Capitolo XXXVIII

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La Invictus apparve al cospetto di Europa. Sol, seduto sul suo piccolo trono nella sala di comando, si alzò in piedi. Devar, il suo milex rimastogli fedele in tutto quel tempo, si affiancò all'ammiraglio.

<<Le ho inviato le informazioni che mi aveva richiesto, ammiraglio.>>
<<Non ho voglia di leggerle... Sono una conferma dei nostri sospetti?>>
<<Purtroppo sì, signore.>>
<<Bene... Ordina all'equipaggio di inviare l'ordine di rientro a tutta la flotta. La voglia raccolta attorno ad Europa entro cinque ore. E che facciano in fretta, se aspettiamo troppo potremmo perdere l'effetto sorpresa.>>
<<Anche quelle lasciate sul confine del Firmamento del Diavolo?>>
<<Ho detto tutte. Tranne la flotta in orbita della Cattedrale di Tinùvial.>>
<<Immaginavo, ammiraglio. Non glie l'ho chiesto per questo.>>
<<Ancora non ho perso il senno, Devar. E se non l'ho fatto in quell'antro dannato, non credo lo farò mai.>>

Forse ritirare persino la flotta dal confine col firmamento non era una buona idea. Ma non poteva permettersi errori. Stavano andando contro una legge, eppure tutti quei marinai lo stavano seguendo. Aveva senz'altro guadagnato una grande leadership sui propri soldati.

Ripensò a ciò che la flotta conteneva in quel firmamento, cose e persone con cui avevano lottato anni prima.

La caccia

<<Dunque, ricapitolando, la I e la V flotta entreranno dal sistema Vorn, gli alleati Fariedi, guidati dalla Dominator dell'ammiraglio Sol ed alcuni incrociatori Imperia accederanno al Firmamento tramite il sistema Jupito. Tutto chiaro?>>

Nessuno domandò precisazioni all'aurelius. Sol, dalla sala comando della Dominator, chiuse la comunicazione salutando Caicel e l'ammiraglio Tsito.

Le navi fariede che li accompagnavano erano numerose e minacciose. Erano anche particolarmente veloci e potenti a livello di armamento ma avevano un enorme difetto: si muovevano tramite vele solari. Un metodo senz'altro economico e quasi inesauribile, abbinato a dei piccoli motori per le emergenze, tuttavia non dava per niente un senso di sicurezza a Sol.

Tuttavia il numero di navi era senz'altro da non ignorare: oltre alle venti navi latiete, che spiccavano per dimensioni e potenza di fuoco, vi erano anche trenta incrociatori fariedi, delle specie di enormi galeoni provvisti di dodici grandi vele solari su due assi perpendicolari della nave. Oltre a questi altre ventitré corvette e cinquantatré fregate. Oltre a tutto, Farideh era stato senz'altro generoso, oppure stupido, non avrebbe saputo dire. Gli aveva anche concesso la Harav'Ar, ovvero la "Signora dei Cieli", la più grande corazzata che Fariedo possedesse. Era l'ammiraglia della loro flotta ed era senz'altro possente oltre ogni immaginazione. Era grande quasi due volte e mezzo la Dominator, provvista di diciotto enormi vele solari che le garantivano una velocità unica per le sue dimensioni ed un arsenale che comprendeva trecento cannoni doppi e dodici pezzi di artiglieria pesante orbitale in grado di spazzare via piccole città o distruggere, con un colpo ben piazzato, un incrociatore come la Dominator.

Sol avviò una comunicazione con l'ammiraglio Fariedo sulla Harav'Ar.
Una riproduzione di un uomo in una corazza gialla ed abiti viola molto scuri apparve sul tavolo.

<<Lei deve essere l'ammiraglio Pavel Sol.>>
<<Così mi chiamano.>>disse l'altro con un mezzo inchino.
<<Ho sentito di alcune vostre gesta, di come avete gestito una singola nave isolata nei pressi di Cascalia e braccata dalle forze che ci apprestiamo ad affrontare... Spero proprio questa vostra esperienza ci torni utile.>>si augurò in una mezza risata, riprendendo la parola pochi secondi dopo<<Mi presento Serlot Jamn'Ar, ammiraglio di Fariedo e comandante della Harav'Ar, al vostro comando, come comandato dal mio nuovo signore.>>

Sol riconobbe il nome. Era uno dei traditori che avevano appoggiato il colpo di stato del giovane principe. Erano stati lui ed i suoi uomini ad esporre il corpo decapitato del re nella grande piazza principale della capitale.

<<È un grande piacere avervi con noi in questa epopea, ammiraglio.>>lo ringraziò Sol.
<<Il piacere è tutto di Fariedo, senza il vostro aiuto saremmo ancora sotto il regno di quel vecchio ed antiquato despota.>>lo ringraziò congedandosi il comandante.

Sol si voltò verso Devar, qualche passo più indietro<<Troverò una scusa per mandarti sulla Harav'Ar così che tu possa tenerlo d'occhio.>>
<<Non si fida, ammiraglio?>>
<<È un uomo che ha tradito il proprio sovrano. Come potrei?>>
<<Una personcina deliziosa, immagino.>>commentò il milex.
<<Già, proprio il tipo che vorresti per prendere un caffè al pomeriggio.>>ironizzò Sol.
<<Ah, esiste ancora qualcuno che lo beve?>>rise Devar.
<<Il tuo ammiraglio lo beve tutte le volte che si alza dal ciclo notturno, Devar.>>
L'altro parve arrossire<<Oh... Mi scusi, ammiraglio.>>
<<Voi milex non capirete mai l'effetto di certi alcaloidi naturali sul corpo umano.>>
<<Più che altro, comprenderli, signore.>>
<<Non fa differenza!>>

L'allarme risuonò nella nave.
<<Pronti a raggiungimento di velocità di curvatura. Primo salto previsto fra un minuto. Destinazione: sistema Jupito, pianeta Quairon.>>comunicò la voce all'interfono.

Qualche ora dopo si trovavano nello spazio profondo, illuminati da una stella rossa. Il metallo delle navi risplendeva di quella luce carminia ed allo stesso tempo minacciosa. Erano in pieno territorio nemico, forse erano già stati avvistati.

<<Voglio tutti i sistemi a pieno regime e tutte le navi con un grado di allerta tre. Non ci faremo cogliere alla sprovvista.>>ordinò Sol.

Camminò fino alla vetrata che dava sullo spazio profondo.
<<A noi, Aella. Che vinca il più forte, una volta per tutte.>>

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