10.

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La mattina dopo Stiles Stilinski era arrivato a scuola abbastanza in anticipo, un quarto d’ora prima della campanella della prima ora, e ne aveva approfittato per riparare la copertina del libro di storia, che s’era strappata il giorno prima.

La scuola, con il passare dei minuti, si era progressivamente riempita e l’atrio ora pullulava di ragazzi che camminavano chi in una direzione, chi in un’altra.

L’anta dell’armadietto di Stiles venne chiusa di scatto mentre il ragazzo si stava chiudendo la zip della felpa e, d’un tratto, l’immagine di Jughead gli apparse davanti al volto.

“Jughead?”
“Esattamente.”

Il batterista aveva la schiena poggiata sull’armadietto adiacente a quello del moro e teneva le braccia incrociate, con aria di sufficienza.

“Lunedì dopo la scuola voglio risentirti, insieme a quella rossa.”

Stiles, dapprima senza capire, gli rivolse un’espressione interrogativa aspettando che il ragazzo si spiegasse.

“La rossa. La tua amica rossa.” Precisò, per potergli far capire.

“Lydia? Cosa c’entra Lydia? Lei non aveva fatto le audizioni.”
“Sì, lo so, ma nonostante abbia cantato due note scarse ci è sembrato avesse una buona intonazione, ma non ne siamo sicuri: né di lei e né di te.”

Il ragazzo, con la bocca semiaperta e un po’ sorpreso, si rialzò gli occhiali sulla parte superiore del naso.

“Quindi è come una seconda audizione?”
“Sì, se a lei interessa ci vediamo in auditorium Lunedì, altrimenti aspetto comunque solo te. Archie non ci sarà, quindi vi conviene prepararvi, perché non sono buono come lui.”

Ci fu una breve pausa nella quale i due si guardarono quasi con aria di sfida, come se Stiles volesse dimostrargli quanto in realtà valesse.

“Bene, ci vediamo.”

Jughead, senza neanche un gesto di saluto, girò i tacchi e andò via, lasciando Stiles in preda ai pensieri.

“Lyds, stai benissimo!”

Richiamato dalla voce di Allison e da quel soprannome tanto familiare, il ragazzo si girò, senza emettere un sol suono.

Lydia era appena entrata e stava varcando i corridoi, godendosi i suoi primi momenti da cheerleader ed indossando la sua nuova uniforme.

Fece una piccola piroetta di fronte alla sua migliore amica, per poterle far ammirare al meglio il completo, e nel frattempo la stretta coda di cavallo biondo fragola volteggiava insieme a lei.

La divisa era semplice: una magliettina bianca di cotone arricchita da un paio di maniche a tre quarti blu elettrico e dei pantaloncini dello stesso colore.

Il blu s’era sempre abbinato alla perfezione alla sua chioma rossiccia e i richiami dorati dei calzettoni bianchi si sposavano col verde dei suoi occhi.

Stiles si prese qualche istante per osservarla, come se intorno non ci fosse nessun’altro oltre che lei.

La prima cosa che notò fu come il sorriso della rossa sembrava più sgargiante e come i suoi occhi ridenti diventassero quasi del colore dell’erba, illuminandole il viso scoperto dai capelli che erano stati tirati indietro.

D’un tratto, lo sguardo di Lydia si fermò su quello di Stiles, nel momento in cui lo notò mentre sostava vicino al suo armadietto.

Il ragazzo, fermandosi al contatto, d’istinto deformò le labbra in un sorriso d’immane tenerezza, e Lydia non poté far altro che ricambiarlo, perché alla fine era solo grazie a lui se ora poteva riuscire a sentirsi così.

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