Scott e Stiles si riparavano dal palcoscenico, rimanendo dietro le quinte accanto al sipario aperto color rosso fuoco.

Stiles era l’ultimo a dover fare l’audizioni e, dalla sua postazione, aveva osservato gli altri partecipanti, notando come alcuni fossero maledettamente bravi.

La luce era puntata in pieno sul palco, facendo sì che non si potesse vedere molto della platea ma, nonostante ciò, Stiles aveva osservato per tutto il tempo come i due ragazzi che avevano indetto i provini per entrare nei “Dark Blues” reagivano alle esibizioni dei partecipanti.

Archie Andrews era l’idolo delle folle: chitarrista dei “Dark Blues” e capitano della squadra di nuoto, aveva tutta la scuola ai suoi piedi.

I capelli rossi che gli incorniciavano il viso, accompagnati da un paio d’occhi color cioccolato e un sorriso smagliante, lo rendevano perfetto in ogni cosa facesse.

“Bravissimo, ti faremo sapere!” diceva ad ogni partecipante.

Stiles capì che non poteva certo affidarsi alle sue parole, perché, se avesse potuto, non avrebbe escluso nessuno.

Nonostante Archie risaltasse ovunque andasse, per un osservatore come Stiles non ci volle molto a capire che l‘ ostacolo non era lui, ma Jughead.

Jughead Jones era la mente, era lo stratega, era colui che capiva tutto ma non diceva niente.

Jughead non parlava, si guardava intorno restando in un angolino, con le braccia incrociate e la schiena poggiata al muro.

Da quando erano iniziati i provini il batterista non aveva fatto un solo sorriso di incoraggiamento ai partecipanti e si era semplicemente limitato ad appuntare chissà cosa sul suo taccuino.

Ad ogni fine esibizione, Archie si girava verso di lui per un segno d’approvazione, eppure otteneva al massimo una scrollata di spalle.

La cosa certa era che, se non fosse stato per la mancanza di membri, causata dal diploma della cantante, del pianista e della bassista, i “Dark Blues”, o almeno ciò che ne rimaneva dall’anno precedente, non avrebbero accolto nessuno a braccia aperte.

“Grazie, sei stato bravissimo, rimani in contatto per le prossime notizie!”

Archie con aria entusiasta lasciò finire l’ultimo ragazzo, sbarrando il nome dalla lista e controllando chi dovesse esibirsi dopo.

Jughead sbuffò, massaggiandosi le tempie con aria stanca.

“Dimmi che abbiamo finito.” Sussurrò, scarabocchiando uno schizzo di una “J” su una paginetta del taccuino.

“Dai, ne manca solo uno.”

Archie portò lo sguardo sulla lista per poter leggere il nome del candidato e, nel momento esatto in cui gli occhi si abbassarono, Stiles poté sentire un brivido percorrergli lentamente la schiena.

“Dai, tocca a te!” Scott gli sussurrò all’orecchio mettendogli una mano sulla spalla e, dopo avergli dato un paio di pacche, lo spinse ad entrare.

“Stiles Stilinski.”

Archie alzò lo sguardo verso il palco ancora radioso come nei primi dieci minuti di audizioni, quasi come se la stanchezza non lo avesse nemmeno sfiorato.

Stiles, dopo essersi ripreso dalla leggera spinta dell’amico, si aggiustò gli occhiali e, con la fidata tastiera tra le mani, si diresse al centro del palco.

“Suoni il piano, Stiles?”
“Bene, sei solo il ventesimo.” Affermò Jughead sarcastico, senza alzare la testa dal foglio.

“S-Sì, l-lo suono da sette anni.”

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