Lydia fece qualche piccolo passo indietro per potersi ritrarre ma, quando andò a sbattere contro un ragazzo che stava camminando in corridoio e dopo avergli chiesto scusa, capì che non era possibile.

“Io non ho paura. Tu hai paura, piuttosto.”

La ragazza si riavvicinò scandendo bene le parole, in modo che potessero essere taglienti abbastanza da superare i suoi timpani ed arrivare al cervello.

“E di cosa?”
“Della musica.”

Stiles rimase in silenzio con le labbra serrate e Lydia non poté far altro che commentare con un sorrisetto beffardo.

“Ho visto come guardi il foglio del “cercasi membri” per la band della scuola. E ho visto anche come suonavi ieri.”
“Mi hai spiato!”

Il moro si alzò gli occhiali che gli stavano scivolando giù dal naso con occhi sbarrati e ripensò al pomeriggio precedente e a come s’era messo a suonare nello studio senza alcun pensiero.

“Ho solo buttato un occhio nel momento in cui mi hai sfondato i timpani .”

Lydia rispose ironica poggiandosi sulla schiena sulla bacheca e tenendo l’espressione dispettosa rivolta verso di lui.

“Beh, io posso iscrivermi quando voglio.”

Stiles, portando il viso su tutti i fogli attaccati su quella lastra di sughero, cercò quello d’iscrizione per le audizioni della band e, sotto gli occhi un po’ sorpresi di Lydia, afferrò la penna e firmò, senza ripensarci una sola volta.

“Chi ha paura adesso?”

Stiles lasciò cadere la penna, sapendo che il laccetto l’avrebbe trattenuta e, fiero di sé, si girò verso la rossa che era rimasta in silenzio.

Lydia, non sapendo come, s’era ritrovata ad essere la meno coraggiosa dei due.

Fin da quando i due erano piccoli, la bimba lo aveva sempre spinto in nuove ed emozionanti avventure, che lui non aveva intenzione di fare.

E ora?

Ora era lui che la stava spingendo e la stava sfidando: aveva innescato una scintilla tra loro, e aspettava solo che lei alimentasse quelle fiamme.

Lydia si voltò lentamente verso il foglio senza nemmeno fiatare e prese la penna, ancora penzolante per la caduta di poco prima; con la mano un tantino tremolante, avvicinò la punta inchiostrata al foglio.

Le passarono per la testa tante cose, e tanti pensieri, ma non poteva farsi controllare, perché s’era sempre giurata che non l’avrebbe mai permesso.

Stiles la osservava, teneva gli occhi sulla firma che s’andava formando nel’inchiostro: sapeva che le parole Lydia e paura non erano mai andate d’accordo.

E lei, d’un tratto, lo fece.

Fece ciò in cui per anni non era riuscita nel giro di un secondo, e le era sembrato anche estremamente semplice.

Si voltò verso Stiles e sorrise, quando si accorse di quella piccola scintilla di soddisfazione che emergeva dalle sue iridi scure.

A quel punto capì.

A quel punto Lydia capì che Stiles, come quando erano piccoli, aveva preso tra le mani una cosa che le sembrava estremamente difficile e glielo aveva semplificato, come una parola.

Ancora una volta, Stiles le aveva tradotto la realtà, come se niente fosse cambiato.



“Dai Stiles, manca solo questo ragazzo e poi è il tuo turno.”

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