aveva più visto il moro.
Aveva cercato di avvicinarsi, ci aveva provato, ma non era andata come previsto...
Forse era meglio così.
Non che si aspettasse molto dato che sicuramente ora, il ragazzo, era spaventato
-questo lo sapeva bene-
ma aveva fatto semplicemente un po' male.

Arrivó, dopo una manciata di minuti, alla sua umile dimora: un vecchio appartamento completamente vuoto.
Cercó di asciugarsi i biondi capelli, almeno in parte, quando inaspettatamente un -ormai conosciuto- brivido gli mozzó il fiato.
"Questo si che é inaspettato" pensó sarcasticamente.
"Un po' lenti, devo ammettere, però apprezzo lo sforzo"
continuó nella sua mente facendo nascere un sorriso di scherno sul viso oramai stanco e finalmente girandosi.
Ciò che vide furono due figure scure che si ergevano al centro della sala spoglia.

«Kim Taehyung»
Una voce grave lo richiamó.
«Devo proprio essermi comportato male se siete giunti fin qui»
Un ringhio uscì dalle labbra di una delle figure incappucciate che però cercó di non scomporsi.
"Sono solo in due...Magari non sono così arrabbiati" pensó positivamente il biondo, mentendo però a se stesso consapevolmente.
«Se fossi in te avrei davvero paura» disse l'altra figura, una con una voce molto più sottile ma ancora più sinistra.
«Non che non ne abbia, ma ora non ho nulla da perdere»
Infondo, cosa poteva più perdere?
Tutto quello che aveva e che poteva avere gli era stato sottratto solo nell'aver rivelando la sua identità.
«Non ne sarei così sicuro»






Taehyung venne portato, controvoglia e di forza, ai "piani alti".
Il tragitto fu breve.
Venne portato in una sala dove lo attendevano tutti i capi del consiglio, alcuni non si erano neanche accorti della sua presenza.
La stanza era grande:
il pavimento mosaicato nero e bianco, accompagnato da nere pareti.
«Ebbene, Kim, sei sempre stato il nostro preferito...Perché hai fatto quel che hai fatto?»
La prima domanda a bruciapelo spiazzó Taehyung che, abbassando la testa, provó a formulare una frase di senso compiuto.
Tacque.
Prese coraggio e aprí la bocca per parlare, per spiegare che non era sua intenzione uccidere un suo compagno, per spiegare che non era riuscito a calmarsi e a trattenersi, ma non riuscì a dar voce ai suoi pensieri poiché venne interrotto da una voce proveniente dalla sua destra.
«Per amore» una figura urló.
«Amore?»
Le voci si mischiavano, si contrapponevano: ognuna voleva dominare l'altra.
Taehyung, che venne messo in ginocchio dinanzi a loro e con le mani già precedentemente legate dietro la schiena, cercó di nascondersi sotto la lunga frangia per la vergogna che provava.
"Non ho nulla da perdere...Non ho nulla da perdere" si ripeteva incessantemente.
«Un demone...Un demone innamorato
Gran parte delle figure incappucciate iniziarono a ridere guardando con astio Taehyung, la loro creatura prima perfetta ma ora contaminante e...Debole.
«Sai, Kim, spero molto che ci sarai utile anche dopo quello che ti faremo»
«Non odiarci, mh
Senza preavviso, venne tirato su da due demoni che lo guardavano con aria dispiaciuta e ricca di rammarico.
Non che Taehyung li conoscesse, ma infondo i demoni erano tutti compagni e vedere uno di loro sotto processo non era mai un bel spettacolo.
Soprattutto se sapevano già quale sarebbe sta la sentenza.
Taehyung all'inizio sembró non comprendere, ma poi tutti si fece chiaro.

BECAUSE OF YOU - VMWhere stories live. Discover now