8 Capitolo

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~ Christian ~

Quelle lacrime scendevano senza tregua dai miei occhi. Avevo il respiro affannoso, e la mia testa iniziò a fare sempre più male. Mi chinai in due per il dolore.
Faceva un male assurdo.
Sentivo la voce preoccupata di Marco, ma non riuscivo a parlare .
Avevo il cuore che mi martellava dentro, e procurava un malessere  al petto.

Mi sentivo morire.
Le gambe mi tremavano.
Non riuscivo a respirare regolarmente.

Stavo avendo un attacco d'ansia.

Non era il primo che avevo, ne ho avuti tanti in questo periodo, ma quello era il più brutto in assoluto.

La vista iniziò ad annebbiarsi, troppe lacrime scendevano sul mio viso, e non avevano intenzione di smettere.
La testa iniziò a girare così tanto da vedere la strada completamente deformata.

E Vomitai.

Vomitai, con tutta la forza che avevo in corpo, tutto l'alcol che avevo bevuto. E forse volevo buttar via anche tutta la mia frustrazione.
Sentivo la mano del mio amico battere delicatamente sulla schiena.
Percepivo un senso di abbandono invadermi dentro, e le forze iniziarono lentamente a lasciare andare il mio corpo, la testa cominciò a pulsare ancora più forte ed i miei occhi si abbandonarono al buoi della sera.

Mi ritrovai sdraiato su di un letto che non era il mio, e sulla testa avevo poggiato un salvietta bagnata, forse deliravo nel sonno?

Sbattendo le palpebre, cercai di mettere a fuoco la stanza. Non era casa di mia madre, ma aveva qualcosa di familiare. Girai il viso verso il comò e notai una foto, ritraeva me e Mattia che ridevamo felici, durante il nostro giorno di laurea.

Quindi questa casa è quella di Mattia?

Perché mi trovo qui?
Perché adesso mi trovo nella sua stanza da letto?
Perché Marco mi aveva portato qui e non a casa mia?

Ero confuso.
Totalmente smarrito.

Cercai di alzarmi ma la testa girava ancora, quindi rimasi un altro pò sdraiato, aspettando che la giostra finisse il suo giro.

Da dietro la porta sentivo delle voci giungere nella stanza, anche se lontane, erano perfettamente udibili.

Mattia e Marco stavano parlavano.

Di me.

<< perché l'hai portato qui? >>
<< ha avuto un attacco, dove dovevo portarlo se non da te?>>
<< Marco da sua madre, ha una famiglia>>
<< Mattia sai benissimo che la sua famiglia sei tu>>
<< non più >>
<< Mattia stava piangendo, ci sarà un motivo no? >>
<< non lo so >>
<< non ha mai pianto per nessuno e lo sai bene >>
<< lo so benissimo, ma non posso fare niente, niente lo capisci ?  >>

Stavano discutendo animatamente. Sentivo la voce di Mattia rompersi ad ogni frase, era in procinto di piangere, si leggeva dal tono di voce strozzato.

Perché Mattia sarebbe la mia famiglia?

Perché mi trovo in questa casa?

Ero profondamente deluso.

Le persone che dovrebbero assistermi in questo momento, mi tenevano all'oscuro di qualcosa.
Da mia madre ai miei amici, tutti mi stanno nascondendo qualcosa. E non capisco il senso. Non dovrebbero aiutarmi ? Invece sono i primi a non dirmi niente.

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