Capitolo XXXVI

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L'erede senza nome

Si trovavano sulla navetta che li stava riportando alla Dominator, ferma in orbita, in attesa del ritorno dell'ammiraglio e della suo protetta.

<<Cosa avete stabilito con il sovrano?>>domandò Sol, seduto nella piccola stanza privata della nave.
<<Non ci aiuterà, non intende farlo. Così le cose si complicano...>>
<<Aurelius lo aveva previsto...>>osservò Sol.
<<Ha anche un piano b?>>rispose sarcastica la senatrice.
<<A dirla tutta... Sì.>>sorrise l'altro, poi proseguì<<Alla corte di Fariedo c'è stata una pesantissima lite qualche anno fa, fra il duca ed il figlio, piuttosto innovatore e poco tollerante verso i costumi Varidani.>>
<<Ne ho sentito parlare... Il famoso Principe Senza Nome...>>
<<Già, il duca si infuriò al punto da togliergli persino il nome...>>
<<È vivo?>>domandò la giovane donna.
<<Sembra proprio di sì. Alcuni informatori sono andati in cerca di informazioni alcuni giorni fa ed hanno trovato un luogo in cui potrebbe trovarsi il nostro amico.>>
<<Quanti sistemi dovremo attraversare per trovarlo?>>domandò lei.
<<A dirla tutta, non dovremo neppure cambiare pianeta... Semplicemente cambieremo nave.>>
<<Ovvero?>>osservò scettica la senatrice.

Una navetta a forma di ago sfrecciò al fianco della loro.

<<Quella. Un gruppo di esploratori ha stabilito contatto con il Principe ed anche un punto di incontro ovvero...>>

Un rumore di portelloni che si agganciavano rimbombò nella nave.

<<Questo. Adesso, se vuole scusarmi, lasci a me l'arte della diplomazia.>>si congedò Pavel uscendo dalla camera.

Attraversò il portellone che si era agganciato alla loro nave seguito da sei paracadutisti.

La nave che li aveva raggiunti era piuttosto stretta, come la forma faceva intuire. Entrarono tutti nella sala principale della navicella che li ospitava.
Una ventina di soldati li osservò entrare.

Sol esordì in fariedo<<Al sarr an Ar.>>disse.
"Portatemi dal vostro signore."
I soldati si guardarono stupiti, uno si fece avanti. Aveva una veste lunga che ne avvolgeva il corpo minuto, sembrava essere una sorta di sacerdote<<Nessuno parla il fariedo da tanti secoli ormai, solo i grandi sacerdoti ed i più colti filosofi conoscono la nostra lingua... Chi sei?>>
<<Ammiraglio Pavel Sol, servitore di Mereus, l'Imperatore.>>

Ringraziò nella sua mente Ad'Ar Suum. Parlare con lui portava senz'altro grandi conoscenze e nozioni utili.

Il sacerdote li invitò a sedersi, senz'altro impressionato da quell'esordio tanto scenografico.

L'ammiraglio si poggiò su un piccolo divano e chinò il capo come in meditazione. Venne poi circondato dalle sue guardie del corpo.

Dopo qualche minuto di silenzio quasi imbarazzante la nave finalmente atterrò.

Il rumore apparve strano all'ammiraglio. Non erano atterrati su una piattaforma di metallo ma su qualcosa di morbido.

Che fosse... Cenere?

Il portellone si aprì, adagiandosi sul morbido manto di grigia morte di cui era seppellito Fariedo.

Un vento leggero sollevò una piccola folata colma di polvere.

Attraversarono un percorso cinereo, come tutto il paesaggio attorno a loro. Erano in superficie, una cosa rara per quel pianeta. Il sole rosso illuminava quel paesaggio rendendolo oltremodo apocalittico.

Dalla cenere sporgevano alcuni pennacchi, cime di una torre antica ed ornata di mille decorazioni.

Scesero delle scale, entrando in quella che si rivelò essere una cattedrale sepolta.

La dentro, in fondo, seduto su un trono rosso, stava arrogantemente e maleducatamente seduto il tanto agognato erede.

<<Yall od vareh ar.>>lo salutò Sol.
"Salve unico ed onorevole signore."
<<Yall pakkah torwa Latietia.>>rispose il giovane sovrano alzandosi in piedi e spalancando le braccia.
"Salve valoroso guerriero di Latietia."
Poi il ragazzo proseguì<<Siete il benvenuto nel mio piccolo terreno, ammiraglio Sol... Mi spiace non avervi potuto accogliere nel luogo che mi spetterebbe di diritto ma...>>si scusò ironico l'erede.
<<Potrebbe non restare così tanto a lungo...>>ipotizzò l'ammiraglio.
<<Dunque i vostri esploratori non mentivano... Abbiam fatto bene a non squartarli sul momento.>>ricordò l'uomo senza nome.
<<Farideh.>> era così che si faceva chiamare, letteralmente "Il nuovo"<<Il mio imperatore ti propone un'alleanza. Noi ti forniremo uomini e mezzi, tu soverchierai la monarchia di tuo padre e ne prenderai possesso.>>propose Sol.
<<Ed in cambio, sentiamo, cosa vorreste?>>
<<Gradiremmo avere in prestito una parte della flotta farieda... Ed un alleanza con voi, ovviamente.>>
Quello spalancò le braccia in segno di gioia<<Sì! Sì, ci sto! Un nuovo sovrano salirà al trono e... Finalmente... Vedrò mio padre invocare perdono, in ginocchio, di fronte al suo figlio vincitore! E poi... Poi... Osserverò il suo sangue tingere di viola le sue vesti bianche... Come bramo quel momento! Il momento in cui il nuovo, l'innovazione, scavalcano l'antiquato, l'inutile. Ammiraglio Sol, lei mi porti un esercito, io le porterò un nuovo, valido, alleato.>>

Certamente quel genere di affermazione incuteva davvero timore, forse era il tono, forse il messaggio, forse la determinazione della voce con cui veniva pronunciata, forse per tutto questo.

Uscì a grandi passi dall'antro oscuro, covo colmo di odio di cui erano intrise le membra di quel figlio furibondo e futuro assassino.

Due giorni dopo, dall'orbita del pianeta, la Dominator assisteva a quello che avrebbe preso il nome di Secondo Grande Rogo di Fariedo. 

Il pianeta, divorato dall'interno dalle fiamme, parve esplodere in numerose fiammate dagli ascensori che portavano in superficie.

Tre giorni dopo, i soldati di Farideh conquistarono la capitale, sconfiggendo i soldati del re. Fu lo stesso figlio, rispettando la parola data, ad uccidere il padre, decapitandolo e facendo poi esporre il corpo privo di testa nulla piazza principale sotto l'insegna che recitava "Il re è morto!".

Cinque giorni dopo ebbero le loro navi.

"Uno scambio equo", aveva detto Aurelius. Sol non era assolutamente d'accordo: la vita di tre milioni di persone valeva una manciata di grandi navi da guerra?

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