Nove anni prima.
"Tanto corro più veloce io!"
Le ciocche di capelli rossicci le accarezzavano il viso, mosse dal vento che odorava di salsedine.
Il mare d'inverno era una delle cose più belle che si potessero vedere: le onde frastagliavano la lontana linea dell'orizzonte, la schiuma del mare era bianca come le piume dei gabbiani.
Il sole non scottava la nuca, la sabbia non bruciava le piante dei piedi: era fresca, si direbbe quasi fredda sulla riva, là dove il mare la bagnava ripetutamente.
I piedi della piccola erano ricoperti di sabbia chiara, quasi bianca come il suo incarnato, e, mentre correva più veloce che poteva, il suono del fiato corto rimbombava nelle sue orecchie insieme alle grida dei gabbiani e al rumore delle onde.
"Ti piacerebbe, Lydia, ma tanto ti sto solo facendo vincere!"
E invece non era vero. Non la stava facendo vincere; il giovane Stiles Stilinski stava cercando di correre più veloce che poteva e sapeva che Lydia era più veloce di lui, solo non pensava dovesse farglielo sapere.
Il bimbo non era mai stato molto atletico, per questo non era riuscito ad entrare nella squadra di baseball della scuola.
Gli occhiali gli scivolavano dal naso e cercava di mantenerli mentre correva, non poteva dire però per quanto avrebbe resistito.
Invece, la piccola Lydia Martin, sfrecciava come un treno, sembrava volasse sulla sabbia e che non avesse intenzione di fermarsi, certo non per farsi superare dal suo migliore amico.
"Stop, mi arrendo, non ce la faccio più!" Stiles si fermò di scatto buttandosi in ginocchio sulla sabbia, con una mano ad asciugare il sudore e l'altra a mantenere gli occhiali. Lydia sentì quelle parole di vittoria, fece qualche passetto all'indietro e poi si girò verso il suo amico.
"Sembri una formica da qui, posso tenerti tra le dita!" La piccola, con spavalderia, chiuse un occhio e allungando la mano cercò di prenderlo tra le sue dita, come faceva con la luna di notte.
"Hey, io non sono una formica!"
Lydia iniziò a saltellargli incontro con fierezza e orgoglio, quasi come a prenderlo in giro, perché tanto aveva capito col tempo che Stiles non le avrebbe mai detto niente: sapeva che le voleva troppo bene, come gliene voleva lei.Si sedettero l'uno accanto all'altro, cercando di recuperare il fiato. Gli piaceva guardare il mare, dava loro un senso di tranquillità e la sensazione che niente sarebbe cambiato, forse solo il ritmo delle onde.
Non parlavano in quei momenti, arricciavano le dita dei piedi nella sabbia e accoppavano le mani affondandole tra quei granelli che infine venivano rilasciati al vento.
Ogni tanto trovavano qualche conchiglia scavando a fondo con i piedi, ma a Stiles le conchiglie non piacevano: diceva che erano solo la casa di qualche mollusco morto, e la cosa gli faceva un po' schifo - non come i broccoli, però: quelli gli facevano schifo sul serio - .
Lydia, invece, amava le conchiglie, a casa ne aveva una scatola piena dove conservava le più colorate. Ne andava sempre a caccia con la mamma e, quel pomeriggio, con l'unghia del pollice toccò una conchiglia particolarmente bella.
La prese tra le mani cercando di liberarla dalla sabbia bagnata che non se ne andava mai, soprattutto dalle scarpe, e poi la fece vedere al suo grande amico.
"Guarda, Stiles!"Stiles si girò con un'espressione un po' contrariata alla visione della conchiglia. "Guarda che bella! È arancione!"
Il giovane si alzò gli occhiali più su e guardò prima il guscio colorato e poi Lydia, che lo osservava affascinata.
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Back to the start
FanfictionStiles e Lydia erano come due pianeti differenti che viaggiavano sulla stessa orbita: separati ma costantemente inseparabili. Erano luce e buio, un unico, due opposti che vivono in virtù dell'altro, ed entrambi avevano la certezza che niente sarebbe...