Capitolo 10

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Per la cronaca non ho niente contro la Marina ma è una storia saschefano non potete aspettarvi che io la faccia essere "la buona" vabbè buona lettura :3
Rimasi allibito a quel tocco e lentamente la scansai da me:"perché l'hai fatto?!" Dissi quasi in falsetto:"perché almeno hai smesso di piangere." Disse lei inclinando la testa di lato:"ma che c'entra! Potevi che ne so.. Abbracciarmi" ma anche no. Pensai "eh vabbè ma non incazzarti così tanto.." "SONO GAY!" Sbraitai gesticolando:"lo so l'hai detto prima." "E ALLORA PERCHÉ MI BACI??" "Tanto per te non significa nulla..." Abbassai le braccia:"sì ma...vabbè, scusa se ho urlato." Dissi sospirando, lei scosse la testa:"figurati" presi la mia borsa e quasi corsi fuori dallo spogliatoio, che cazzo stava succedendo? Non capivo più niente.
Uscendo la vidi e quasi mi avventai su di lei:"ehi ehi burci non è colpa mia se il tuo ragazzo ha preferito me." "Tappati quella bocca del cazzo." "Altrimenti che mi fai? So tirare meglio io i pugni e poi non ti hanno detto che non si picchia una ragazza?" "Smettila." "Ah e stai tranquillo, ero solo in visita, io mi alleno in un altra scuola, fatti una vita" disse sorridendo e dandomi due colpetti sulle guance, cagna sussurrai guardando la sua mezza chiappa di fuori per i pantaloncini attillati che portava.
Kelsey mi mise una mano sulla spalla ma io la scansai:"ehi.." "Lasciami stare. Voglio stare da solo" ma se lo sei già, sascha? Ripeté per la milionesima volta l'eco della mia testa da quando ero arrivato qui.
Mi diressi verso casa, dopo un po per attraversare mi girai e vidi Kelsey dietro di me:"che cazzo vuoi?!" Esclamai esterrefatto:"ti va se oggi andiamo in un pub a mangiare?" Mi si raggelò il sangue ripensando a quel sogno:"NO!" Gridai in preda al panico:"era solo un pub mica ti ho chiesto..." La bloccai:"NON DIRLO. VENGO BASTA CHE NE TU NE IO BEVIAMO ALCOLICI." Sbraitai di nuovo gesticolando, sembravo una ragazza cazzo, mi mancava la borsetta e i pantaloni della cagna.
Kelsey mi guardò strano ma annui:"io non bevo alcolici comunque..." "..fa lo stesso. Posso almeno andare a casa a cambiarmi? Sai sono sudato ho i capelli bagnati dal sudore e puzzo di cammello spiaggiato" (?) "ehm..okay." Feci un gesto della mano seccato e mi diressi al mio appartamento, entrando mi caddero le chiavi e imprecai, poi entrando lanciai la borsa ma nel farlo presi la lampada:"PERFETTO ORA DEVO PURE RICOMPRARE UNA LAMPADA! BRAVO SASCHA." Urlai e andai verso la borsa e i cocci della lampada, rendendomi conto di non aver preso nulla per tirare su i pezzi, andai verso il ripostiglio vicino alla cucina e tirai fuori la scopa e la paletta, quando ebbi finito lì buttai nel secchio della spazzatura, mi cambiai: mi misi una maglia normale e sopra una camicia bianca e nera, era da giorni che non accendevo il cellulare, avevo paura che stefano mi cercasse ma in parte lo speravo.
Stefano. Disse una voce nella mia mente stefano. Ripeté ancora stefano. Un altra volta. Stefano. Ripeté ancora e ancora la mia testa, vedevo lui che rideva, la sua risata che mai si controllava e che io prendevo sempre in giro, quando sorrideva, dio, sapeva farlo benissimo stefano. Quando si arrabbiava che diventava rosso e sbatteva a terra i piedi. Stefano. Quando facevo lo stronzo che gli venivano gli occhi lucidi e io lo abbracciavo. Stefano. Che mi fulminava con lo sguardo quando per scherzare guardavo un culo a delle ragazze. Stefano.
Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, come sempre d'altronde.
Nel bagno in un cassetto ricordai che c'era un lametta, lentamente mi avvicinai, infondo chi ti mette fretta? Disse ancora quella voce nella mia testa, quando la presi tornai alla mia postazione iniziale, sapevo quel che stavo facendo, avevo la camicia bianca che avevo il giorno in cui stefano mi ha baciato per la prima volta.
Stavo per incidere il suo nome sul braccio quando mi squillò il cellulare...avevo perso tutti i contatti anche per resistere dal  non chiamare stefano e per non sentirlo, ma il numero era lo stesso, risposi in inglese pensando fosse qualcuno del mio collage, ma no.
Era proprio lui.



ATTENZIONE: Scena forte, per chi è sensibile non legga.




Tentavo di tenere le lacrime, quando gli riattaccai le lacrime mi erano già scese..senza pensarci due volte passai così velocemente la lametta da quasi non accorgermene, ma il male sprigionato dopo era insopportabile.
Sangue mi scendeva dal braccio, guardavo il soffitto, intanto continuavo a passare la lametta, mi sentivo assente come se qualcuno mi stesse bussando in testa ma io non aprivo la porta, mi sentivo come se volessi che qualcuno mi trovasse. nessuno verrà a salvarti sascha. Disse la mia stessa mente alla domanda che mi ero fatto.
Ma sentii la porta aprirsi proprio in quel momento.
*Per farvi capire: nel capitolo tre se leggete parti sono già state scritte perché sascha è da un po che è a NY ed era successo questo, ho raccontato tutto dal punto di vista di stefano fino a un punto dove ho iniziato con sascha, perciò viene rivissuto un po tutto solo dall'altra parte della "medaglia" spero vi stia piacendo la storia :3
Dopodomani ho l'orale. Aiuto.*

I'm giving up on you...||saschefano||Where stories live. Discover now