59/60. La scelta migliore

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«Abbiamo un ferito grave, fate spazio!»

Leo si svegliò sussultando al suono di quella voce. L'aveva già sentita da qualche parte, gli era tremendamente familiare.

Sentì i rumori di un lettino che si muoveva per la stanza, mentre alcuni figli di Apollo lanciavano un grido. Ma quella voce familiare alle orecchie di Leo le faceva zittire tutte quante.

Quando ci fu di nuovo silenzio in infermeria, Leo tornò a dormire. Voleva continuare a restare sveglio, ma era ancora troppo stanco. Chissà se Will poteva dargli qualcosa per la stanchezza.

Poi ci arrivò. Quella che aveva udito doveva essere per forza la voce di Will. Rassicurante, piena, forse un tono più basso del solito, ma era senz'altro lui. Non poteva nemmeno riposarsi un minuto che già aveva un altro paziente a cui badare.

I suoi pensieri lo fecero tornare indietro nel tempo, quando stava al sicuro tra le braccia di Will. Ricordava quando il ragazzo gli aveva baciato l'orecchio, poi lo zigomo, il naso, arrivando infine alle labbra.

Sorrise tra sé, lasciandosi cullare da quei bellissimi ricordi.


Leo si svegliò che era già pomeriggio inoltrato. Per qualche secondo rimase a fissare il soffitto, chiedendosi cosa ci fosse di strano. I punti allo stomaco tiravano, ma doveva essere normale. Calipso non era più sul letto con lui, forse era andata da James.

Si guardò attorno, alla ricerca di un biglietto che potesse rassicurarlo della posizione della sua ragazza, quando vide degli occhi, verdi e azzurro, che lo fissavano annoiati da una sedia.

«Cazzo, quanto dormi, Valdez.»

Leo lo guardò, cercando di ricordarsi il suo nome. Quando gli tornò in mente, sgranò gli occhi. «Angel?»

«Il solo e unico.» rispose Angel, alzandosi in piedi. Leo notò subito che era diventato più alto e più muscoloso, e decisamente molto più abbronzato di come lo ricordava. I capelli biondi erano rasati, tranne per una trecciolina che gli pendeva al lato del viso.

«Porco Crono.» disse Leo, guardandolo, e Angel gli riempì un bicchiere d'acqua. «Sei... Sei...»

«Stupendo? Figo? Sensazionale?»

«Cambiato. Sei cambiato.» Leo prese il bicchiere e bevve un sorso d'acqua, scoprendo di avere fame.

Angel schioccò le labbra, deluso. «Me l'hanno detto in molti.»

«Perché sei qui? Insomma... quando sei tornato?» si affrettò ad aggiungere.

«Ho preso un paio di settimane di vacanza, e sono venuto qui con la speranza di trascinare qualcuno dei miei fratelli in un posto in cui c'è veramente bisogno di loro.»

«Anche qui c'è veramente bisogno di loro.»

«No. Basta chiudere in cabina figli di Ares e di Efesto, togliere loro tutte le armi pericolose, e vedi come non ci sarà più bisogno dei miei fratelli al Campo.» Angel si versò un altro bicchiere d'acqua, guardandolo. «Devo parlarti.»

«Non chiuderò in casa i miei fratelli.» lo avvertì, anche se in effetti non aveva tutti i torti.

«Non di quello. Si tratta di...»

Calipso sbucò nella stanza in quel momento, e Angel le gettò un'occhiataccia perché l'aveva interrotto. La ninfa lo ignorò, come se fosse stato un soprammobile.

«Leo.» Gli si avvicinò subito, dandogli un bacio sulle labbra, e accarezzandogli i capelli. «Ti ho portato qualcosa da mangiare.»

«Grazie, amore.» mormorò Leo, e Calipso si sedette vicino a lui, posandogli il vassoio sulle gambe. «Hai visto James, piccola?»

Io non amo gli uomini. Amo solo luiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora