Capitolo 19

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In palestra mi allenai più che potei, era un modo per scaricare la tensione che avevo in quel momento.
Continuavo a tirare pugni uno dietro all'altro contro un sacco nero da boxe, il mio istruttore che si chiama Brian mi disse di far piano altrimenti mi sarei spaccato le nocche prima del tempo e infondo aveva ragione perché colpivo con troppa forza per essere solo un sacco, gli schemi nella mia testa continuarono a ripetersi anche se lui mi diceva di non spingere e di calmarmi: gancio sinistro, gancio destro, diretto sinistro, diretto destro. Poi dopo: montante sinistro, montante destro, montante sinistro, montante destro, diretto sinistro.
Continuavano a ripetersi schemi diversi mentre colpivo e intanto spostavo il piede sinistro e poi il destro attorno al sacco sembrava volessi spaccare la faccia o lo stomaco di qualcuno, mi guardai le nocche che erano graffiate e gonfie, mi sedetti per terra e bevvi dalla borraccia lasciata primariamente sulla panca.
Non vedevo stefano da qualche ora, lui mi aveva teoricamente promesso che sarebbe venuto, ma sapevo che quel suo 'cambiamento' sarebbe durato al massimo un mese, perché di rincorrerlo ero stufo o di soffrire per lui. Ero stufo di dover pensare che lui potesse essere la persona in grado di salvarmi e, allo stesso tempo, quella in grado di di farmi in frantumi, come dei pezzi di vetro e quella era la mia anima: frammenti irregolari su un pavimento lasciati al loro destino.
Ancora una volta ricordavo quell'altalena, io che mi dondolavo e mi chiedevo cosa significasse davvero la mia vita, il cielo nuvoloso che si apriva in una giornata soleggiata e lui che mi illudeva, continuava a farlo dicendo di amarmi, ma la verità è che nessuno riesce a scappare da quello che ama, perché siamo fatti così: ci piace farci del male.
Mi avvicinai al TRX*, tesi le braccia e iniziai a flettere le braccia divaricando le gambe, sforzarmi in boxe mi faceva scaricare tutta la tensione che avevo ed era l'unico motivo per cui in quel momento non facevo del male a me stesso.
Continuai ad allenarmi sentendo le braccia bruciarmi e le gambe cercare invano di smettere, ma continuai fino a contarne dieci.
Continuai girando intorno ai ganci, per poi mettermi con le braccia tese verso il basso e fare delle flessioni in avanti, continuai buttando ogni volta l'aria fuori facendo una smorfia per colpa delle nocche che mi stavano uccidendo ancora di più, cercavo di stringere le cinghie dell'attrezzo ma non ci riuscivo un granché.
Ne contai altri dieci e poi feci lo squat-jump, misi entrambe le mani intrecciate mentre tenevo le cinghie congiunte, mi inginocchiai e iniziai a saltare per poi tornare in posizione diciamo fetale e ripetere il processo anche esso dieci volte.
Mi fermai completamente senza fiato e completamente fradicio "Brian. - mi rivolsi al mio istruttore- vado a farmi una doccia, se arriva Stefano dimmelo- lui annuì- grazie."
Mi tolsi gli indumenti ed entrai nella doccia grato dell'acqua che scendeva sul mio corpo completamente sudato, chiusi gli occhi restando il più tempo che potevo sotto il getto e rilassandomi ulteriormente.
Mi concentrai sul fatto che l'incontro sarebbe stato di lì a poco e che avrei potuto ammazzarmi e andare all'ospedale, probabilmente il mio viso sarebbe rimasto sicuramente illeso, avrei dovuto fare attenzione a non abbassare la guardia e ogni volta che avrei tirato un pugno ricordarmi di portare la mano opposta contro lo zigomo, soprattutto contro gli occhi perché avevo le lenti a contatto e mi sarei giocato un occhio se non mi sarei parato e mi spaventava l'idea di diventare cieco.
Spesso dimentico quanto è bello ammirare il mondo, le persone...credo che se io posso non voglio rinunciare a guardare le strade in viaggio, le persone svolgere le proprie attività, o quando sono in metro con gli auricolari, non voglio semplicemente rinunciare alla mia quotidianità, in assoluto.
"Sascha? È arrivato Stefano." Una voce arrivò alle mie orecchie come un sussurro e solo dopo capii cosa disse realmente, mi vestii e mi scompigliai i capelli cercando così di asciugarli, mi sedetti sulla panca per infilarmi gli stivaletti di pelle che avevo apposta per allenarmi e per il ring anche che avrei dovuto affrontare poi dopo.
Varcai la soglia dello spogliatoio e, per mia sorpresa, non lo vidi. "B- chiesi al mio istruttore completamente concentrato a sistemare gli attrezzi- non avevi detto che Stefano era arrivato?" "Mh? Io non l'ho detto." Mi guardò completamente confuso piegando la testa di lato e mi toccai la testa in modo imbarazzato "scusa, credo di averlo sentito e basta" sorrisi senza umore stupito del fatto che anche se era così tardi lui non fosse ancora arrivato, era incredibile come a lui importasse più di se stesse e di tutte le sue fottute cose che di me...e io ci credevo, ci credevo fino all'ultimo che sarebbe arrivato e si, ci speravo ancora ma nel mio cuore qualcosa stava cambiando, qualcosa stava per distruggersi e far sì che il Sascha che lui conosceva non l'avrebbe più rivisto, così decisi: sarei diventato quello che lui mi aveva fatto diventare.
S/A: SCUSATEMI, SCUSATEMI, SCUSATEMI.
Ho una spiegazione, lo giuro. Vi devo informare che la persona che conoscevate tempo fa...è cambiata. Ho capito molte cose su me stessa in questo anno, quando ho smesso di scrivere i capitoli qui era più di un anno fa, ed ero insicura e piena di incertezze e continuamente mi mancava qualcosa, che ora so cosa fosse.
In quest'anno non solo sono andata alle superiori, ma sono anche cambiata come persona...ad agosto dell'anno scorso ho scoperto di non essere dell'orientamento che credevo ed era quella cosa proprio a cambiarmi. Siccome non mi vergogno di dirlo voglio che voi lo sappiate.
In parte io non ho più continuato questa storia perché non avevo idee e soprattutto perché ho smesso di seguire i mates. Ma non per questo mi fermerò ora.
Sono più determinata che mai a far uscire altre idee che avevo al tempo e che ho sviluppato durante questo anno, ahimè non che coinvolga in nessun modo Sascha Stefano e tutti gli altri. Però resto sempre sulla stessa lunghezza d'onda, nel senso che rimango nel raggio di storie 'omosessuali' per così dire. Voglio mostrarvi più che posso quel che ho provato e maturato quest'anno attraverso una storia che mi è molto vicina, che ho proprio basato su una cosa che mi è successa.
Voglio fare un appello a tutte le persone che stanno leggendo, forse per curiosità, forse perché anche loro come me hanno un orientamento diverso e leggono questa fanfiction perché si sentono vicini al mio modo di scrivere o forse perché, come più di uno di voi mi ha detto, non sono come le altre scrittrici delle saschefano.
Voglio chiedervi per favore di seguirmi in questa cosa che intraprenderò perché ve ne sarò completamente grata se lo farete.
P.S: cercherò di continuare in ogni caso questa storia per il vostro interesse e perché mi sono affezionata alla mia storia come se fosse un figlio, quindi non intendo lasciarvi così fino a quando questa non sarà terminata, ma dopo quello vi garantisco che le saschefano finiranno li, ma vi chiedo di seguirmi perché se credete che io sia originale, non sapete cosa io sia capace di fare con delle cose tratte dalla mia stessa vita e dalla mia immaginazione, vi prego di seguirmi e se non lo farete amen, chi sono io per convincervi?
A chi mi seguirà mando un abbraccio grande come una casa perché vi amo, a chi non lo farà mi stia bene lo stesso.
Vi voglio bene
- Valentina.
*il TRX è uno strumento usato in palestra.

Che viene appeso al soffitto o a qualcosa comunque di saldo

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Che viene appeso al soffitto o a qualcosa comunque di saldo.

I'm giving up on you...||saschefano||حيث تعيش القصص. اكتشف الآن