24/25. Il fiore

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Leo passò tutta la notte a guardare il figlio addormentato nel suo lettino. Non riusciva a credere di aver detto quella frase a Will, né tantomeno che fossero diventati una coppia a quasi tutti gli effetti.

Come avrebbe spiegato ai suoi amici, un giorno che glielo avrebbero chiesto, che in compagnia di Will Solace si trovava benissimo? O che non gli importasse affatto che l'altro fosse un uomo? Anzi, gli piaceva molto più per questo. Almeno non sarebbe rimasto ore e ore fuori dal bagno in attesa che Will si preparasse.

Leo si stiracchiò e guardò la parte vuota del suo enorme letto. Lui e Will una coppia... Questo significava che avrebbe dovuto parlare con James su un sacco di cose, e tenerlo molto più spesso con i suoi zii. Avrebbe avuto bisogno di restare con Will, loro due soli, a fare cose da coppia... Soprattutto ora che la relazione si era appena avviata.

Ricordava bene il primo periodo in compagnia di Calipso. Dopo aver lasciato l'isola di Ogigia, erano partiti insieme. Avevano visitato il mondo insieme, si erano spalleggiati nel combattere i mostri sul loro cammino, e Leo aveva fatto provare all'altra un sacco di cose che per lei erano nuovissime. Erano sempre stati l'uno accanto all'altra, anche quando...

Leo ebbe un sussulto e si mise seduto, mentre piccole gocce di sudore gli ricoprivano la fronte. Un ricordo ormai lontano, quasi cancellato, gli invase la memoria. Come aveva potuto essere così stupido?


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Era scappata dall'isola di Ogigia ormai da sei mesi quando Calipso, guardando Leo lavorare di impegno, si ritrovò pervasa da un senso di tristezza.

Leo stava mettendo appunto una nuova arma quando sentì il suo amore, il suo raggio di sole, singhiozzare. Si voltò, pensando che la sua dolce metà si fosse ferita, ma invece era ancora seduta al tavolo da lavoro, con le maniche rimboccate e le mani sporche di grasso.

«Piccola?» mormorò Leo, perplesso, lasciando tutto e avvicinandosi a lei. «Cos'è successo?»

Calipso scosse la testa, tirando su col naso, e provando ad asciugarsi le lacrime. «Nulla, Leo, torna pure al lavoro.»

Leo la guardò, chiedendosi se nelle ultime due ore avesse fatto qualcosa di sbagliato, o di male. Forse non l'aveva ascoltata mentre si lamentava di qualcosa? O forse era il loro mesiversario? Ragionò in fretta, cercando di capire cosa fosse successo, e infine le tolse le mani dal volto, stringendola a sé.

«Piccola, sai che con me puoi parlare di tutto.» le disse, serio, accarezzandole i capelli.

«Lo so Leo.» singhiozzò Cal, stringendolo. Per qualche minuto rimase in silenzio, poi sospirò. «Ma... Ora stavo pensando ad una cosa terribile...»

«Proprio terribile se tu sei in questa situazione.» rispose Leo, accarezzandole la guancia e cancellandole le tracce salmastre.

Cal annuì lentamente, e sospirò di nuovo.

Leo la osservò. «Puoi dirmi a cosa stavi pensando? Magari posso aiutarti.» le rispose.

La ragazza si guardò le mani. «Tu... Hai notato che non sono cambiata da quando ho lasciato Ogigia.»

Il ragazzo la squadrò, annuendo piano. «Sì, l'abbiamo notato insieme, non ricordi?»

Mentre lui era cresciuto di una manciata di centimetri, Calipso era rimasta tale e uguale alla ragazza che viveva sull'isola. Solo il suo modo di vestire ora era diverso.

Calipso si fissò le mani, prima di guardarlo. «E questo significa che io sono immortale.» mormorò la ragazza, e Leo si sentì impallidire. «Io vivrò per sempre, mentre tu...» Le si incrinò la voce, e si interruppe.

Io non amo gli uomini. Amo solo luiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora