CAPITOLO UNO

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DATA: 11 OTTOBRE, 1962

SI RICORDAVA DI SENTIRE freddo.

Le vene viola erano sature di paura, e la pelle pallida era tesa attorno ai suoi muscoli bloccati. Le fluttuavano attorno visi di estranei ricoperti da mascherine da chirurgo e guanti, mentre occhi critici, distanti ed indifferenti la stimolavano pungendola con aghi spessi e pinze disinfettate.

L'avevano messa su di un tavolo di metallo immobilizzandole braccia e gambe mentre le avevano forzato qualcosa in gola e le avevano iniettato qualcosa che riconobbe come anestetico. Con il senno di poi avrebbe dovuto fare più attenzione al motivo per il quale avevano acquisito tali misure per placare la sua sofferenza, piuttosto che mostrare debolezza. Loro avevano paura. Avevano paura di una tale forza intrappolata nel corpo di una ragazzina. Avevano paura della minaccia che rappresentava una volta liberata. Avevano paura del genoma mutante in lei. Avevano paura del risultato dell'evoluzione che lei aveva incorporato, mentre tutti gli altri esperimenti erano falliti. Si ricordava di respirare pesantemente mentre gocce di sudore le rigavano le tempie ed il cuore minacciava di uscirle dalla cassa toracica, ed era preoccupata che il suo cuore le avrebbe aperto un varco nel petto. Si ricordava di non essere in grado di pensare.

Resa indifesa, Kalypso era vulnerabile. Le misure di contenimento erano inutili, dato che era troppo nel panico per usare le proprie abilità, ma lo avevano sicuramente fatto a scopo preventivo. La propria mente gridava aiuto, ma il suo sistema nervoso non riuscì a reagire. Si ricordava che dissero qualcosa, ma che lei non fu in grado di comprendere nemmeno una parola. Come se non si trovasse lì. Frammenti di frasi non completate le fluttuavano intorno, come eco di un incubo che la schernivano. Le sua mente era occupata da un rumore bianco che le impediva di dormire. Ed il suo cuore si era riempito di odio.

"-segni di mutazione."

"Inumana, ma non ancora mutante."

"Limbo."

"Mutazione artificiale."

"Specie geneticamente evoluta"

Tutti temevano qualcosa. Era un effetto collaterale di essere umani. Temevano lei, perché era qualcos'altro. Qualcosa che non pensavano mai di diventare. Era un mostro. Era potere. Ma anche lei temeva qualcosa. Solamente che era stata allenata nella famosa Elite, quindi aveva dovuto reprimere la propria paura così a fondo che non tornò più a disturbarla. Era la migliore. Era una sopravvissuta prodigio nell'arena degli assetati di sangue.

Fino ad ora.

Kalypso Argyris aveva paura del dolore. Loro non lo sapevano. Quindi la stavano sottoponendo a tutta questa serie di manipolazioni fisiche, emotive e psicologiche. La moltitudine di cicatrici lasciate sul suo corpo da tessuto rimosso come lettere d'amore, le ricordavano quale fosse il piano per lei. Incorporava tutto ciò che speravano potesse rafforzare il genere umano.

Ma alla fine non avevano ottenuto nulla di un valore prominente perché il suo corpo non stava dicendo loro niente. Non avevano fatto nessuna scoperta importante e le abilità che loro pensavano che lei serbasse rimasero irrivelate, lei rifiutò di condividerle con chi non se lo meritava. Quindi avevano cambiato tattica torturandola per raccogliere tali abilità.

Era noto che per diventare invincibile una persona doveva essere torturata nel peggior modo possibile. Ed era ciò che le stavano facendo. Perché non comandare lei, quando erano disponibili tecnologie avanzate in grado di detenere il potere?

L'avevano resa il soldato perfetto. Era stata distrutta in mille pezzi. E poi era guarita. Il processo si ripeteva. Ma quando qualcuno veniva dal niente, era niente, e rimaneva con niente, che cosa c'era da rompere?

fight club |ITA|Where stories live. Discover now