Capitolo 13

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30 Aprile

"Quindi voi fate questo ogni giorno?"

Derek e lo sceriffo si ritrovarono ad annuire simultaneamente per la quarta volta in una settimana alla stessa domanda.

"Ma non ci pesa-" disse lo sceriffo, stroncando sul nascere ogni possibile paura del figlio.

"Né ci scoccia." terminò Derek.

Stiles parve dubbioso, ma non commentò, preferendo seguirli silenziosamente verso l'auto.

"Pensavamo di tornare a casa." Gli disse ad alta voce il moro, informandolo indirettamente, per poi aggiungere: "Se per te non è un problema."

Stiles scosse la testa, disorientato. "No, nessun problema, credo."

"Bene." sorrise Derek, montando in macchina e accendendola. "Iniziavo a preoccuparmi che tutto quel gelato ti stesse facendo male."

Lo sceriffo si sentì addosso lo sguardo confuso del figlio. "Siete... siete soliti andare a prendere un gelato dopo... ehm, dopo."

"Un gelato alla-"

"Alla vaniglia. Rigorosamente alla vaniglia." Continuò per lui Derek, osservandolo dallo specchietto retrovisore. Stiles trattenne a stento un sorriso. A metà strada, però, lo sguardo del giovane Stilinski si corrucciò.

"Aspetta un attimo... hai detto che andiamo sempre a mangiare un gelato."

"Tu principalmente. Anche se l'ultimo te lo sei rovesciato addosso." Asserì il maggiore.

"Ma è tantissimo uguale! Sarò sicuramente ingrassato!" esclamò il ragazzo, muovendo convulsamente mani e braccia. "Sono una palla. Oddio, sono una palla! Sono una palla, papà?"

I due uomini si guardarono da prima allarmati, poi esasperati. Nonostante le rassicurazioni dello sceriffo, però, Stiles mantenne il broncio, iniziando a tastarsi le braccia alla ricerca della "ciccia incriminata. Perché è incriminata, papà."

Quando entrarono nel salotto di casa Stilinski, l'odore di Stiles mutò sensibilmente. Da confuso, ma a suo agio, aveva iniziato ad agitarsi alla vista di tutte quelle persone che gli erano corse incontro. Derek dovette illuminare gli occhi di rosso per avvertire gli altri, ottenendo l'unico risultato di sbuffi da parte del branco e uno sguardo ammaliato e sorprendentementetranquillo da parte di Stiles. Il mannaro ancora non si spiegava da cosa nascesse quel particolare interesse.

"Stiles, come ti senti?"

"Frastornato." rispose il ragazzo, sorridendo incerto ad Erica. "E confuso. E shockato. E... incuriosito. È normale?"

La ragazza le sorrise sorniona, ma fu un'altra la voce che si udì. Una voce che fece ringhiare Derek.
"Oh, ma certo che è normale, Stiles. Ce l'hai nel sangue."

Stiles si voltò e trovò un paio di occhi color ghiaccio e un ghigno divertito. Lanciò un'occhiata curiosa alla reazione del mannaro al suo fianco.

"Peter?"

Gli occhi di tutti si girarono verso di lui, persino quelli di Derek, che non aveva perso di vista per un secondo lo zio. "Lo avete descritto così bene che..."

"Ma certo che sai chi sono! Ormai sono di famiglia!"

"Ah sì?" domandò imbarazzato Stiles, lanciando fugaci occhiate al padre e a Derek.

"Ovvio! Ho capito subito che ti saresti integrato alla grande tra gli Hale dal primo giorno che denominasti mio nipote con quel soprannome adorabile." spiegò serafico, riferendosi a 'Sourwolf'

"Peter..." lo avviso però l'Alpha, ammonendolo dal dirlo qualsiasi cosa alla 'Peter', ma l'uomo lo ignorò.

"Visto?!" fece indicando Derek "Comunque dicevo, ho capito invece che la famiglia Stilinski faceva per me..."

Do you remember me? | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora