Capitolo settimo

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Lawrence sentì dei passi riecheggiare lungo l'oscuro corridoio; erano lenti, delicati e a tratti incerti. Si chiese se forse qualcuno avesse dato l'ordine alle guardie di tornare a sorvegliarlo. Ma no, sapeva bene a chi appartenevano, soltanto che non riusciva ad ammetterlo a se stesso.

Camilla lo guardò attraverso le sbarre ; il vestito lungo e ricamato lungo la cucitura della gonna chiara e la sua pelle ambrata che riluceva per il riflesso della luce. Lawrence riusciva a sentire il profumo della ragazza fin lì. La studiò, corrucciato nell'angolo più distante della cella, poi decise che fosse arrivato il momento di parlare.

«Che c'è?» chiese con una punta di amaro sarcasmo «Adesso ti faccio paura?»

Ma Camilla non rispose, e ciò spinse il brigante ad alzarsi da terra e ad incamminarsi in direzione delle sbarre. Mano a mano che la luce delle torce gli andava illuminando il viso, qualcosa, negli occhi della ragazza, cominciava a vacillare.

Lawrence mise le mani attorno alle sbarre e la guardò; nella stanza soltanto il rumore dei loro respiri.

«Ti ha toccata?»

Camilla si allontanò appena, accigliata «Peter?»

Il brigante annuì.

«Oh, Dio, no!» esclamò la ragazza, portandosi una mano alla bocca «Certo che no!»

Lawrence scoppiò a ridere e scosse con disappunto la testa «sembri davvero attratta dal tuo futuro marito, mia Lady» la canzonò, senza smettere di sorridere.

Camilla, imbarazzata, si avvicinò per sussurrare qualcosa al brigante «che resti tra me e te, ma...il mio futuro marito sembra tutto fuorché un uomo».

Lawrence tornò a ridere e poi disse «il tuo segreto morirà con me, promesso!»

Ma la Lady s'irrigidì e perse qualsiasi traccia di divertimento «smettila, non devi parlare così!».

«Che cosa vuoi che ti dica?»

Il respiro della ragazza si era fatto più frettoloso e la sua voce più stridula «che...che non permetterai che ti uccidano! Che scapperai e...non lo so, Lawrence, ma non voglio che tu muoia».

«Ehi» la chiamò il brigante, sollevandole la testa attraverso le sbarre «non devi piangere per me. Questa è la vita che ho scelto, e sono sempre stato consapevole delle conseguenze. Ho ucciso anche io, Camilla» il nome che scivolò via dalla sua lingua, come accarezzato dal suo tono dolce e rassicurante «e ho fatto tante cose, sbagliate, che mi hanno portato fin qui...una tra queste è stata catturarti».

La ragazza prese la mano del prigioniero e la fermò sulla sua guancia, lì dove le lacrime avevano tracciato invisibili sentieri. Il palmo era caldo ma al tempo stesso incerto, fino a che Camilla non lo spinse con più decisione sulla sua stessa pelle.

«Mi dispiace» gli disse la ragazza, gli occhi lucidi che scrutavano in quelle iridi verdi e sporche, per via della notte «sono certa che in un'altra vita, forse...»

Lawrence sorrise, il suo cuore che pulsava veloce come lo sbattere delle ali di un uccellino «oh, non credo che ti sarei piaciuto comunque».

«E perché?»

Il ragazzo si morse il labbro «perché non sarei stato questo...»

Le porte che conducevano alla prigione si spalancarono, facendo sussultare i due, che si allontanarono di scatto l'uno dall'altro.

«Tempo scaduto, mia Lady» l'avvisò una delle guardie.

Camilla si portò una mano al cuore che ancora tremava per lo spavento «arrivo, arrivo».

The Jaguar of BlackgrapesWhere stories live. Discover now