13 - Blood

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Anche se speravo non succedesse, le mie preoccupazioni si avverarono. Mancavano cinque kilometri fino alla stradina che mi avrebbe portato nella salita fino alla reggia. Cinque fottuti kilometri bloccato in un traffico che sembrava non voler avanzare.
Ad un certo punto mi ero anche appisolato cadendo poi con la testa sul volante che fece suonare il clacson svegliandomi di colpo.
Ma dopo un indeterminato tempo a cui non ho fatto caso sono finalmente riuscito a svoltare a sinistra salendo per la stradina che mi avrebbe portato al famigliare cancello nero. Così dopo aver parcheggiato, dopo aver frugato nel mio portafoglio mi sono fermato ad osservare l'anello nero che per quei pochi giorni non avevo indossato.
Mi tornò in mente il momento in cui firmai i fogli di Megan che mi dichiararono essere un lavoratore dei Teschi.
Quando la penna scivolò facilmente sulla carta scrivendo in una calligrafia estremamente disordinata il nome Theo Blaze.
Ho solo più due giorni di tempo per poter portare a termine la mia missione e tornare a New Orleans.
Sceso dalla macchina e raggiunto il cancello mi ritrovo un uomo grande il doppio di me vestito completamente in grigio.
"Tu saresti?" Cerco di aprire il cancello ma non si muove.
"Segno di riconoscimento" la sua voce profonda mi fa quasi salire i brividi ma non posso far a meno di roteare gli occhi al cielo.
"Sono il figlio dell'uomo che ti ha assunto, sarà meglio che tu mi apra" sul serio, perché tutti cercando di bloccarmi nel far qualcosa? Ho sonno e sono stanco. Voglio entrare in casa, salutare mia madre e dormire minimo due ore per cercare di rimettermi in sesto se è possibile. È tanto impossibile da avverare la mia richiesta?
"Segno di riconoscimento" ripete. Potrei prendere il bazooka che mi sono portato dietro e puntarglielo alla fronte ora come ora.
"Questo? È il segno di riconoscimento? -mostro il mio anello- Oppure si sono inventati qualche strano tatuaggio latino mentre ero via? Oppure preferisci questo?" Estraggo la mia pistola dalla cintura e la carico puntandola contro il suo naso probabilmente grande quanto questa diamine di città.
"Va bene l'anello ragazzino" sbuffa aprendomi il cancello.
"Attento a come parli" gli lancio un'occhiata probabilmente piena di fuoco scaricando la pistola e avanzo verso l'entrata della reggia sentendomi finalmente tranquillo, escludendo quel uomo al cancello.
Sospiro al famigliare suono della porta quando si chiude e mi sembra di essere al sicuro, nel mio posto. La casa è silenziosa finché non sento una porta sbattere e qualcuno sbuffare pesantemente.
Presto la figura di mia madre appare sulla cima delle scale così mi avvicino con un innocente sorriso. Per un momento non mi nota continuando a scendere le scale con aria arrabbiata finché a metà scalinata alza lo sguardo.
"Cosa ci fai qui?" Mi guarda ad occhi spalancati come se avesse un fantasma davanti.
"Sorpresa?" Scrollo le spalle avendo un po' paura di ricevere qualche abbraccio compreso di urli acutissimi.
"Mi sei mancato così tanto!" Accelera il passo con l'espressione di una mamma preoccupata che suo figlio forse morto... Okay, forse è meglio non fare pensieri di questo genere...

Aspetto che arrivi da me a braccia aperte ma in un secondo la vedo inciampare nei suoi passi e sbatte la testa contro lo scorrimano, rotola sui scalini uno dopo l'altro finché non arriva ai miei piedi che nel frattempo mi ero avvicinato.
Inginocchiato vicino a lei con terrore metto la sua testa sulle mie gambe: "Mamma" la chiamo vedendo i suoi occhi chiusi.
"Sto bene" mormora cercando di alzarsi tenendosi la testa che aveva cominciato a sanguinare.
L'aiuto a rimettersi in piedi: "Sto bene, sono solo inciampata" ridacchia tirando un lungo sospiro.
"Lasciami pulire la ferita" l'accompagno verso la cucina e la lascio seduta al tavolo mentre prendo la valigetta di primo soccorso che Luke si è preoccupato di mettere in ogni stanza.
Non ho il tempo di disinfettarle la testa che si avvinghia a me stringendomi in un abbraccio che non posso far a meno di ricambiare.
"Come stai?" Sorride spostandomi i capelli dal viso. (A/n: non l'ho fatto apposta giuro, ma questa cosa fa piangere me, non chiedetemi perché)
"Sono stato meglio -ridacchio liberandomi dalla sua presa- Ma l'uomo qua fuori?"
"Oh, Brandon ha voluto più sicurezza e l'ha avuta -sospira portandosi una mano sull'addome- sono ovunque" rotea gli occhi al cielo e fa un piccolo sorriso seguito da una smorfia di dolore.
"Sei sicura di star bene?" Metto un grosso cerotto sulla ferita e mi allontano da lei lasciandola alzarsi.
"Sì, sarà perché ho sbattuto, probabilmente avrò un livido, niente di che" prende dell'acqua dal frigorifero bevendo a grosse sorsate.
Cerco di ignorare il suo continuare a tenere la mano sull'addome e mi guardo intorno prendendo dell'uva dal cesto di frutta sul tavolo.
Il mio sguardo finisce sulla sedia davanti a me e penso di sentire un conato di vomito salire fino alla mia bocca ma mi costringo a pensare sia normale. È normale.
"Mamma, penso sia arrivato quel periodo del mese" borbotto distogliendo lo sguardo e posando l'uva.
Il sangue non mi ha mai fatto schifo, ma sapere come quel sangue esca da una determinata parte del corpo, mi fa venire i brividi.
"Cosa stai dicendo?" Ridacchia avvicinandosi a me che con un cenno del capo le indico la sedia sporcata da una piccola macchia di sangue.
Immediatamente abbassa lo sguardo portando una mano tra le gambe trovando il pantalone sporco così come le dita.
"Devi portarmi in ospedale" mi indica terrorizzata correndo penso verso il bagno.
La sua agitazione non fa che contagiare anche me mandandomi nel panico.
Non so come comportarmi, cosa fare, cosa dire, non sono io quello che dovrebbe essere presente qui. Diamine, Cole dovrebbe essere quello in panico qui!
Mia mamma torna con una borsa e i pantaloni cambiati allungando la mano verso me facendomi capire che ha bisogno d'aiuto.
Non facciamo nemmeno in tempo a raggiungere il cancello che mi ritrovo ad urlare contro l'uomo in grigio di aprire il cancello, mi ascoltasse farebbe un grande favore.
"Cosa cazzo non hai capito della frase 'apri il cancello' mh?" Lo guardo dal basso indicando chiaramente che mia madre sta male.
"Harry, apri il cancello, devo andare in ospedale" mormora mia madre supplicando con lo sguardo l'uomo.
"Il ragazzino le ha fatto qualcosa?" Subito estrae la sua pistola puntandola alla mia testa.
"Il ragazzino si presume essere mio figlio -lo guarda con un sorriso ironico- Apri il cancello se non vuoi essere licenziato all'istante!" Urla.
Ho preso tutto da mia madre, me l'hanno sempre detto. Anche se non si nota più di tanto.
Harry, salta sul posto prendendo il suo mazzo di chiavi e aprendo il cancello con le mani tremanti.
"Grazie!" Ringrazio con fare ironico e conduco mia madre fino all'auto.
Non ci impiego tanto a girare l'auto e partire sperando che la coda che c'era non ci fosse più.
"È un brutto momento per chiedere una cosa?" Borbotto timidamente preoccupato alternando lo sguardo da lei alla strada magicamente quasi vuota.
"Cosa?"
"Non sporcherai i sedili, vero?"

Partiamo dal presupposto che non ho tanta voglia di rileggerlo quindi scusatemi per eventuali errori D:

By the way :3

Questa mattina sono arrivata a casa e la cosiddetta vacanza è finita!
Ho avuto la conferma sul rientro a scuola che sarà il 20 Settembre (lo so, non odiatemi 😊 ma togliendomi questa settimana me la mettono a fine anno per gli esami YAY -perché è il mio ultimo anno qua, e spero sia così e che qualche negozio mi chiami per lavorare. In quella scuola non voglio più metterci i piedi)

Dettagli

Ho voglia di comprare cancelleria!
Voglio andare da Tiger e vedere la nuova collezione.
Voglio andare al nuovo (credo) outlet e prendere le caramelle gratis dall'inaugurazione.
Sì, dovete capire che io amo il rientro a scuola soltanto per comprare la roba per la scuola.

Bhe che dire, Ivory e Adam fanno un bel duo

Lily&Guns - The KingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora