Capitolo 20

625 40 14
                                    

Pensavo di voler cambiare, ma quando lui tornava da me, in qualche modo, non riuscivo e questo circolo vizioso si ripeteva all'infinito.
Tutto ciò non aveva senso, mi sentivo preso in giro e forse era così, ma non potevo saperlo. Non lo sapevo.
Io ero follemente innamorato di lui forse fin dal primo momento in cui l'ho conosciuto, ma neanche quello sapevo.
L'avevo amato con ogni cellula del mio essere e semplicemente forse lui non aveva scelto me, ma era una cosa che continuavo a negare a me stesso.
Non ammettevo che lui non potesse cambiare, che sarebbe sempre rimasto così, che avrebbe sempre sbagliato perché era una sua scelta, ma io credevo in lui, perché amare una persona ti porta a fare cose sbagliate.
Infondo quando ami una persona tendi a formarti un mondo credendo che nessuno può farti del male, è inconsciamente come Auggie in Wonder, che crede che quel casco d'astronauta possa proteggerlo da qualsiasi cosa, ma sa anche lui che prima o poi dovrà affrontare la realtà.
Quando sei innamorato è un po' così, ti rinchiudi e tutto ti sembra così maledettamente bello, così vero, ti senti così vivo che non credi sia possibile, ma poi qualcosa succede, succede sempre.
Si interpone una persona, i tuoi non vogliono tu lo veda, forse lui non ti ama più, ma qualcosa succede, qualcosa dentro di te si distrugge.
E speri invano che quella parte di te torni prima o poi, che la tua fiducia nei suoi confronti possa tornare, ma non tornerà, lui non tornerà.
Ho sempre pensato che l'amore fosse una ferita a doppio taglio, che avesse due facce come noi che ipocritamente abbiamo e neghiamo di avere.
L'amore è una puttana: ti seduce, ti appassiona, ti soddisfa, ma dopo aver ottenuto quel che vuole se ne va.
L'amore è una puttana.
Non darò la colpa a lui per non amarmi più perché forse lo meritavo dopo tutto quello che gli ho fatto, ma egoisticamente avrei voluto durasse di più.
È vero che non dura per sempre, noi stessi non possiamo vivere eternamente, ma essendo essere imperfetti siamo costantemente alla ricerca di qualcosa di inestimabile, di perfetto, inconsciamente anche sapendo non esistere.
Crediamo in cose inesistenti fin da bambini per soddisfare il nostro bisogno di non rimanere soli, ma come biasimarli? Viviamo in un mondo che è già tanto che non cada a pezzi sotto i nostri piedi.
La vita può essere bellissima, piena di avventure, piena di segreti non svelati e promesse forse non mantenute, ma io non la vedevo, la mia vita era grigia.
Non possedeva un colore unico, era mischiata, come la tristezza.
Dicono che la tristezza sia di colore blu, blu scuro, che era d'altronde il mio colore preferito, ma la tristezza nasconde chissà quante altre emozioni dentro di lei che non può essere un colore così vivace come può essere il blu.
Non è neanche nera o bianca essendo colori neutrali, quindi è grigia, senza emozioni, formata da due colori neutri, lei è neutrale ma è così fottutamente dolorosa, lei è grigia.
E io non ho colore, io forse sono nero o bianco.
No...io sono il nero, io appartengo al nulla. Io sono il nero.
La nostra esistenza ha un motivo per vivere, ognuno di noi ha uno scopo è un suo perché, lui era il mio, ma io non sono il suo e forse non lo ero mai stato e questa è forse l'unica consapevolezza che io ho nella mia vita ma che continuo a negare a me stesso, come un bambino nega non esistere un'amico immaginario, sono ancora troppo immaturo per poter vivere una vita, sono più immaturo di Stefano stesso.
Io sono il nero.
Questo, esattamente questo sto pensando da quando ho scoperto andare a letto con altre tre persone e io ancora qui sono:
Sul tetto della palestra che guardo le luci offuscate dei lampioni e che mi sto chiedendo cosa abbia avuto importanza allora, chi io sia stato fin ora e soprattutto cosa ho sbagliato.
Non piango, mi ripeto ancora che non è momento, mi ripeto che non devo.
Mi ripeto che andrà tutto bene quando so che non è così.
Ho un dolore atroce al petto che so non andrà via, che io non ho senso.
Mia madre non sarebbe fiera di me, la deludo e basta.
Mio padre non c'è da quando ho 7 anni.
L'unica persona che avevo era Stefano e il dolore mi sta avvolgendo con la sua ala, rassicurandomi.
Mi dispiace.
Mi dispiace Salvatore per non averti mai detto quanto tu sia importante per me e non aver ascoltato quando mi parlavi della ragazza che ti piaceva.
Mi dispiace Giuseppe per essere stato costantemente un peso per te ed anche se non te l'ho detto, eri quasi il padre che non ho avuto per tutto questo tempo.
Mi dispiace Kate per averti usato quando non accettavo la mia sessualità, spero tu sia felice ora.
Mi dispiace Kelsey anche a te ad averti usato per ripiego anche  se in verità non mi dispiace perché sei una stronza.
Mi dispiace mamma per non essere stato il figlio che meritavi, per non essere rimasto in Italia, per averti lasciata da sola, per non aver messo a posto la mia camera.
Mi dispiace.
E per ultimo...addio Stefano sei stato l'unico amore della mia vita, ti amerò sempre, sii felice.
Mi sporsi sul davanzale ma non guardai giù, mi girai verso la porta del tetto e la vidi spalancarsi, poi lui.
L'ultima cosa che vidi fu lui gridare il mio nome, sorrisi mentre aprivo le braccia e mi lasciai cadere, una lacrima solitaria mi cadde dalla guancia e poi il vuoto.
Ragazzi miei siamo alla fine di questo bellissimo viaggio che però mi ha fatto penare tantissimo.
Vi prego di non insultarmi perché era l'unico modo che vedevo di finire questa storia per come si era svolta.
Spero leggiate l'altra mia storia M.M.
Detto questo, vi saluto.
Vi voglio bene.

I'm giving up on you...||saschefano||Where stories live. Discover now