XXXIX

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-Prego accomodati, fa come se fossi a casa tua- mi dice aprendo la porta e lasciandomi passare per prima.
-Grazie..- faccio qualche passo andando verso il divano grigio in pelle che campeggia al centro dell'open space e mi tolgo le scarpe -penso che farò proprio come mi hai detto- gli dico e lui sorridente come sempre mi avvicina e mi dà un bacio veloce.
-Vieni che ti faccio vedere il resto della casa, l'altra volta non ho avuto modo di mostrartela- mi prende la mano e mi porta in ogni stanza. La casa è abbastanza grande per essere abitata solo da lui, ha un grande open space all'ingresso con cucina a vista e salone super attrezzato, due camere per gli ospiti, la sua camera da letto con bagno privato, un bagno patronale e una cabina armadio. Per non parlare del terrazzo bellissimo che circonda la casa e del garage.
-È bellissima, chi te l'ha fatta prendere?-
-Kalidou, lui mi ha fatto da agente immobiliare.. ci abitava lui prima che nascesse il piccolo- mi spiega.
-Ah ecco capisco.. è davvero bella, complimenti- gli sorrido e lui mi prende le mani tirandomi in camera sua.
-Qui di solito non ci porto nessuno..- mi dice sedendosi sul letto e avvicinandomi a lui.
-Mi sento onorata allora- mi abbasso lentamente e appoggio le mie labbra alle sua, per una volta sono io a baciarlo e credo che lo farò più spesso.
Mi siedo su di lui mettendo le gambe ai lati del suo corpo e le sue mani sono subito ovunque ci sia la mia pelle scoperta dal vestito ancora più corto del solito a causa della posizione in cui sono. Ci baciamo con sempre più trasporto, ci lasciamo talmente andare che senza neanche accorgermene mi trovo sdraiata su di lui con le mani sotto la sua maglia e le sue mani che scivolano dai miei fianchi al fondoschiena e poi alle gambe. Quando riacquisto un barlume di lucidità mi accorgo che lui è molto eccitato. E quando dico molto intendo che sento la sua erezione spingere sulla mia gamba talmente forte che mi fa quasi male.
-Adam..- lo chiamo ma come al solito la convinzione in queste situazioni non è proprio il mio forte. Continuo a baciarlo e a chiamarlo ad intermittenza fino a quando si ferma e mi guarda negli occhi ancora con l'affanno e il petto che gli sale e scende come se avesse appena fatto una corsa.
-Dimmi bonbon- sussurra baciandomi la punta del naso.
È così bello da questa prospettiva, così semplice eppure così unico. I capelli ondulati e scuri perfettamente tirati di lato, un po' scombinati dopo gli ultimi minuti di effusioni, gli occhi neri e profondi che cercano di carpire qualcosa dai miei, il filo di barba perfettamente curato, tutto in lui mi piace.
-Meglio se ci fermiamo un attimo, sei..- guardo verso il basso -un pochino eccitato- dico coprendomi il viso con le mani e rotolando accanto a lui.
Ridacchia divertito e si gira dal mio lato appoggiandosi ad un fianco.
-Capita quando una bella ragazza come te mi si struscia addosso- dice malizioso, sfiorandomi le labbra con un dito.
-Non mi stavo strusciando!- rispondo quasi offesa.
-Ah no? A me così sembrava..-
-No, ci stavamo baciando e basta-
-Hai ragione, scusa. I miei addominali ti sono piaciuti?- ammicca prendendomi in giro ed alzandosi leggermente la maglia per mostrarmeli. Vorrei tanto non guardare ma proprio non ce la faccio, i miei occhi sono come calamitati da qualsiasi parte del suo corpo.
-Si non lo nego, ma non mi stavo strusciando-
-Va bene allora ero io a strusciarmi su di te- sbuffa roteando gli occhi verso l'alto -E se vuoi lo rifaccio volentieri..- termina con un sorriso.
-No, non mentre stai così- indico di nuovo tra le sue gambe e lui scoppia a ridere.
-Bonbon stai tranquilla che non faccio niente, so ancora controllarmi quanto basta- mi dice mettendosi così vicino a me da far sfiorare i nostri nasi -anche per stasera tornerai a casa vergine, te lo prometto- mi bacia le labbra e torna a sdraiarsi scuotendo la testa divertito dalla nostra conversazione.

Lui ci scherza su questa cosa ma per me non è uno scherzo, sono vergine davvero. Non me ne vergogno e non me ne faccio un problema, il momento giusto e soprattutto la persona giusta arriveranno, mi tocca solo aspettare.

Mi alzo dal letto e mi dirigo verso l'armadio. Non è molto grande perché ha la cabina armadio nel corridoio, ma sono comunque curiosa.
-Posso?- gli domando indicando un'anta. Lui annuisce e appoggia le mani dietro la testa per vedermi meglio.
Apro le due ante e mi ritrovo una decina di pantaloni blu scuri stretti fino alle caviglie e delle polo in coordinato piegate su una mensola.
Tutto in perfetto ordine, come se questi vestiti non li avesse mai indossati.
-Non li ho mai messi quelli da quando sono qui, piacevano a Sarah- mi dice confermando in parte la mia teoria.
-E a te non piacciono?- giro la testa verso di lui cercando di non fargli notare il mio leggero turbamento.
-In generale no, non amo questo modello. Li ho messi qualche volta per farla felice- mi spiega.
-E perché sono ancora qui?- chiudo l'armadio e lo raggiungo sedendomi accanto a lui.
-Non mi interessa più Sarah se è questo che vuoi sapere- risponde tranquillo accarezzandomi la schiena.
-E perché li conservi?-
-Per ricordare a me stesso che non posso rendere felice altri se prima non lo sono io- spiega mettendosi seduto e sorridendo debolmente, come se le parole che mi ha appena detto gli facessero male al cuore.
A volte dalle cose che dice mi sembra un altro Adam, non quello malizioso e determinato di sempre ma un Adam che ha sofferto e che soprattutto ha imparato dai suoi errori, molto più maturo.
-Sono pienamente d'accordo con te- dico e mi appoggio alla sua spalla rilassandomi sotto le sue carezze.

thisCrush | Adam Ounas Where stories live. Discover now