Chapter 13.

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Il vento soffiava tra i capelli di Laura, spostando alcune ciocche all'indietro, mentre altri ciuffi le finirono sul viso.
Si portò le ginocchia al petto e le cinse con le braccia, rannicchiandosi su se stessa. Probabilmente era una cosa che aveva fatto spesso. Cercava conforto in qualcuno e qualcuno era lei.
"Non è tutto." Aggiunse la ragazza, dopo qualche minuto di silenzio.
"Lo avevo intuito. Volevo solo lasciarti tempo." Risposi, appoggiando una mano sul suo braccio, con fare dolce.
Lei sorrise tristemente e sbuffò, come se la sua reazione l'avesse infastidita.
"Dopo due anni di litigi, mio padre tornò a casa e trovò un foglio sul tavolo della cucina. Mia mamma voleva il divorzio. Lui si disperò, ma non disse mai niente davanti a lei." Lei strinse le mani a pugno e immaginai che si fosse conficcata le unghie nei palmi, come per reprimere un attacco di rabbia.
"Li ho odiati entrambi. Hanno preferito rinunciare al loro amore, perché lottare era troppo difficile per loro. Non riuscivo neanche a guardarli in faccia. So che è sbagliato, lo so bene. Inizialmente mi sentivo in colpa per provare quelle cose verso i miei genitori... eppure... proprio perché erano i miei genitori, li avrei sempre voluti insieme."
Laura si passò una mano sul viso, per spostare i capelli, poi riprese: "Così si separarono. Mia sorella ed io venimmo affidate a mia madre. Lei comprò un piccolo appartamento poco lontano dal centro. Era così mediocre. Aveva pochissime finestre. Era segregato in un quartiere orribile. Mia sorella ed io condividevamo una stanza che a malapena andava bene per una sola persona. Avevamo un solo bagno. La cucina era nella stessa zona del salotto. Era invivibile. Non ci stavamo in tre ma era il massimo che mia madre potesse permettersi. Faceva dei turni esasperanti e non prendeva mai abbastanza. Mia sorella aveva finito il liceo ed era stata presa ad un college di recitazione. La tassa scolastica era molto costosa e lei non aveva una borsa di studio.
Mia madre chiese consiglio al giudice che si era preso in carica il divorzio dei miei. Le disse che avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa. Lei rinunciò a me."
"Cosa significa?" Domandai, provando compassione ed odio per sua madre. Non capii come fosse possibile, se provi uno non dovresti provare l'altro, in quel momento però ero troppo confuso.
"Non aveva abbastanza soldi per badare anche a me. Quindi mi tolsero a mia madre e mi affidarono a mio padre. Lui era nella stessa situazione di mia madre. Mi sentivo bloccata in un posto che non sentivo più mio."
Oh quanto ti capisco.
Capivo cosa significasse non sentirsi parte di un luogo, poiché non ci apparteneva più, solo per motivi diversi.
"Ero di nuovo nella mia vecchia casa, ma mi sentivo vuota. Mio padre ed io a malapena ci guardavamo in faccia. Studiavo, studiavo sempre. Avevo bisogno di voti alti per una borsa di studio per il college, non avrei rovinato mio padre." Mormorò, quasi con risentimento. Lei aveva fatto tanto per persone che non avevano fatto altro che ferirla.
"Quest'estate ho intenzione di trovarmi un lavoro. Voglio mettere da parte dei soldi ed andarmene da quel posto. Non riesco a passare per i corridoi di casa, perché risento ancora le urla dei miei genitori. Le litigate sono rimaste intrappolate fra le pareti e vorrei solo dimenticarle."
"Non posso dirti cosa devi o non devi fare, però sono qui per supportarti." Cercai di convincerla, perché immaginai quanto fosse combattuta con se stessa. Voleva andarsene da quel posto, perché non era una vera casa; lasciare tutto era altrettanto difficile.
"La donna con la quale ho litigato, è la nuova fidanzata di papà. Stanno insieme da tre anni e non la sopporto. Non è una cattiva persona, però... non è mia madre. Mentirei se ti dicessi che sono contenta che mio padre sia andato avanti. Lo so, sto sbagliando tutto. Ma ho creduto fino alla fine che lui e mia madre si sarebbero innamorati di nuovo, che saremmo tornati una famiglia felice. Lui poi ha incontrato Terry e si sono innamorati. Io non... non riesco..."
"Hey, non c'è un modo giusto o sbagliato in cui sentirsi. Sono le tue emozioni e puoi decidere come ti senti e non dovrebbe pesarti."
Lei chiuse gli occhi, probabilmente per trattenere delle lacrime. Non voleva cadere a pezzi, non voleva farsi vedere in preda al dolore. Un dolore che l'aveva divorata dentro per anni, portandole via la sua famiglia nel modo peggiore.
"È che... che..." Lei sospirò, sempre tenendo le palpebre basse. "...mi sento come se la mia famiglia fosse... se ne fosse andata."
Allora capii cosa lei intendesse. Considerava la sua famiglia morta, nel peggiore dei modi: erano tutti vivi, ma ognuno per la sua strada, escludendosi a vicenda dalla propria vita.

Another Chance || A Raura Fanfic.Where stories live. Discover now