82. Una serata in compagnia

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Il primo tuffo al mare toccò a Will. Secondo i suoi fratelli, se lo meritava, visto tutto quello che aveva fatto negli ultimi dieci giorni. L'acqua era bellissima, né troppo fredda, né troppo calda, e non c'era quasi nessuno in spiaggia. Il sole era troppo forte, per gli altri semidei. Ma per i figli del sole era l'ora perfetta, soprattutto dopo aver passato dieci giorni chiusi in infermeria, senza poter mettere il naso fuori dalla struttura.

Will e i fratelli fecero gare di nuoto per ore, finché il sole tramontò. Solo allora decisero di uscire dall'acqua, tutti infreddoliti, e si sedettero sulla sabbia, ridendo e scherzando tra di loro. Will si rese conto di quanto gli piacesse quel momento privato con i suoi fratelli. Ormai loro erano la sua famiglia da anni, ed era bello sapere che, comunque fossero andate le cose, poteva sempre contare sui suoi fratelli semidivini.

«Dovremmo fare una grigliata.» disse Grant, stringendosi così tanto nell'asciugamano da diventare un tutt'uno con esso.

«Purtroppo non abbiamo preparato niente.» notò Hailey, sotterrando i piedi nella sabbia.

«Possiamo andare a prendere un po' di carne in mensa.» disse Kenny, elettrizzato all'idea. Will lo guardò divertito: aveva solo quindici anni, ed era quasi una sua copia. Solo che lui non si era mai elettrizzato tanto al pensiero delle bistecche.

«Oppure potremmo prendere delle pizze.» disse Helen, schioccando le labbra.

«Andare in città?» domandò Nate. «Nella pizzeria con quella bella pupa piena di curve?»

Helen diede un pugno sulla spalla del fratello, che con le mani stava cercando di descrivere le curve della cameriera. Will rise, mentre Grant sogghignava.

«Si chiama Cecile.» disse Grant. «E ha tutto al posto giusto.»

«La conosci?» si stupì Nate.

«Non sei l'unico che esce dal Campo, eh.»

«Non dirmi che ci sei andato al letto!»

«Okay, non te lo dirò.»

Will si portò una mano alla bocca mentre Nate si sdraiava sulla sabbia, con l'espressione dolente di chi gli è appena caduto il mondo addosso. Grant fece l'occhiolino a Will, e si alzò in piedi.

«Per me va bene la pizza.» disse, porgendo la mano a Will. «Voi cosa ne dite?»

«Per me va benissimo.» disse Will, accettando la mano del fratello e rimettendosi in piedi. «Direi che ci siamo proprio meritati una serata solo per noi cinque.»

«Io ci sto!» esclamò Hailey. «Così posso sbatterlo in faccia a Julie. Se fosse venuta anche lei, quei giorni in infermeria... ah, non vedo l'ora di vederla incazzarsi!»

«Se fosse venuta anche lei, vi sareste uccise a vicenda.» le fece notare Helen.

«Quindi è meglio se non è venuta.» annuì Will, divertito.

«Non penso sarebbe finita così...» borbottò Hailey.

«Invece sì.» ridacchiò Grant. «Ah, quanto mi mancano i battibecchi con Angel e Rose...»

Will sospirò. Mancavano molto anche a lui. Il giorno dopo avrebbe fatto loro una chiamata con messaggio Iride. Gli mancavano moltissimo.

«Will?» lo chiamò Nate, e Will sollevò gli occhi su di lui. «Vuoi, ehm, invitare anche Connor?»

Will scosse la testa. «Non credo, no.» disse, trattenendo a stento un sospiro. Uscire con Connor significava litigare per gli ultimi giorni passati, e quella sera voleva soltanto divertirsi.

«Ah, okay. Allora faresti meglio a non dirgli niente. Si sta avvicinando.»

Will si girò e scoprì che il fratello aveva ragione. Connor era in avvicinamento, con l'espressione corrucciata. Teneva gli occhi puntati su di lui e Will ebbe l'impulso di voltarsi e tuffarsi in acqua, e nuotare fino all'orizzonte. Helen gli posò la mano sulla schiena, come se gli avesse letto nel pensiero, e forse era davvero così. Dopotutto, i figli di Apollo erano anche veggenti.

Io non amo gli uomini. Amo solo luiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora