CAPITOLO 17

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... un mormorio e la risata di Emma che scendeva con Tony le scale, ci allontanarono immediatamente, lasciandoci lì a fissarci.

"Buongiorno ragazzi!" fece Emma entrando in cucina sorridente.

"Che ci fate già in piedi?" chiese allegramente Tony entrando dietro di lei.

Nessuno di noi due rispose. Fu allora che Emma notò il nostro sguardo e la tensione che si stava smorzando a fatica dei nostri corpi e lo fermò trattenendolo per un braccio.

"Che c'è?" Tony si girò stupito a osservarla e seguì il suo sguardo fino a noi, in piedi, l'uno di fronte all'altra, in silenzio. Incapaci di staccare gli occhi l'uno dall'altra.

"Oh... Cavoli!" esclamò restando a bocca aperta.

"Noi... beh... noi pensavamo di fare colazione fuori... visto che voi... sì, insomma... l'avete già fatta... Vero Tony?" gli suggerì impacciata Emma, dandogli un colpetto con il gomito, per richiamarlo al contegno.

"Oh... certo! Colazione fuori! Sì... direi proprio che dobbiamo andare. A proposito!" si voltò verso Emma con un'idea per la testa, "Dobbiamo anche dare un'occhiata in giro..." aggiunse cercando la sua approvazione e provando ad essere naturale, "Nei dintorni, voglio dire... E' da ieri che ne parliamo, ricordi... Dobbiamo andare mezz'ora fuori, ci siamo detti. Uscire un po' e... guardarci intorno" era evidentemente compiaciuto di quella folgorazione. Emma lo fissò contrariata. Gli afferrò una mano stringendogliela e provò a zittirlo.

"Dobbiamo proprio andare..."

Lui la studiò incerto, "Pensavo bastasse mezz'ora. Che ho detto?"

"Tony, non aggiungere altro! Va bene?"

"Un'ora?" provò ancora. Emma si coprì il viso con una mano decisamente imbarazzata, "Ma si facciamo un'ora..." proseguì Tony tentando di sorridere, "E' sempre poco il tempo quando si hanno da gestire certe cose..." lei appoggiò un braccio al fianco, si piegò di lato e lo fulminò, "Cioè quando si va fuori, intendevo..." Emma restò a fissarlo truce, "Che c'è?" le chiese Tony corrugando la fronte.

"Lasciamo perdere, Tony!"

Ormai era chiaro anche a loro: avevano, senza volere, interrotto qualcosa tra me e Marco. E ne erano mortificati. Solo che non sapevano come rimediare. Soprattutto Tony.

Emma lo prese a braccetto e lo trascinò alla porta pronta per uscire. Borbottandogli qualcosa tra i denti, che non compresi. Prontamente li richiamai schiarendo la voce.

"Non è necessario. C'è ancora qualcosa per voi. L'abbiamo lasciata di proposito" mi rivolsi a loro cercando di riprendere il controllo, con un sorriso finto, appena accennato.

"Sei sicura, Elisabeth?" chiese Emma con indubbia apprensione, "Possiamo andare... davvero..."

Scossi la testa.

"E poi c'è la questione di dare un'occhiata in giro, ricordatelo Emma... Ce lo siamo ripromessi. Almeno un'ora fuori..." provò ad aiutarla di nuovo Tony con un sorriso raggiante. Lo sguardo minaccioso che gli lanciò lei non ebbe bisogno di ulteriori parole, "Come non detto" si scusò lui immediatamente alzando le mani in segno di resa, "Dico sempre qualcosa di sbagliato. Non è possibile..."

Evitai di soffermarmi sulla sua espressione avvilita.

"Sicura..." risposi ad Emma. Non riuscii a reggere il suo sguardo, perciò mi voltai verso la credenza a prendere le tazze.

Marco continuò a seguirmi con lo sguardo, impietrito, incapace di dialogare. Incrociai i suoi occhi un'altra volta concentrati su di me e mi venne la pelle d'oca su tutto il corpo.

Vivere... un'altra voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora