CAPITOLO 47

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Mi feci forza ed aprii la porta, tornando in camera. Marco, davanti alla finestra, guardava fuori, assorto. Appena se ne accorse si voltò e mi squadrò dalla testa ai piedi. Alzò le sopracciglia, lasciandosi sfuggire un sorriso e si passò una mano tra i capelli cercando di mostrare un'aria indifferente.

"Ti stanno bene... Sono un po' grandi... ma purtroppo è tutto quello che sono riuscito a trovare..."

"Bene, forse è una parola un po' troppo azzardata" - cercai di ironizzare - "Ma ti ringrazio... Non potevo più stare neanche un minuto in quella roba" – ammisi.

"Lo immaginavo"

Gli sorrisi appena, senza replicare oltre. Fissai le mie mani che torturavo nervosamente e mi sforzai di deglutire, nonostante sentissi la gola gonfia. I miei occhi arrossati si annebbiarono ancora e la voce si soffocò.

"Marco..."

Lui si avvicinò, aprì le braccia e lasciò che sprofondassi il viso sulla sua spalla, provando a quietarmi i nervi. Mi raggomitolai sul suo torace, lasciando che mi stringesse forte, in quell'abbraccio che mi faceva sentire protetta. Che mi faceva bene.

"... ho paura" – sussurrai.

"Lo so... ma non devi... Non sei sola adesso... Non più" – la sua voce calda mi riscaldò il cuore - "Domattina presto chiamerò mio padre" – continuò – "Ci aiuterà... vedrai... ce la faremo".

Mi accarezzò la schiena, appoggiando il mento sulla mia nuca ed io sospirai ancora indecisa. Lui prese il mio viso tra le mani e mi costrinse a fissarlo.

"Ehi! Non lascerò che ti faccia ancora del male... Non te ne farà più... Andrà tutto bene! Te lo prometto!"

Respirai profondamente, poi feci scivolare le mie braccia sui suoi fianchi e intrecciai le mani sulla sua schiena. Quanto desideravo che avesse ragione!

Restammo abbracciati per un po' senza più parlare. Poi si scostò appena per sollevarmi il mento con le sue dita. I suoi occhi azzurri, intensi mi rapirono. Mi accarezzò dolcemente i capelli umidi. Poi mi sfiorò il naso con la punta del suo, titubante. Delicatamente le sue labbra si posarono sulle mie e in quel momento capii che tra di noi non era cambiato niente. Che nonostante l'esperienza schifosa di quella sera, desideravo ancora che lui mi toccasse, che mi baciasse, mi accarezzasse... mi amasse.

Spense la luce e tenendomi per mano mi accompagnò fino al letto dove ci accovacciammo vicini.

Appoggiai la testa sul suo torso duro, seguendo il ritmo del suo respiro. Sentii il suo braccio avvolgermi attorno alla vita e vi posai una mano accarezzandolo lieve. Lui mi baciò leggero sulla fronte e mi parlò dal profondo di se stesso.

"Avevi promesso di non lasciarmi Lizzy. Di non farlo mai più" - ribadì angosciato che la mia parola data, in fondo, non valesse nulla.

"Non sarebbe successo se non fossi stata costretta"

"Non voglio che tu te ne vada mai più, Lizzy. Ti prego... fallo per me" – supplicò – "Ti prometto che ci sarò sempre accanto a te... a combattere per te e con te... Ma devi promettermi che anche tu ci sarai sempre..."

I miei occhi si riempirono ancora una volta di lacrime che rimasero appese. Mi scostai e alzai il viso a incontrare il suo sguardo.

"Marco, non posso chiederti questo... Non in questo caso. Non è solo una difficoltà quella che sto vivendo..." – gli dissi con voce tremante.

"Ehi..." - si abbassò di più a cercare i miei occhi - "Tu non mi stai chiedendo niente. La tua vita ormai è la mia. Quello che capita a te, capita a me. Non è questo quello che mi preoccupa o mi fa paura... Quello che mi terrorizza è... il pensiero che possa perderti per sempre..." – la sua voce era angustiata, sofferente - "Se è vero che mi ami... giurami che non te ne andrai. Giurami che rimarrai con me... Ma stavolta fallo sul serio, Lizzy. Non mentirmi perché non riesci a dirmi il contrario. Voglio che questa volta tu ne sia convinta. Che anche tu lo voglia. Qualunque cosa accada. " – implorò.

Vivere... un'altra voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora