cap. 19

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Chiedo scusa per la lunga assenza. A causa di vari problemi è la prima volta da settimane che accendo il pc. Per farmi perdonare vedrò di finire i capitoli entro la prossima settimana.

Emily

«Dannazione! Hai visto cosa hai fatto?!» La direttrice chiude la porta alle sue spalle e mi guarda severa.

«Non sono stata io.» Mormoro, abbassando gli occhi sui miei piedi sporchi. «Non sei mai tu! Vero?»

La sua mano mi afferra per il mento e mi obbliga ad alzare la testa. I suoi lineamenti sono tesi e la solita paura mi blocca il respiro. Il rumore della sua mano che colpisce il mio volto, rimbomba nella stanza. Poi mi afferra per un braccio e mi trascina fuori. La pioggia batte forte sulle nostre teste, ma lei continua a strattonarmi verso il capanno.

Inciampo, cadendo a terra e schizzando del fango sul suo vestito. «Stupida ragazzina!» Un calcio tra le costole mi mozza il fiato. La mia faccia affonda nell'acqua putrida della pozzanghera. I vestiti si inzuppano.

Guardo le sue gambe muoversi verso la porta mentre il colpo appena subito, si propaga in tutto l'addome.

Sparisce all'interno mentre le mie lacrime si confondono con il fango. Il freddo mi entra dentro, mischiandosi ad un dolore che non riesco più a sopportare. Con le braccia che tremano mi rimetto in piedi. Non sono stata io. Non sono mai stata io.

Ma lei adora prendersela con me. Incrocio i suoi occhi mentre esce dalla porticina di legno. Tra le mani tiene le corde. Quelle che troppe volte si sono strette ai miei polsi. Quelle che hanno lasciato segni indelebili anche nella mia anima. Ma non passerò un'altra notte legata in quel capanno gelido. Preferisco morire in mezzo alla strada che per mano sua. Cerca di afferrarmi per il braccio, ma io mi scanso.

Ho male ovunque ma inizio a correre. Corro. Senza voltarmi mai. Corro. Senza fermarmi mai.

Mi sveglio di soprassalto, ma il buio riempie i miei occhi.

Era da tanto che non avevo questi incubi. Una terribile confusione invade i miei pensieri. Cos'è successo? E dove diavolo sono?

Provo ad alzarmi, ma il mio cuore sussulta quando sento sui polsi la consistenza della corda che mi lacera la pelle.

Vengo travolta da un'impotenza che non si può dimenticare.

Da una paura con cui ho fatto i conti per troppo tempo.

La porta si apre, lasciando filtrare la luce del corridoio.

Quello che ho attraversato così tante volte da capire in quale stanza mi trovo senza aver bisogno di vederla.

E anche la sagoma dell'uomo che entra sicuro, sento che rimarrà impressa nella mia memoria, per sempre.

Josh

L'aereo si muove piano sulla pista e Parigi scivola dietro le mie spalle. Penso ad Emily nelle mani di Dominic e il senso colpa, soffocato da emozioni più grandi, torna a scuotere la mia coscienza. E il suo volto si mescola a mille altri.

E che potrei arrivare troppo tardi, diventa la mia preoccupazione più grande. Sono salito su un aereo come questo, il giorno in cui accettai questo incarico.

Ho lasciato Londra con un obiettivo ben preciso e sarei dovuto tornare a casa dopo un paio di mesi al massimo.

Ma quanto è facile perdere la retta via?

Troppo. E non lo credevo possibile finché non mi sono perso in modo irreparabile. Ho continuato ad accumulare prove, la maggior parte contro di me, ma ho smesso di essere un poliziotto. Mi sono reso conto di aver sedato i miei istinti per una vita intera quando mi sono trovato di fronte ad un bivio.

CRUEL INTENTIONWhere stories live. Discover now