53. Millesimi di secondo.

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-Hai intenzione di spiegarmi il motivo di ciò che è successo a casa tua?- Furono le mie prime parole, stanca del suo silenzio, quando raggiungemmo il cortile e mi sedetti su una delle panchine presenti.

-Vedi... veramente non so da dove iniziare.- Disse grattandosi la nuca, azione solita nei casi di nervosismo o di sotto pressione.

-Dal principio.- Borbottai tra i denti perdendo la pazienza e roteando gli occhi.

-Allora, mia madre ha conosciuto alcune delle ragazze con cui sono stato, ma non l'hanno mai del tutto convinta, non le piacevano per il semplice fatto che hanno cercato di compiacerla esageratamente, oppure perché ci beccava ogni due per tre baciarci in ogni parte della casa, però con te no, quando ti ha visto ieri sera... le sei piaciuta, angelo, sì, ti sei preoccupata di portarmi a casa a quell'ora della notte, e hai cercato di nascondere il fatto che fossi ubriaco, ti guardava con curiosità e con simpatia... so che ti può sembrare una cazzata, però vorrei che venissi a cenare da noi oggi, mio padre ci sarà, lui è Andrew, e gli vorrei dimostrare che non sono il ribelle che lui crede che io sia, sono cambiato perché sto uscendo con una ragazza, in maniera seria e matura. 

-Ma tu non sei cambiato, sei ancora lo stesso manipolatore di sempre.- Fu tutto quello che riuscii a dire. 

-Per favore, sarà solo una cena... Fa finta di essere felice di star con me, non li dovrai più vedere, e farò in modo che si scorderanno di te, te lo prom...

-Non promettere nulla.

-Mickie... ti sto implorando, per favore.- Supplicò guardandomi, cercando di ammorbidire il suo sguardo da cucciolo.

-Tutto ciò suona così... cattivo.

-Mickie... ascol...

-Ora sono io che non voglio ascoltarti, Hemmings, ti sei cacciato da solo in questo pasticcio, e tu devi uscirne da solo, io ti ho già aiutato quando hai avuto bisogno di me nella notte mentre eri sul bordo del coma etilico.

-Non esagerare.

-Non riesci a capire che...?

-Per favore, Mickie, ho bisogno di te questa volta, voglio che vieni, sai come sono insieme a mio padre e...

-Non voglio farti altri favori, no.- Mi voltai, allontanandomi da lui, mi sentii fiera di me stessa per essere riuscita a tenergli testa, per essere riuscita a dirgli di 'no', ma non potei evitare di sentirmi male, non per lui, per sua madre, sembrava così dolce e così ansiosa che suo figlio fosse diventato più serio nella vita e non più quello che in realtà era ancora rimasto. E per un millesimo di secondo la mia decisione vacillò, credo che la parte dolce e difenditrice delle cause perse che abitava dentro di me, decise di fare di nuovo la sua comparsa.

(...)

Respirai una decina di volte prima di suonare il campanello e dovetti rimuovere le voci nella mia testa che continuavano ad urlare ''Corri, sei ancora in tempo''. Quando la porta si aprì, lasciando apparire davanti a me una sorpresa Rosalind, che mi guardò dalla testa ai piedi, e mi rimproverai, perché forse non avevo scelto gli abiti giusti per l'occasione.

-Sei venuta.- La dolce voce di Rosalind mi sorprese guardandomi sorridendo dalla porta, e risi soavemente dopo l'effusione con la quale mi afferrò il braccio, tirandomi in salotto. L'ansia e la rabbia che mi animavano, vennero ammorbidite dalla madre di Luke, o forse era la ragione più stupida per giustificare il fatto che finivo sempre con il mettere da parte il mio orgoglio per Luke Hemmings. -Luke, aggiungi un altro piatto!

-Perché dovrei...?- Cominciò a dire Luke dalla cucina per poi venire in salotto, dove le sue parole si soffocarono in gola guardandomi dall'alto in basso, non credendo che io davvero mi trovassi lì. Lo osservai, avendo difficoltà a deglutire, e senza riuscire ad aprire bocca.

Rebellion || L.H. [ Italian traslation ]Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz