CAPITOLO QUATTRO

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DATA: 14 OTTOBRE 1962

                    L'ALLENAMENTO EBBE INIZIO il giorno successivo a quando Kalypso si rifugiò nella sua stanza, tremante in un angolo memore delle ore sprecate in cella a marcire pensando a modi in cui porre una fine all'arma che era la sua esistenza. La distruzione, era ciò cui aveva sempre pensato. La salvaguardia di se stessa era qualcosa che doveva ancora apprendere.

Come essere più forte del dolore che l'avrebbe spezzata il giorno successivo. Abbracciare il suo corpo minato dai tagli e dalle ferite di arma da fuoco e non fu più facile di quanto si aspettava. Si stava preparando per la parte più difficile, ovvero il dolore che con il tempo era tramutato in insensibilità. Ma ciò non placò comunque la sua paura irrazionale.

Strinse con forza i pugni e si diresse verso la cucina, come un'ombra proiettata sui muri che non venne notata. Charles ed Erik se n'erano andati presto, presumibilmente per affinare le loro abilità da qualche altra parte. Da dietro al bancone osservò i quattro giovani più giovani seduti al tavolo.

Inclinò la testa in reazione alle loro pigre chiacchiere, e l'ex assassina si allungò verso il vaso di biscotti davanti a lei e la tirò verso di sé facendo fare attrito alla confezione di vetro sul bancone di marmo. Non era sua intenzione, ma così facendo ottenne l'attenzione dei quattro ma finse il contrario.

"Oh! Ciao" disse Raven girandosi sulla sedia per guardare Kalypso. Capii che la bionda era un po' a disagio con l'indistruttibile discrezione della ragazza, ed i due mutanti accanto a lei condividevano la sua sensazione. Alex invece rimase illeggibile come sempre, ma al contrario ciò lo rese più comprensibile di quanto avrebbe mai pensato.

"Hey" rispose Kalypso con disinvoltura, e mentre metteva su un tovagliolo qualche biscotto al cioccolato, notò con la coda dell'occhio che l'espressione di Alex si era irrigidita ulteriormente. A Kalypso non piaceva qualsiasi cosa fosse che gli stava dando tanto fastidio. Non le piaceva essere all'oscuro di cosa fosse. Qual'era il suo problema?

Ma come sempre lo tenne nascosto.

"Vuoi del caffè?" chiese Sean svuotando l'intero pacchetto di zucchero nella sua tazza.

"Non bevo caffè. Ma grazie"

"Se lo dici tu" rispose facendo spallucce chiudendo la questione. "Charles vuole farti vedere una cosa. Ha chiesto di raggiungerlo fuori"

"Ha solamente detto 'fuori'?"

"Non lo so. Credo di sì"

Kalypso fece spallucce e appallottolò i biscotti nel tovagliolo prima di rimettere il contenitore a posto. Ignorò lo sguardo ardente di Alex e se ne andò dalla cucina mettendosi i biscotti in tasca a tirandosi giù le maniche fino alle unghie.

Charles si trovava nel giardino anteriore, l'erba brillava della brina del mattino e si crogiolava sotto lo sguardo attento del sole che la colorava d'oro. Lui era di schiena e lei si difese dal sole alzando una mano davanti al suo viso. Sentiva già il calore darle fastidio sulla sua pelle di porcellana.

"Oggi inizieremo il tuo allenamento. Hank ci ha confezionato delle uniformi che proteggeranno le nostre aree deboli – deve ancora parlare con te del tuo prototipo"

"Quindi mi devi valutare?"

"No. So già cosa riesci a fare. Hai dimostrato di essere quella con più controllo delle proprie abilità assieme a Raven. Ma ci stiamo preparando per qualcosa che non hai ancora affrontato" sorrise guardandola ancora da lontano. "Sei stata prodotta per la distruzione, ma l'Organizzazione nella quale sei stata testata ha appena grattato la superficie della tua manipolazione subatomica. Oggi, farai l'opposto di ciò che loro pensavano avresti fatto ai loro ordini. Oggi creerai"

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