Capitolo 12

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Ehi, calmati ci sono io, finché ci sarò io non sarai solo, lo sai vero? Mi stringevi le ginocchia al petto e in quel momento mi sentivo meno solo, come se le mie stesse ginocchia potessero davvero farmi dimenticare di quanto fossi solo.
Come se quelle ginocchia, quelle mie ginocchia potessero essere per me un riparo, ma neanche io credevo a me stesso.
Io mi ero perso, fin da quando ho iniziato a tagliarmi. Io mi ero perso.
In quel momento io...mi ero reso conto di tutto.
Della persona che non ero più.
E piangevo, per quel errore che era per me la mia vita, piangevo ripensando al mio mondo chiuso dentro una cupola di vetro, aspettando qualcuno mi salvi.
Nessuno ti salverà sascha.
Non mi resi conto che mi stessero chiamando...non mi rendevo più conto di niente.
Qualcuno mi abbracciò, solo in quel momento tornai alla realtà che non vivevo da mesi...
Era Kelsey.
La strinsi forte, quello che ero ora non si sarebbe fatto abbracciare, avrebbe solo pianto e se ne sarebbe andato infuriato...
Invece? Invece la strinsi urlando più che potevo, fino a sentirmi libero da quello a cui ero legato.
"Shh sascha...sta tranquillo." Mi disse stringendomi a se, continuavo a piangere, mi tremavano le spalle e tutto il corpo, singhiozzavo come un bambino, ricordai quei momenti a piangere nella mia stanza a Genova, che le lacrime mi ricoprivano così tanto da non vedere più niente, a togliermi gli occhiali e asciugarmi per fermare tutto...dopo un po smisi di piangere, mi sembrò un eternità...
Mi staccai da lei e mi mise le mani sulle spalle preoccupata:"tutto okay?" A stento forzai un sorriso e annuii:"grazie." Dissi semplicemente, lei sorrise:"di niente" sforzai di nuovo un sorriso e mi alzai:"perché sei corso via?" "Ah..no niente." Fin da piccolo soffro di convulsioni, ho passato più di metà della mia vita in ospedale per evitare crisi epilettiche...le luci da discoteca le scaturiscono, ma non volevo dirglielo...infondo era per me una sconosciuta...
Mi aiutò ad alzarmi, mi faceva male la testa per colpa delle luci..."non...non mi sento tanto bene.." Iniziavo a vedere Kelsey sfocata, mi prese le braccia:"sascha! Ehi..non lasciarmi, sascha! SASCHA." Persi i sensi, ma prima che potessi farlo sentii qualcuno correre, ma non riuscii a capire la voce di chi fosse...
Mi svegliai nel mio letto e guardandomi intorno capii che non c'era nessuno..la testa mi stava esplodendo così andai in cucina a prendermi una tachiperina:"è questo il modo di ringraziare il tuo migliore amico?" Mi girai sobbalzando, era lui, era veramente giuseppe.
Lo abbracciai fortissimo:"sì ma così mi strozzi sascha.." Disse senza fiato e lo mollai ridendo:"che ci fai qui?" Gli chiesi subito:"potrei farti la stessa domanda" disse con gli occhi socchiusi, mi sa che era incazzato..lo vidi sorseggiare da una tazza del caffè:"beh..mi sono allontanato da stefano" "e per quale motivo?" "Non importa, volevo andare a New York e ci sono." "Mhm.." Sorseggiò in altra volta il caffè:"perché sei qui?" Ripetei di nuovo visto che era l'unica domanda che passava per la mia testa in quel momento:"beh...ti stavo cercando" "perché?" "Beh perché sei il mio migliore amico" "stefano lo sa?" Chiesi subito spontaneamente, lui mi guardò di sottecchi, mi metteva soggezione giuseppe.
"No, non lo sa, ma lo saprà presto" "perché?" "Per il tuo quaderno, lo sta leggendo da capo a fine" "CAZZO!" Dissi sbattendo un pugno sul tavolo:"sì ma stai calmo." Mi disse giuseppe alzando una mano e continuando a bere il caffè con nonchalance "perché sei incazzato?" Mi chiese poi:"perché su quel quaderno c'è scritto..lascia stare è complicato" lui alzò le spalle, se non volevo dirgli qualcosa non insisteva, anche per quello era mio amico:"sa, stasera vado a un ballo perché c'è anche surry che doveva venire qui perché voleva visitare New York, tu vieni con noi?" Mi chiese io alzai un sopracciglio sbigottito:"surry ad un ballo?" "Si beh ha trovato una tipa" "ah ecco spiegato.." Lui rise:"quindi vieni?" "Credi ci siano le luci?" "No non credo." "No, giuse scusa non ho voglia magari un altra volta." Dissi abbassando lo sguardo, lui si avvicinò e mi tirò una pacca sulla spalla:"figurati sta tranquillo, sto qui qualche settimana okay? Per ogni cosa chiamami." Disse e mi sorrise, io sforzai un sorriso, fissai la sua figura chiudere la porta e mi buttai sul letto, coprendomi con un braccio gli occhi e abbandonandomi alle lacrime.
Erano passati esattamente tre mesi da quel giorno.

I'm giving up on you...||saschefano||Where stories live. Discover now