"Guarda che bella la sabbia! E' così calda!"

Lydia rise, e così fece anche Stiles.

"Quel tipo dell'autobus ci ha guardato male per tutto il tempo."

La bimba si portò il dito sotto al mento e lo picchiettò, per ottenere un'espressione pensierosa.

"Era solo geloso!" Sentenziò a braccia aperte, buttandosi di sedere sulla sabbia morbida.

"E' vero!"
Stiles rise, poi seguì il suo gesto e si sedette al suo fianco.

I due bimbi cominciarono a chiacchierare, facendo sprofondare i piedini nella sabbia e aggiustando continuamente i capelli che venivano scompigliati dal vento.

Il sole non era fortissimo quella mattina, ma i raggi erano abbastanza luminosi da poter scaldare ogni cosa, anche le zone colpite dal vento.

C'era un'aria piacevole, né fredda e né afosa, che pian piano abbronzava le gote rosee della bimba.

Stiles, invece, assottigliava gli occhi per il sole e si tirava sempre su gli occhiali, sulle cui lenti ogni tanto volava qualche granello di sabbia.

"Questo posto mi porta sempre tanti pensieri."

Lydia, con le mani che prendevano e rilasciavano cumoli di sabbia, si girò verso il moro curiosa.

"Belli o brutti?"
Stiles alzò le spalle, tenendo lo sguardo su quell'enorme distesa azzurra.

"Entrambi, credo."

D'un tratto, senza neanche avvisare, il sole sparì: si nascose dietro le nuvole, raffreddando l'aria che ora era soltanto in balia del vento.

I due bimbi alzarono gli occhi di scatto, osservando come minuscoli raggi solari riuscissero ancora a superare la barriera delle nuvole.

"Si è fatto nuvoloso."

Lydia annuì, ma senza rispondere, troppo impegnata a vedere ciò che aveva trovato nella sabbia.

"Guarda, una conchiglia!"

Stiles si voltò verso la rossa, distogliendo lo sguardo dal cielo, poi una lieve espressione di disgusto gli attraversò il viso.

"Lydia, sai che odio le conchiglie!"
"Stiles, ma questa è bellissima, è rosa!"

La piccola, entusiasta, si rigirava il guscio tra le mani con la bocca semiaperta, pensando fosse una delle conchiglie più belle che avesse mai visto.

Stiles sospirò, arrendendosi al suo entusiasmo, quando si accorse di una gocciolina d'acqua che, d'un tratto, s'era andata a poggiare sulla punta del suo naso.

"Lydia."

Stiles si rimise al piede le scarpe e chiamò il suo nome, ma la piccola era troppo impegnata a passare il polpastrello del pollice sui bordi frastagliati della sua nuova scoperta.

"Lydia, una goccia di pioggia. L'hai sentita?"

La rossa alzò lo sguardo mentre si riinfilava le scarpe e, quando stava per riabbassarlo, una piccola goccia le raffreddò la guancia destra.

"Sì, ho sentito, ma sarà una cosa passeggera."

Stiles, sentendo come la frequenza delle gocce che gli colpivano la testa aumentava, non era affatto sicuro di quell'affermazione.

"Lydia, dobbiamo andare." Disse, alzandosi in piedi.
"Dai Stiles, ora smette!"

Le parole della bimba vennero interrotte da un tuono, che quasi le fece accapponare la pelle.

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