II

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1995

Era una fredda e piovosa giornata di ottobre: le nuvole coprivano interamente il cielo ormai spoglio di qualsiasi colore, l'aria fredda accarezzava gli alberi facendoli ondeggiare lievemente mentre piccole lacrime provenienti dal cielo bagnavano l'asfalto.
Una donna si trovava in una stanza bianca e spoglia, ma piena di gioia e felicità: al suo petto si trovava un piccolo essere che si lasciava accarezzare e si abbandonava alle cure della madre.
Oggi era il giorno: il suo bambino era nato.
Era un piccolo maschietto dagli occhi piccoli e un grazioso nasino.
La donna pianse ancora, era così stanca, ma vedere quella piccola creatura tra le sue braccia le dava una forza incredibile.

«Jimin, Jimin, Jimin»

Chiamava più e più volte il suo nome con una tale dolcezza da far scogliere chiunque.

«Ti piace il tuo nome, piccolo mio?»

Il bambino si rannicchiò e si avvicinò al calore della madre addormentandosi.



1999

L'allegro vociare dei bambini, il sole alto nel cielo, il continuo cinguettio degli uccelli di primo mattino.
Una donna dai capelli corvini e dalla pelle nivea portava suo figlio, mano nella mano, verso un enorme edificio verdastro.

«Jiminie, farai il bravo vero? La mamma starà qui ad aspettarti però fai il bravo, intesi?»

La dolce voce della madre fece annuire con vigore il piccolo bambino al suo lato, che sentiva già le lacrime agl'occhi, ma si ripromise di non piangere: i maschietti forti non piangono mai.

La madre lasció la mano del piccolo e lo incitó a entrare all'interno dell'immenso istituto.

"I maschietti non piangono"
Questo si ripeteva il bambino, cacciando con forza le lacrime che minacciavano di uscire.

Quel giorno, al contrario di quel che pensava, Jimin si divertí molto: fece amicizia con molti suoi compagni di classe, le maestre erano buone e gentili e ricevette molti complimenti per i suoi colorati disegni.

«Mammina» urló il bambino una volta vista la donna.

«Jiminie, come è andata?» la madre si avvicinò e si inginocchiò per accarezzagli dolcemente il viso.
La donna era preoccupata: era rimasta tutto il tempo a pensare al suo piccolo...Chissà se si era trovato bene, se magari aveva già fatto amicizia.
Il suo Jiminie era dolce e sempre gentile, non avrebbe mai avuto nessun tipo di problema...Giusto?
Mentre la donna si torturava con questi pensieri il piccolo Jimin le depositó un leggero bacio sulla guancia destra, sorridendo appena e iniziando a raccontare la sua piccola avventura mentre gesticolava energicamente.
La madre lo ascoltó con interesse e, una volta presa la mano del piccolo, i due si incamminarono verso casa.



2011

Jimin si trovava di fronte la casa di uno dei suoi migliore amici: Jungkook. 
Il corvino aveva fatto amicizia da subito con lui: era un ragazzo simpatico ed esuberante però sapeva essere anche serio e sapeva dare ottimi consigli seppure fosse più piccolo di lui di pochi anni.
Lo conobbe ad un corso extra.

Il corvino si era iscritto ad un unico corso: teatro.
Gli era sempre piaciuto e si divertiva molto a recitare sul palco interpretando azioni e comportamenti di altre persone.
Il primo giorno conobbe questo ragazzo: moro, silenzioso e si vedeva chiaramente che era del primo anno.
Jimin lo trovava molto carino, gli ricordava lui due anni prima: era così teso e in ansia e così gli venne voglia di iniziare a parlagli.
Jimin gli si avvicinò e così iniziarono a parlare del più e del meno.
Dal quel giorno i due divennero inseparabili.
Jungkook era un ragazzo simpatico, anche se dopo oramai molti anni di amicizia egli non aveva più alcun tipo di rispetto nei riguardi del corvino e
Jimin lo stuzzicava spesso su questo dicendogli di portare più rispetto per il suo hyung ma ormai lo diceva più per scherzo che per altro.

BECAUSE OF YOU - VMWhere stories live. Discover now