Capitolo IL

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<<Nel giro di due giorni la guerra era pressoché finita...I ribelli si arresto alla morte dell'ammiraglio che li aveva guidati in quell'impresa che aveva promesso loro la libertà.>>narrò Sol.
<<Ma con la fine della rivolta arrivò un nuovo, devastante, problema.>>continuò Kra.
<<Il secondo segno del ritorno di Belo si manifestò.>>concluse Sol.
<<La Pestilenza.>>dedusse Grahoon.
<<Arrivarono ben presto rapporti di una nuova malattia, sconosciuta e letale, che avanzava e si diffondeva ai confini dell'Impero.>>disse Sol.
<<Il primo focolaio si ebbe vicino Eden. Molti credono che la malattia fosse arrivata portata dai ribelli superstiti della battaglia sul suolo odi Eden.>>commentò Hermann.
<<La leggenda narra che Eden non sarebbe dovuto essere mai sfiorato dalla guerra, pena la vendetta del pianeta stesso contro i suoi coloni. Forse è solo un caso, certo, però le coincidenze erano così... Coincidenti, ecco.>>scherzò Pavel giocando con le parole.
<<Una malattia terribile, senza ombra di dubbio. Mi informai su di essa, poco prima di essere catturato...>>
<<Causa un rapido deterioramento dei tessuti molli, ad iniziare dalla pelle, che inizia a formare delle dolorose piaghe di carne viva. Inoltre, in poco tempo il cervello inizia a subire dei danni, tanto che molti perdono la capacità di parlare, poi di udire, infine di provare sentimenti.>>borbottò raccapricciato Sol.
<<Eppure alcuni individui riuscivano a sopravvivere, in un modo o nell'altro. Tutto ciò che riportavano era semplicemente, semplicemente per così dire, le cicatrici sulla pelle causate dalle piaghe... Non sappiamo a cosa sia dovuta questa loro resistenza. Secondo qualche scienziato, solo gli individui più forti e determinati sopravvivono. Pare che il batterio non riesca ad intaccare oltre un certo livello un uomo dall'animo forte. Non saprei come spiegarlo, anche se sicuramente ci dev'essere una spiegazione scientifica.>>spiegò il pilota.
<<Tralasciando questo macabro dettaglio... Credo di immaginare di cosa stiate per parlarmi ora.>>lo interruppe il prigioniero Kalsirr.

Sol abbassò lo sguardo, con un'aria mista al malinconico ed il rassegnato, come quella di chi sa di aver avuto l'opportunità di far la differenza, senza farla effettivamente.

<<Tutto ci aspettavamo fuorché ciò che accadde quel giorno... Immaginavo un futuro ormai radioso e pacifico. L'Impero si stava incamminando verso un periodo di pace e prosperita come mai aveva fatto prima di allora...>>ricordò triste Kra.
<<Ma non siamo noi gli artefici del nostro destino, questa è solo una mera illusione... Gli artefici delle fini di tutti noi uomini siamo tutti noi, perché ognuno, con le sue azioni, genera conseguenze, che generano altre azioni, che generano altre conseguenze...>>concluse amaro Sol.

Ciò che un figlio vuole

La luce del sole filtrò oltre le sottili tende verdi che coprivano una immensa vetrata che dava un meraviglioso scorcio sulla capitale imperiale.

Aprì le tende, ammirando quello spettacolo che gli si presentò davanti.

Il tramonto su quella mastodontica metropoli aveva il pregio di creare un mosaico di riflessi e colori di ogni tipo, costituendo un quadro in cui ogni tonalità di ogni colore era presente. Dal blu all'azzurro, viola al rosa, dal rosso al giallo, dal giallo al bianco. Ogni colore era lì presente a formare quello splendido arcobaleno.

Ammirò la forma affusolata del Palazzo Imperiale, la sede della festa che si sarebbe svolta in suo onore fra un paio di ore.

Afferrò la divisa da ammiraglio abbandonata sulla poltrona indossando la giacca sopra quella squallida canottiera bianca che teneva indosso durante il tempo trascorso in casa. Iniziò ad agganciare ogni bottoncino dorato con l'apposito spazio, arrivando fino all'ultimo, stringendo il colletto attorno la gola.

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