III

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Giugno 2016

L'estate era ormai alle porte: il caldo asfissiante iniziava già a farsi sentire dai primi giorni di giugno.
Tutti i telegiornali informavano di come quest'estate sarebbe stata la peggiore: la più calda di sempre.
Come al solito.

Il sole picchiettava sulla finestra, un piccolo raggio si introdusse all'interno della stanza infrangendosi sul viso del povero mal capitato e disturbandogli il sonno.
Un ragazzo si trovava disteso su un letto da una piazza e mezza dalle lenzuola bianche e soffici come nuvole.
L'ambiente circonstante era anch'esso bianco: un grande armadio si ergeva alla destra della stanza accompagnato al suo fianco da uno specchio lungo mentre, vicino a questo, vi era un piccolo comò dove un telefono non smetteva di suonare.
Tutta la stanza era decorata da foto di piccola taglia: tutte raffiguravano momenti felici della vita del ragazzo, momenti che erano segretamente custoditi anche all'interno del suo cuore.
Il ragazzo iniziò a strizzare gli occhi massaggiandoli con il dorso della mano e, sbadigliando sonoramente, si diresse al bagno.
Si fissò allo specchio domandandosi se dovesse proprio andare all'università quella mattina.
«Stanco...» pronunció il ragazzo biascicando, in seguito, parole sconnesse di cui nessuno avrebbe mai colto il significato.
Era stanchissimo e di certo il suo aspetto non lo nascondeva:
gli occhi scuri e rossicci erano circondati da pennellate bluastre, quasi viola.
Ritornò in camera, non prima di essersi fatto una doccia, e decise svogliatamente i vestiti che avrebbe indossato: semplici jeans neri con una t-shirt bianca e delle scarpe del medesimo colore base.
Si diede una veloce occhiata alla specchio e poi una volta pronto si affrettò a prendere tutto l'occorrente che gli sarebbe servito quella mattina.
Una volta chiusa la porta di casa, come da routine, si incamminò verso l'entrata della metro che distava relativamente poco dalla sua abitazione.
Infatti, l'aver comprato un appartamento lí, non era del tutto causale: poteva prendere la metro velocemente, che gli serviva per l'università, e poco più avanti si trovava una fermata di un autobus, ossia quello che usava per andare a lavoro.
Si affrettò a marcare il suo biglietto e una volta entrato all'interno del vagone si tranquillizzò.
"Prendere la metro con questo caldo dovrebbe essere illegale"
Pensò il ragazzo mentre cercava di darsi un po' di sollievo passandosi la mano all'interno dei capelli per spostarli all'indietro.
Jimin si affrettò a scendere dal veicolo e si diresse verso l'università.
A passo svelto stava per entrare, ma ad un tratto udì una leggera voce che lo chiamò.
Istintivamente sorrise: era di sicuro lui.
Un ragazzo alto più o meno come lui, dai capelli di un improponibile color menta gli si avvicinò facendogli un cenno del capo a mo' di saluto.

«Yoongi-hyung, buongiorno!» lo salutò felicemente.
Yoongi gli sorrise e mentre parlavano- o meglio...Jimin parlava dato che le conversazioni, soprattutto quelle fatte di mattina, non erano molto amate da Yoongi- e si avviarono verso l'entrata dell'istituto.






La mattinata era stata piuttosto pesante, Jimin era stanchissimo e non vedeva l'ora che la giornata terminasse così che potesse finalmente riposare e dormire quanto voleva.

Le giornate si stavano allungando: erano le sei di sera ma sembravano ancora le tre del pomeriggio per l'intensità della luce che il sole emanava.

Jimin era arrivato in orario per il suo turno di lavoro: lavorava in un modesto ristorante (che si divideva anche nella sezione bar) come cameriere, la paga era piuttosto buona e i clienti, così come lo staff, erano molto gentili: non c'era nulla di cui lamentarsi.
Il ragazzo, avendo indossato già la divisa nera e bianca, si diresse verso le cucine dove un suo hyung molto più alto di lui sventolò energicamente la mano per salutarlo.
Jimin gli si avvicinò e i due iniziarono a chiacchierare prima dell'inizio dell'orario di cena.
Aveva conosciuto Jin-hyung quando era ancora un cameriere part-time.
I due si erano subito trovati in sincronia e insieme si divertivano sempre molto, facendo così pesare di meno le ore di lavoro.

BECAUSE OF YOU - VMWhere stories live. Discover now