꧁ XIII ꧂

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[profilo Instagram: @ asiapretta]

POV. Astaroth.
L'inferno.
Giungere nel mio regno significa percepire ogni cellula del mio corpo venire invasa da una piacevole energia. Vengo inebriato dal potere, dalla sicurezza, ogni mio senso si rinvigorisce ed è come se il flusso inesorabile del tempo riprendesse a scorrere.
Non provo pace, tantomeno leggerezza o nostalgia: noi demoni non siamo capaci di provare simili emozioni, eppure è ciò che più si avvicina al mio concetto di libertà. Atterro a pochi passi dallo strapiombo, generatosi in tempi immemori alla caduta di mio padre, piombando difronte all'imponente castello con una mano sul terreno. Sollevo lentamente lo sguardo verso il palazzo in pietra grigia come la cenere, spiegando le mie ali color pece nell'atto di mettermi eretto.
<<Bentornato principe>>
Le guardie abbassano il capo in segno di rispetto, ma non rivolgo loro alcun cenno, superandole a grosse falcate.
Varcata la soglia colgo immediatamente delle demoni rivolgermi gli occhi dolci, mordendosi le labbra colorate di rosso e mostrando le loro curve con fare provocatorio. Non ricordo i loro nomi e sinceramente non ne ho il minimo interesse; so solo di essermele già scopate. È raro che io metta le mani su una donna più di una volta: mi stanco facilmente e spesso si incollano come delle sanguisughe. L'unica scopata ricorrente la riservo a Sasha, a quanto pare una delle poche in grado di rispettare la mia libertà senza pretendere qualche buon titolo in cambio.

<<Padre>>
Abbasso il capo per un breve istante difronte alla sua figura imponente, mantenendo la mascella serrata e lo sguardo deciso.
Nonostante il nostro stretto rapporto, il suo richiamo non preannuncia mai un buon segno.
<<Figlio mio, mi domandavo quanto ci avresti messo>>
La sua voce appare seccata come al solito, eppure sogghigno difronte alle sue parole e ricambio lo sguardo di ghiaccio con gli stessi suoi occhi.
<<Non avevo niente di meglio da fare>> sollevo le spalle.
Lo osservo camminare avanti e indietro nella sala del trono con andamento lento e studiato.
<<Altre due morti questa settimana. Per quanto io apprezzi i crimini ben congegnati, non sopporto che vengano attuati da qualcun altro, specialmente a scapito dei miei Demoni>> solleva la voce, la quale risuona nella sala mandando in frantumi le finestre. Ho perso il conto delle volte in cui è capitato, ma sinceramente non me ne sbatte un cazzo.
<<Da quanto ne so hanno ucciso altri cinque Angeli>> sogghigno, osservando Lucifero recuperare un po' della sua lucidità.
<<Ho ragione a dire che sei l'unico a darmi un po' di soddisfazioni>> commenta <<Ciononostante non posso permettere che una minaccia si aggiri nel mio regno, devi scoprire di chi si tratta e la tua presenza in quella dannata e inutile scuola serve proprio a questo>> tuona nuovamente.
Sollevo il braccio giusto in tempo per interrompere a mezz'aria il quadro appena volato verso di me, per poi scagliarlo contro la parete con disinvoltura.
<<Ti porterò notizie presto, padre>> prometto.
Lucifero prende posto sul suo trono, tamburellando le dita su di esso con fare pensieroso.
<<Certamente ti dai più da fare di tua sorella, ma fortunatamente tu sei il mio primogenito>>
Se non fosse così impegnata a
scopare con chiunque le capiti a tiro, probabilmente si interesserebbe maggiormente.
Data la rabbia palpabile sul volto del regnante, ringrazio di aver ereditato da lui una forza tale da impedirgli di leggere i miei pensieri.

Decido di congedarmi per raggiungere all'esterno del palazzo Trevor, Zepar e Ipos, i miei demoni più fidati.
<<Quanto è incazzato tuo padre?>> mi domanda Trevor, mentre attraversiamo il lungo viale che conduce fuori dalle imponenti mura del palazzo.
<<Che domanda del cazzo>> commenta Ipos, sistemandosi la ciocca di capelli castani finita disordinatamente sulla sua fronte.
<<Queste creature sono un problema in più da risolvere. Ho quaranta legioni di demoni a cui pensare, non ho tempo per le stronzate>> sbotto io, stringendo i pugni nel percepire la costante ira di mio padre mescolarsi alla mia.
Essere il primogenito di Lucifero mi permette di avvertire le sue emozioni come se fossero mie. È a causa della sua rabbia, che ho inteso di dover venire qui all'istante.
<<Quindi la vera domanda sarebbe: quanto sei incazzato tu?!>> si corregge il mio amico, lasciandosi poi andare ad un sospiro altrettanto innervosito <<I tuoi demoni sono in tensione, dobbiamo far fuori quelle creature>> aggiunge poi. Essendo il mio braccio destro, svolge il ruolo di ufficiale delle mie legioni: è un grande combattente, nonché una delle poche creature di cui mi fido e le sue parole rendono solo più evidente una realtà di cui ero già a conoscenza. 
<<Anche i miei sono in torpore: uno di loro è stato ucciso, non so come abbiano fatto ad entrare, ma vi assicuro che la cosa non mi piace affatto. Troviamo quei figli di puttana>> Zepar si aggiunge alla conversazione, inarcando un sopracciglio con decisione.
<<Mio padre ha detto che sono stati uccisi due demoni questa settimana>> sostengo inferocito.

Nemesys: Angeli e DemoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora