CAPITOLO 17 - CIAO ANCHE A TE MAMMINA!

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Era sabato sera, ed era passato un giorno dall'aperitivo con Henry e un Luke in versione pinguino, il quale, ovviamente, dopo quell'incontro fortuito, non si era fatto più vedere. Non che mi attendessi diversamente visto il modo in cui aveva palesemente manifestato il suo desiderio di volermi strangolare, anche se, in tutta onestà, lui era l'ultimo dei miei problemi in quel preciso istante. Era giunto il momento di parlare con i miei genitori dell'Erasmus.

Fino a quel momento avevo continuato a rimandare, e non mi vergognavo ad ammetterlo, per paura del confronto, o per meglio dire, del duro scontro che già sapevo attendermi al varco. Ma ormai i giochi erano cominciati, i dadi lanciati, ed era tempo di iniziare quella partita. Presi il cellulare, iniziando a cercare il numero di mia madre in rubrica. Tergiversai ancora alcuni secondi con il dito sospeso sopra il tasto di chiamata, poi finalmente lo schiacciai.

Uno squillo... due squilli... e poi eccola... la voce del mio nemico.

«Che cosa è successo?»

"Ottima partenza! Ciao anche a te mammina!"

Va detto, a loro discolpa, che io non li chiamavo mai per prima durante la settimana, bensì erano sempre loro a cercarmi, di conseguenza quella sua reazione spropositata era in parte comprensibile; sicuramente doveva aver pensato al peggio vedendosi arrivare una chiamata da parte mia. Solo che questo precedente non mi aiutava a prendere alla larga il discorso e a schierare in campo la mia strategia.

«Uhm... non è successo nulla di grave, ma avevo bisogno di parlare con te e papà di una cosa.»

Se non potevo prenderla con calma, almeno potevo tentare di quietarli.

«Non fare mai più una cosa del genere, Olivia! Ci hai fatto prendere uno spavento terribile!» proruppe indispettita, tirando quello che immaginai essere un sospiro di sollievo che giunse con un rumore gracchiante attraverso il microfono del telefono.

Eh già... solo i miei genitori e i miei fratelli continuavano a chiamarmi con il mio nome di battesimo, nonostante sapessero che lo detestassi. Fortunatamente esisteva mia nonna che assecondava le mie richieste in quella famiglia così formale; era già un miracolo che non mi interpellassero per nome e cognome.

«Che esagerata, come se non fosse mai successo che vi abbia chiamata io per prima qualche rara volta» dissi, cercando di stemperare la sua ansia.

«Hai detto bene, signorina: qualche rara volta! E suddette rare volte coincidevano con tragedie! Come quando hai fatto l'incidente in motorino, nonostante ti avessimo espressamente vietato di uscire, o quando da piccola sei scappata di casa e, in quel caso, ci chiamò tua nonna per poterci far parlare con te!»

Lo so che vi starete domandando che razza di bambina fossi, ma che ci volete fare?!? Già a 5 anni lo spirito sovversivo scorreva impetuoso nelle mie vene quando si trattava di far valere le proprie idee, che in quel caso consistevano nel voler giocare a calcio e non di iscrivermi a uno stupido corso di danza. Ma i miei genitori non me lo permisero, ritenendo che il calcio fosse uno sport da maschietti e non adatto ad una femminuccia. Quindi comprenderete che io in qualche modo dovevo pur far sentire la mia voce, anche se, quell'atto di ribellione, mi costò di restare in punizione per 3 mesi, senza poter uscire di casa, con i miei giochi confiscati e i cartoni animati banditi, e, in aggiunta, un pallone da calcio l'avevo sempre e solo continuato a vedere in tv, mentre il mio armadio si infoltiva di maledetti tutù rosa. Sarà stato a causa di quel trauma infantile che quel colore mi continuava a far venire la nausea.

E per quanto riguarda l'incidente in motorino... ecco... che dire?!? Io ero stata reclusa in casa perché ero rientrata 15 minuti dopo il coprifuoco pattuito il fine settimana precedente, ma la mia migliore amica era in lacrime dall'altro capo del telefono, avendo avuto una brutta lite con il suo ragazzo, così non ci pensai due volte a disobbedire. E nessuno si sarebbe accorto di nulla, se non avessi avuto quello stupido incidente e non fossi finita in ospedale per un braccio rotto. Dannati vecchietti che non vedevano gli STOP! Ma si sa: la fortuna non mi aveva mai sorriso molto.

RICOMINCIO DA ME (VOL.1 - COMPLETATA)Where stories live. Discover now