4.

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Lo sguardo di Lydia si soffermò sullo stipite della porta, dove in riga erano segnate tante piccole tacchette nere, accompagnate da vari numeri.

"Ti ricordi ancora, vero?"

Stiles s'alzò dal letto e s'avvicinò a lei prestando attenzione nel suo stesso punto, ricordando tutti i momenti in cui suo padre aveva misurato l'altezza dei tre bambini. 

Stiles fece scorrere l'indice lungo lo stipite e gli venne in mente ogni volta in cui aveva cercato d'alzarsi sulle punte per imbrogliare suo padre e ogni tacchetta che era stata disegnata, accompagnata dall' età e dall' iniziale del nome, per distinguerli.

"Guarda, qua ero più alta di te!"

Lydia sorrise indicando la tacca che indicava i suoi lontanissimi otto anni, ma Stiles sbuffò prendendola in giro.

"Mi faceva male il collo e lo tenevo abbassato, quel giorno, per questo i dati non sono obiettivi."
"Ma smettila, eri un nanetto!"
"E tu una mozzarella."
"Io non ero una mozzarella!"
"Infatti lo sei ancora."

Lydia, con un'espressione contrariata, lo osservò mentre altezzoso si risiedeva sul materasso a mani incrociate ed aspettava una sua risposta, che stranamente non arrivò.

La ragazza, d'un tratto, si voltò di nuovo verso lo stipite e un lampo di tristezza e nostalgia le attraversò il viso.

"Nessuno di noi due era il più alto."

Stiles annuì volgendo gli occhi in basso, inarcando le labbra in un sorrisetto amaro.

I due rimasero in silenzio, poi Lydia, per smorzare l'atmosfera, prese le lenzuola piegate che Claudia aveva lasciato a Stiles su una pila di scatole e gliele buttò addosso.

"Muoviti, aiutami a metterle."

Stiles si riprese liberandosi dalle lenzuola, prendendo il coprimaterasso e cominciando a metterlo sugli angoli superiori del letto, mimando i gesti di un soldato con la sua brandina.

"Signorsì, signora Martin!"
"E io che pensavo fossi intelligente nonostante tutto."

Lydia s'accostò al materasso coprendo gli angoli inferiori e stendendo bene il lenzuolo, passando poi a quello superiore.

In pochi minuti i due fecero il letto e misero il cuscino al suo posto, in modo che fosse pronto per la notte.

"Ragazzi, ma siete qui?"

Claudia entrò nella stanza sorpresa di vedere i due ragazzi seduti sul letto insieme come se il tempo fosse stato fermato anni prima, e si meravigliò ancor di più nel notare che erano state messe le nuove lenzuola, capendo poi che ci doveva esser stato un aiuto d parte della rossa.

"Lydia, Stiles, vi stavamo aspettando."
"Lo so mamma, Lydia me l'aveva detto, ma le ho chiesto aiuto per la stanza."

La ragazza si era scordata di tornare a casa poiché non  s'era nemmeno accorta quanto il tempo fosse passato e che lancette si fossero messe a girare instancabili.

Claudia, rimanendo sullo stipite della porta, li osservò quasi commossa e portò loro due bicchieri di succo di frutta, poi chiuse la porta e andò al piano di sotto.

Stiles posò il libro sul cuscino, aperto nel punto in cui l'aveva lasciato, e s'alzò per cominciare ad aprire una scatola.

Lydia, nel frattempo che aspettava che Stiles aprisse le scatole, poiché non voleva essere indiscreta nell'aprirle da sola, mise una mano sul lenzuolo e la trascinò per eliminarne una piccola pieghetta, mentre la memoria le giocava brutti scherzi.

D'un tratto, Stiles si girò verso di lei, con un libro tra le mani e glielo mostrò sorridendole.

"Guarda che ho trovato."

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